si è t~in Aprile del '94, ora siamo qui da due anni, affrontiamo il terzo e abbiamo duemila membri attivi su una area di trentacinquemila residenti. In che rapporti siete con la comunità cattolica di Padre Alex Zanotelli? Noi facciamo un lavoro di formazione. La differenza fra noi e loro è che le piccole comunità cristiane che loro hanno costruito attorno alla chiesa di St. John sono esclusivamente cattoliche, mentre la nostra organizzazione è dichiaratamente ecumenica, e i membri provengono da tutte le Chiese cristiane e le comunità musulmane del quartiere. Per questo noi abbiamo saputo svolgere una azione così importante di stimolo verso la costituzione dei Korogocho Peace Makers, organismo ecumenico che riunisce i leaders di tutte le comunità religiose del quartiere, cristiane e musulmane, cattoliche e protestanti, missionarie e africane, organismo che ha avuto la capacità di smorzare la conflittualità interetnica latente a Korogocho. Il Tak ha poi il merito di essere il primo caso di organizzazione basata sui residenti di Korogocho. Deve consentire ai suoi membri di poter aderire a qualunque Chiesa del quartiere. Deve agire sempre e solo su questioni che non hanno attinenza con la religione, ma importanti per tutto il quartiere. Questa era la . debolezza delle organizzazioni preesistenti, legate a una sola Chiesa e cresciute intorno a esigenze di tipo religioso. Bisogna ricordare comunque che noi abbiamo formato anche i leaders delle piccole comunità cattoliche, su richiesta di padre Alex. Ma quello -che facciamo con il Tak è una cosa completamente nuova. Noi abituiamo la gente a pochi e basilari principi di auto organizzazione democratica, che è un grande risultato della nostra metodologia: i Kenyani hanno ben poca familiarità con la democrazia. Immagino la difficoltà di lavorare con persone che sono in gran parte individui soli, venuti dalla campagna in un ambiente per loro nuovo, senza relazioni con chi già lo abita. Hai centrato il problema. Il nostro è veramente un lavoro sul cervello della gente. Noi dobbiamo sempre ricordarci che eroprio perché qui è peculiare il quadro socio-culturale, così lo è quello mentale. E il nostro obbiettivo è quello di trasmettere le nostre capacità e conoscenze, la nostra metodologia, a uno staff kenyano. La peculiarità sta nel fatto che anche se la gente vive nella baraccopoli da anni, oppure ci è nata, persiste la concezione rurale della casa: casa mia è fuori, al villaggio, la baraccopoli è una situazione temporanea, dovuta alla necessità di trovare un lavoro. In molti altri paesi, la stessa baracca dove la gente vive dà un senso di completezza, ci sono sempre anPIANFT~ che una stanza comune e una cucina, oltre alle stanze da letto. A Korogocho in particolare c'è solo la stanza dove si dorme, c'è un'impressione di precarietà. Ma anche se qui ci sono persone che risiedono in modo temporaneo, è se!Ilpr~ viva la x:iecessitàdi godere dei servizi mm1m1necessari. Ho però notato che oramai la maggior parte dei giovani sotto i venti anni sono nati in baraccopoli. Sì, è vero, per i più giovani c'è un vero cutoff con l'ambiente rurale. Ma questo porta anche un cut-off con la famiglia di erovenienza, e la precarietà dei nuclei famigliari in baraccopoli lascia tutti questi adolescenti completamente soli. In certi casi restano si fin da bambini. Questo è il pericolo, il problema dei prossimi dieci o quindici anni. Peraltro, una delle ragioni per la quale altri ragazzi vengono a Nairobi è anche la pratica della poligamia. E data la crescita della popolazione, la divisione della terra tra gli eredi la spezzetta al punto che non è abbastanza per sopravvivere. E data l'assenza di leggi che re~olino l'istituto famigliare, molti, svantaggiati in termini ereditari, vengono a Nairobi. Abbiamo un sacco di madri single e ragazzi abbandonati. Quali figure sociali sono più attive nel Tak, coloro che vivono in una famiglia, o i single. ? Le ragazze sole, spesso madri in giovane età, hanno sempre idee molto creative. Quelle fra i diciotto e i venticinque anni, diciamo. Hanno una concezione nuova della vita in città. Tradizionalmente le donne non hann0 molto potere, l'ineguaglianza tra uomini e donne è molto alta. E allora ci vuole tempo perché le donne imparino a prendere le decisioni riguardo alla propria situazione, perché non ne sono abituate. Sono attituèlini culturali che vanno analizzate e studiate. Per le giovani donne la rottura con la tradizione è un fatto doloroso e necessario, ma bisogna stare attenti che questo non porti a una loro rottura interna, che non le privi totalmente del proprio retroterra culturale. Cosa resta della tradizione culturale africana, quando viene trasferita nelle baraccopoli? A giudicare dalla 9.uantità di chiese e comunità religiose che c1 sono, e dalla velocità con cui si riproducono (per lo più entro il solco della cristianità, ma conservando aspetti peculiari della religione tradizionale afncana) io posso dire che la baraccopoli beneficia della forte spiritualità tradizionale, cosa che io trovo positiva. Perché aiuta a ricordare come si possa vivere assieme, e a condividere valori di comunità messi in pratica. A credere nella convivenza pacifica, infatti i leaders religiosi sono i eiù credibili quando ne parlano. Per questo 1 Korogocho Peace Makers hanno un ruolo così importante nel sedare i conflitti interetnici. È più facile parlare di relazioni pacifiche di vicinato, o di cura dei bambini, in un contesto di valori religiosi condivisi. In questo campo le Chiese locali, le cosiddette Chiese indipendenti africane, sono molto più credibili di guanto non lo possa essere qualunque istituzione governativa. Sono i migliori, possono farlo meglio di qualsiasi Ong. So che molte delle Chiese cosiddette moderne, missionarie, non comprendono e non apprezzano il valore di queste Chiese locali.
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