La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 11 - gennaio 1996

Però l'alternativa secca "partito o movimento" non sarebbe di per sé in grado di dare alla creazione di Havel una seconda vita, una "vita dopo la morte". La sua idea non si limita in realtà al problema di stabilire quali siano le forme organizzative più idonee in democrazia ed è legata all'essenza più autentica della filosofia e delle posizioni pubbliche di Carta '77, a quella fede in alcuni eterni principi morali che secondo J an Patocka e lo stesso Havel devono essere difesi anche sotto tortura, anche quando in gioco è la vita stessa. Havel ha tutto il dirimo di sconfessare un termine non molto felice e dei ragionamenti politici vaghi che nel frattempo ritiene di aver superato. Però non può abbandonare il suo passato né i capisaldi della sua Weltanschaung, formatasi durante la profonda crisi morale della società totalitaria. Agli occhi di tutta la società Havel è stato -e resta un simbolo di resistenza morale a un regime onnipotente ma assolutamente immorale. Come è stato osservato da Brokl, Havel non rinnega l'idea del periodo successivo all'Ottobre '89, né ha in effetti cominciato a farsi portavoce della "politica-politica", perché un "politico che ha creato, che ha rappresentato e ancora rappresenta un simbolo, può improvvisamente rinunciare ad esso solo mettendo serissimamente a rischio la sua stessa sopravvivenza politica". Per quanto riguarda Havel, poi, la cosa rion sarebbe nefpure possibile: proprio come prima, Have continua a concepire la politica come una sorta di politica non politica m cui norme morali e norme giuridiche continuano ad essere indiscriminatamente confuse e intrecciate. Un elemento etico è presente in tutti gli atti più significativi di Havel; è questo a differenziarlo - volontariamente e no - da Klaus. Vladimir J ust ha evidenziato tre punti della recente polemica in cui queste differenze risaltano nel modo più chiaro. L'ideale del presidente Ceco è quello di un "mondo naturale" in cui l'uomo vive in armonia con la natura, e impara a conoscerne i misteri e a ridimensionare il suo orgoglio davanti a qualcosa che resta inconcepibile, assoluta e eterna. Il fumo di una ciminiera contro il cielo blu infastidisce la sensibilità estetica di uno scrittore che è diventato "verde" per coerenza con le convinzioni più intime della sua infanzia. Klaus invece è del tutto indifferente alle questioni ambientali e si affida ciecamente ai meccanismi ·automatici e impersonali del mercato. Il presidente valuta la politica estera in termini morali: nella crisi jugoslava rifiuta osni compromesso con l'aggressore e la tutela mternazionale dei confini, che considera una sorta di imJ?licito riconoscimento delle pulizia etnica; il pnmo,ministro privilegia un atteggiamento d1 neutralità e, mettendo a segno un provvisorio successo in politica estera, cerca di mantenere buoni rapporti con entrambe le e!:' ', i i i i i ; e parti, senza chiedersi mai chi in questa tragedia sia l'aggressore e chi la vittima. Havel e Klaus si trovano su due poli opposti anche per quanto riguarda la delicatissima questione suddetta. Appena eletto presidente, Havel reputò necessario scusarsi con i tedeschi espatriati per l'ingiustizia che gli era stata fatta. Fu una scelta rischiosa, e in quell'occasione il lessico politico di Havel non fu propriamente inappuntabile dal punto di vista del diritto internazionale. In ogni modo la magnanimità e l'originalità politiche di Havel non possono essere negate. Klaus si è basato invece su un semplice dato di fatto: dato che la maggioranza degli elettori approva l'espatrio, egli si è sempre astenuto da qualsiasi contatto con i rappresentanti degli espatriati. Come ci si sente a essere un simbolo? . Havel si lamentava in un suo articolo dei cliché dei giornalisti, e della loro tendenza a falsificare la storia. Forse la vita in un palazzo presidenziale non è poi così comoda per lui, autentico simbolo incarnato, fiero della sua integrità e del suo umanesimo, che non si espone mai senza un motivo preciso. I suoi concittadini , che incontrano spesso quest'uomo basso, ben pettinato, affrettarsi col suo particolarissimo modo di camminare dalla sua residenza lungo i cortili, che conoscono bene la sua mancanza di senso l?ratico nella vita quotidiana, che non dimenticano la sua vita di prima, quando era uno degli esponenti più in vista del mondo artistico praghese, sono probabilmente meno propensi a metterlo su un piedistallo. Incontrando Havel a Praga J?OCO prima della divisione della Cecoslovacchia ho percepito quanto fosse diventato difficile per lui sopportare il fardello di responsabilità dell' essere un "politico morale". Molti suoi concittadini hanno bene o male bisogno di questa misura etica, mentre questo simbolo vivente di fermezza morale trasformato in capo dello Stato è chiaramente un peso per tutti gli altri, per questa folla di conformisti. Per loro la moralità e i suoi valori sono solo una briglia che tiene a bada gli altri, una specie di garanzia addizionale contro possibili attentati alla loro proprietà privata. Per l'intellighenzia russa, Havel ha sempre rappresentato la personificazione di quello che D10 le ha sempre negato, l'esempio vivente di un intellettuale européo estremamente morale assurto "al trono", capace, tra le altre cose, di impedire la violenza e gli spargimenti di sangue. Così nel nostro paese gli intellettuali hanno già da tempo canonizzato politicamente il presidente Ceco senza però cercare mai di capire sino in fondo le sue convinzioni, la sua vita creativa e la filosofia di Carta 77. Farlo, oggi, sarebbe davvero molto utile. ♦ i e , ,, l'IANETATERRA

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