La Terra vista dalla Luna - anno II - n. 11 - gennaio 1996

PACE F GUERRA Per la costituzione di un corpo civile di pace dell'Onu e dell'Unione Europea Alexander Langer e Ernst Giilcher (traduzione di Monica Campardo) Luglio, 1995 Questo documento è un cosiddetto "non-documento" dei Verdi. Non rappresenta nessuna opinione ma è il risultato di uno scambio di idee nella preparazione della tavola rotonda sul Corpo di Pace Civile Europeo (Parlamento Europeo, 7 luglio 1995) tra Alexander Langer (rappresentante dei Verdi al Parlamento Europeo) e Ernst Giilcher (membro dei Verdi al Parlamento Europeo per la Pace, il Disarmo e i Diritti Umani e segretario del Gruppo Interparlamentare Europeo per la Pace, il Disarmo e la Sicurezza Globale Comune). ♦ Introduzione Le missioni di pace dell'Onu e il loro successo sono oggigiorno le sfide più importanti per le forze armate e i protagonisti della politica estera in Europa e nel mondo intero. Ma allo stesso tempo sarebbe necessario prendere in considerazione anche il potenziale ruolo dei civili nel prevenire o appianare i conflitti, ancora decisamente sottovalutato. I governi e gli organismi internazionali mandano i loro osservatori e diplomatici nelle aree colpite dai conflitti e le organizzazioni umanitarie e pacifiste non governative tentano, spesso in mezzo a tante difficoltà, di (ri)stabilire il dialogo, la tolleranza e la fiducia tra comunità sconvolte dalla tensione. Una volta bloccato il conflitto, cercano di promuovere il ripristino dei principi umani e materiali attraverso la sorveglianza degli accordi presi e dei servizi di riconciliazione. Negli ultimi anni il bagaglio di esperienza diretta è cresciuto notevolmente e anche la ricerca è progredita molto, spesso nonostante l'assenza di finanziamenti sufficienti. Facciamo riferimento, per esempio, agli attivisti del Corpo di Sorveglianza della Comunità Europea in Croazia o alle organizzazioni non governative come le forze di pace in Bosnia. Pensiamo sia giunto il momento di valutare i risultati ottenuti e promuoverli a un livello politico e pratico più alto. Il rapporto "Bourlanges/Martin", adottato dal Parlamento Europeo il 17 maggio 1995, in seduta plenaria a Strasburgo, ha ufficialmente riconosciuto questo ruolo civile affermando che "il primo passo verso un contributo alla prevenzione dei conflitti potrebbe essere l'istituzione di un Corpo di Pace Civile Europeo (comprendente gli obiettori di coscienza) che preveda l'addestramento d, osservatori, mediatori e specialisti nella risoluzione d1 conflitti". Ciò significa che per la prima volta il Parlamento Europeo ha riconosciuto che, per la credibilità della sicurezza nella futura Europa, è fondamentale un simile corpo di pace f er contrastare i conflitti e i ricorso alle armi. Questo è un passo importante perché il rapporto riflette la posizione ufficiale del Parlamento in vista della Conferenza Intergovernativa del 1996 per la revisione del Trattato di Maastricht (Trattato dell'Unione Europea e Conferenza Intergovernativa; Risoluzione sull'applicazione del Trattato nell'Unione Europea per la Realizzazione della Conferenza Intergovernativa del 1996 e lo sviluppo dell'Unione). Dato che le parole devono divenire fatti, dobbiamo cercare di tradurre questo concetto in termini più chiari e concreti. Il testo che segue vuole essere un contributo al dibattito in corso, ma prima di proseguire vogliamo chiarire che esso non è necessariamente incompati bi) e con eventuali altri aspetti delle r,olitiche di sicurezza e/o difesa. Perché un corpo di pace civile L'Europa e il mondo intero sono sconvolti da guerre e conflitti. La maggior parte di questi conflitti non avvengono a livello nazionale, ma all'interno di stati e regioni e sono dovuti a diversità etniche, repressioni di minoranze, tendenze nazionaliste, confini contesi. Spesso l'arrivo di rifugiati dalle aree interessate da guerre genera nuovi conflitti. Sono sempre più frequenti gli appelli alla comunità internaz10nale, in particolare alle Nazioni Unite, per l'invio di contingenti di _pacecontro l'insorgere di tensioni. Sebbene ormai la funzione delle missioni di pace militari sia ben definita, l'esperienza attuale non è del tutto positiva per molte ragioni che non verranno illustrate in questa sede. Tuttavia, ci si aspetta, o almeno si spera, che in futuro molte difficoltà potranno essere superate e che le missioni di pace diventeranno il "normale" obiettivo dei soldati armati sotto la guida della comunità internazionale. Tuttavia, i civili potrebbero riuscire laddove i militari falliscono, in particolare nel caso di conflitti "difficili", soprattutto se sono di carattere interno. Purché ci sia la possibilità di comunicazione, che può verificarsi persino nelle situazioni più violente, i civili sono in grado di stabilire dei contatti con gli altri civili f iù facilmente che i militarì. I codice della comunicazione tra civili è più informale, paritario e diretto rispetto a quanto è possibile con il personale militare. I civili incutono meno soggezione dei soldati e l'assenza di gerarchie tra loro li porta a una comprensione più profonda dei principi democratici. Anche se i civili sono più vulnerabili, comunque sono un obiettivo meno naturale per i soldati coinvolti nello scontro. Nelle situazioni di conflitto difficile tra o contro minoranze etniche o per motivi religiosi o nazionalistici, l'intervento civile ha più probabilità di successo laddove l'intervento militare risulta impossibile, perché i civili possono agire in silenzio, nell'ombra e con discrezione mente i soldati, soprattutto se indossano l'uniforme, generano sospetto. A livello regionale un corpo civile non costituisce una vera minaccia per l'or~oglio tradizionale e la sovrarntà dei comandanti militari locali, dei gerarchi e degli ambiziosi leader politici. Non verrà considerato rivale del potere locale.

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