La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

è a lungo contraddistinto per una carenza di partecipazione politica e associativa e per livelli di azione collettiva particolarmente bassi se comparati à quelli del Nord (Catanzaro 1983). Un dato, questo, da collegare con ogni probabilità alla minore forza con cui hanno agito nel Sud i processi di mobilitazione e di identificazione collettiva nella fase cruciale della strutturazione della politica di massa, ostacolando il formarsi di forti solidarietà allargate. Ciò detto resta da chiedersi fino a che punto tale quadro, che in passato ha descritto adeguatamente la realtà meridionale, non risulti oggi fuorviante. In particolare, l'interrogativo che ci poniamo è se nel Mezzogiorno questo deficit di "mobilitazione sociale" tenda a riprodursi inalterato anche per quanto concerne le ·nuove forme di partecipazione collettiva, spe~ cie a fronte della crisi che ha investito le maggiori agenzie di mobilitazione di massa. I risultati di una recente ricerca sulle associazioni culturali del Mezzogiorno, sembrano gettare più di un dubbio su tale eventualità 4 • L'indagine svolta tra il 1992 e il.1994 ha consentito un'analisi approfondita di questi gruppi e delle loro attività, nonché la realizzazione di un censimento sis.tematico e ragionato delle associ;i.zioni presenti nel meridione. Ne emerge un quadro per molti versi sorprendente, che contrasta con l'immagine opaca e statica con cui si tende a qualificare usualmente il fenomeno associativo nel Sud. Il censimento, infatti, rileva la presenza di ben seimilaquattrocento associazioni culturali, tre ogni diecimila abitanti. Un dato superiore a quello che altre indagini attribuiscono al Nord. I contenuti attorno ai quali si concentrano gli interessi della gran parte delle associazioni sono due: le iniziative in ambito artistico, cinematografico e di cultura varia, e le attività culturali con finalità prevalentemente ricreative. Hanno poi incidenza analoga due tipi di associazioni che fanno riferimento al medesimo oggetto di riferimento - il territorio - da differenti punti di osservazione: quelle volte al recupero e alla valorizzazione dell'identità e delle tradizioni locali e quelle indirizzate verso la tutela dei beni e delle risorse ambientali. Percentuali J?iù ridotte, invece, si hanno in settori dì attività che rappresentano interessi più specifici e che sottendono usualmente ,prerequisiti di conoscenze e competenze piuttosto selettivi: "studi storici sociali ed economici"; "cultura e formazione politica"; "promozione e diffusione della cultura tecnico-scientifica"; infine una categoria residuale in cui prevalgono le organizzazioni di immigrati. Accanto all'entità del fenomeno, ciò che colpisce è il suo carattere "diffusivo": più della metà dei gruppi risiede nei comuni non capoluogo, segno di una notevole dispersione sul terntorio e, parallelamente, di vitalità della periferia. Questo non significa tuttavia che la diffusione regionale delle associazioni sia uniforme. Tre regioni da sole esprimono più del 60% delle associazioni censite: la Sicilia (con il 31% del totale), fa Sardegna e la Campania (che raggiungono entrambe una quota pari al 16% ). Questi valori, tuttavia, non tengono conto della diversa consistenza demografica delle regioni. Per una valutazione più accurata di questi fenomeni si deve perciò risalire dai valori assoluti a un indicatore della "densità associativa", rapportando il numero delle associazioni a quello della popolazione. Emerge allora con maggiore chiarezza la diversa "vocazione" regionale alla partecipazione associativa nel settore culturale. I valori più elevati, in questo caso, si riscontrano in Sardeg·na, 'tAbruzzo, Basilicata e Sicilia, che si collocano t1!tte al disopra del valore medio del Mezzogiorno. L'aspetto di gran lunga più impressionante, però, è costituito dal dinamismo del fenomeno. Quasi i due terzi delle associazioni sono nate dopo il 1980 (in particolare i gruppi che si occupano di tutela ambieptale). Un dato che sottolinea come il tessuto associativo nel Mezzogiorno abbia registrato un processo di rinnovamento molto profondo, più ampio di quello sperimentato in altre realtà del Nord. Ciò rafforza l'idea che nel periodo più recente abbia avuto luogo una grande espansione di quest~ esperienze che, tuttavia, si sono innestate su un retroterra più instabile e in un ambiente più difficile rispetto a quello presente in altre zone del paese. Si evidenzia così la faccia ambivalente della crescita associativa di questi ultimi anni, che se da un lato testimo'nia una effervescenza carica di segnali positivi, dall'altro mette in luce anche la maggiore fragilità di questo fenomeno, nel senso del minore "radicamento storico" e della maggiore precarietà dell'associazionismo al Sud una volta confrontato con le. esperienze più consolidate del Nord. Ciononostante, quello a cui si deve prestare la dovuta attenzione sono i segnali di novità •provenienti da questi dati, che indicano una linea di tendenza che va in direzione del raffor- . zamento e dell'autonomizzazione della società civile meridionale. Si tratta di processi che possiedono una matrice sociale ben identificabiles. Innanzitutto, tra gli iscritti si nota un elevato numero di giovani: oltre i tre quarti hanno meno di quarant'anni. La presenza femminile, per quanto più contenuta rispetto a quella maschile, risulta più o meno in linea con quella rilevata da al~ tre ricerche su scala nazionale e tende a riequilibrarsi nelle associazioni nate recentemente, all'interno delle quali è più consistente la componente giovanile. Nelle associazioni, tuttavia, l'accesso ai ruoli di maggiore responsabilità risulta ancora una prerogativa tipicamente maschile. Accanto al profilo giovanile emerge anche una particolare provenienza sociale delle persone coinvolte in queste esperienze. È noto che le associazioni culturali costituiscono delle istanze di aggregazione per gruppi sociali che presentano un profilo socio-culturale piuttosto qualificato. Le associazioni del Mezzogiorno non fanno eccezione. Vi si riscontrano livelli di istruzione molto elevati e una rilevante diffusione di alcune categorie sociali specifiche: in particolare studenti e soggetti appartenenti ai ceti medi e superiori. Quasi la totalità dei dirigenti e i tre quarti dei soci possiedono un diploma di scuola superiore o una laurea. Circa un terzo degli iscritti sono studenti. Già da questi pochi dati emerge chiaramente il ruolo essenziale che la diffusione e l'allungamento dei percorsi formativi esercitano su questo aumento dei potenziali di partecipazione culturale. Se poi consideriamo esclusivamente i soggetti in condizione professionale, quel che balza agli occhi, accanto alla massiccia presenza degli strati impiegatizi, è l'elevata sovrara_ppresentazione dei ceti superiori: imprenditor.1, dirigenti e li-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==