casi diventano piccole bande criminali su base territoriale. Certo, questi sono giovani frustrati dalla vita in baraccopoli, che si alzano al mattino e non hanno nulla da fare, non sanno su cosa concentrare la propria energia. Un grande risultato del Tak, è che dopo l'esperienza di due anni nell'occuparsi dello smaltimento dei rifiuti a Korogocho, un gruppo di ~iovani è stato coinvolto in un J?rogetto di pulizia di un parco del centro di Nairobi. Hanno proprio ottenuto l'appalto dalla municipalità, ed è probabile che ne prenderanno molti altri. Sono partiti dal problema che non avevano attrezzi da lavoro e dalla domanda: dove prendiamo i soldi per comprarli? Originariamente sono stati aiutati dall'Unicef, che ha donato duecentocinquanta attrezzi da dividere tra i vari villaggi che formano Korogocho. Allora il problema è diventato: dove tenere gli attrezzi? Era perico~oso metterli tutti nello stesso posto e p01 farseli rubare magari da una banda armata come ce ne sono tante nel quartiere. Allora decisero di suddividere gli attrezzi per villaggio, e ciascun villaggio ha trovato qualcuno di fiducia cui affidare vuoi una pala, vuoi una carriola. Queste persone sono state le prime a essere mandate a lavorare in città, perché questa era la garanzia che l'attrezzo non sarebbe stato venduto o perso. In altre aree di Nairobi questi attrezzi sono scomparsi in fretta. Qui no: se tieni l'attrezzo troverai un lavoro. Questa metodologia continua a dare i suoi frutti. I volontari che si sono occupati a Korogocho di scavare i piccoli canali di scolo tra le baracche, ora prendono contratti per fare lo stesso· nei parchi cittadini. Si occuperanno perfino del fiume Nairobi che attraversa la città, e ne rinforzeranno e puliranno le sponde. Ora stanno cercando un camion: il J?roblema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti a Nairobi è così grande che c'è lavoro per tutti. Stanno trattando con l'Unicef per ottenere un camion, non in donazione, ma in affitto, ripasabile giorno dopo giorno. Tutto ciò è dare davvero una risposta al problema della povertà, rendere le persone coscienti e capaci di reagire le persone. Per quanto riguarda i giovani, sembra invece esserci in modo chiaro la volontà di cercare un'istruzione tecnica di qualche tipo, che li porti a imparare un mestiere. Al Tak abbiamo preso contatto co~ gli artigiani del qua_rtier~. Ci sono ad esemp10 un certo numero di sarti, ma sembra evidente che non sono abbastanza per fare tutto il lavoro necessario e tutto il lavoro che la gente del quartiere potrebbe loro richiedere. Questo anche perché le mac~~ine da cucire costano e non ce ne sono a sufficienza. Abbiamo allora concordato con questi artigiani dei periodi di apprendistato per i giovani. ♦ PIANETATERRA TRA HUTU E TUTSI. DIARIO DAL BURUNDI Nino Rocca Nino Rocca, palermitano, collabora a "Città per L'Uomo" e con Lacomunità di San Saverio all'Albergheria. ♦ 11/08/94: attraversando buona parte del Burundi vado a nord, al confine con la Tanza- . nia e il Ruanda. Il Burundi, come il Ruanda, è una delle p·iù piccole nazioni dell'Africa, ha un'estensione di appena 27.000 Kmq., poco più della Sicilia. Il clima mite e la vegetazione lussureggiante; il territorio collinoso ricco di laghi e di boschi, fanno del Bl:1r:un1i.e del Ruanda, che un tempo erano urnficati m una sola nazione, un paradiso terrestre che merita l'appellativo di "valle dalle mille colline". A Muyinka, paese di 30.000 abitanti A 2.000 metri di altezza, al confine con la Tanzania e il Ruanda, il panorama è incantevole. I tramonti e le albe sono o indimenticabili. I colori e la luce intensa, calda e selvaggia, la terra rossa e il verde dei ·boschi, rendono il paesaggio incantevole. Faccio conoscenza dell'équipe con la quale do dovrò lavorare: Sylva, Simona ed Enrico, il capo progetto, un professionista della cooperazione m Africa. Per tutti è a prima esperienza di lavoro in un campo profughi. Primo giorno di lavoro. Al mattino, con la vecchia ma efficiente Toyota di cui dispone l'inter-SOS, l'organizzazione italiana per la quale lavoriamo, ci rechiamo al campo profughi di Mugano, a trenta Km. da Muyinga. La strada è in f arte asfaltata e in parte in terra battuta. I campo ospita circa 26.000 profughi ruandesi, provenienti per lo più dalla provincia di Kibungo, non molto distante dal confine con il Burundi. La provincia di Kibungo comprende 11 comuni con un totale di 730.000 abitanti. Assieme a Kigali è stata oggetto di inenarrabili massacri, e ancora adesso è considerata una provincia ad alto rischio per i profughi che hanno l'ardire di rientrarvi. I profughi di Mugano sotto tutti hutu, l'etnia perdente che costituiva il 90% della popolazione, a ·fronte del 9% dei tutsi. Il campo si estende su un territorio di 9 Kmq., diviso i1 n 6 zone, ciascuna zona comprendente circa 20 quartieri, e ciascun quartier~ 40 blendé. I blendé sono capanne a forma d1 igloo, di paglia e ramoscelli, coperti da un telone di plastica offerto dall'Hcr, l'alto commissariato .l?eri rifugiati dell'Onu. In ogni blendé, 1~ cui misura standard è di 3 m. di lunghezza, 2 d1 larghezza e 2 di altezza, vivo da 6 a 8 persone. I campi profughi sono diretti dall'Hcr che affida la sest10ne dei vari settori alle Ong internazionali. Nel campo di Mugano la ~estione dell'ospedale da campo e la distribuz10ne dei
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