La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

arrivano al potere, quella vicenda esemplificata dalla straordinaria parabola di Vaclav Havel, l'intellettuale dissidente presidente delle Repubblica ceca, o quella della ex Germania Est, al di là degli approdi ancora incerti, sono state -esperienze straordinarie. In esse le forme della disobbedienza civile, della mobilitazione. pacifica e solidale dal basso, della nonviolenza rigorosa, in alcuni casi fino alle estreme conseguenze, sono state decisive, hanno trionfato nell'imporre una transizione praticamente senza vittime. Un prestigioso storico americano, Robert Darnton, è stato casualmente testimone di queste straordinarie mobilitazioni in · Germania Est nel 1989 e ce ne ha lasciato una testimonianza molto viva in un suo libro intitolato Diario berlinese 1989-90 (in Italia lo ha tradotto Einaudi), che può aiutarci a superare questa svalutazione di un esempio straordinario di impegno, di partecipazione, di mobilitazione democratica, .dal basso e vincente; e della forma di lotta pacifica, nonviolenta, di massa che ha adottato: "Ogni lunedì pomeriggio alle cinque, la gente di Lipsia si riunisce in quattro chiese della città vecchia. I pastori parlano di Lipsia e della Città di Dio. Dei laici li guidano nella recita di una lunga litania il cui testo è un inconsueto miscuglio di estratti dalla Bibbia e dai vari quotidiani. I fedeli si prendono per mano e intonano i vecchi inni luterani. Quindi, si riversano nelle buie strade affollate, impugnando candele e stendardi, formando un corteo che si gonfia sempre più a mano a mano che sfila lungo le strade, fino a fermarsi dinanzi alle scale çlell'Opera, per ascoltare dei discorsi. Infine, marcia attraverso i viali che circondano il centro della città, un vero e proprio fiume umano che scorre placido intorno al cuore della vecchia città medievale. Si tratta di un rituale estremamente curioso, privo di leader, di una qualsiasi organizzazione, di un programma. I cittadini di Lipsia si limitano a pregare e a riprendere possesso della propria città riversandosi per un ora nelle sue strade. Un rituale che tuttavia ha scosso fin nelle fondamenta l'intera Germania Orientale. Da dodici settimane ormai i 'manifestanti' del lunedì tengono il governo sotto pressione, imitati da un intero paese, quasi che la protesta possa essere misurata facendo il conto dei dimostranti e che ciascuno di essi rappresenti un voto contro il Partito comunista. Il 2 ottobre erano in 15.000; il 9 otttobre in 50.000; il 16 ottobre in 150.000; il 23 ottobre 200.000; il 6 novembre 500.000, quasi l'intera città. Il lorp numero è un .po' diminuito da quando il regime ha ceduto alle richieste del popolo e gli abitanti di Lipsia hanno iniziato a dar vita a tutta una serie di partiti politici in previsione delle elezioni di maggio del 1990. Ma la 'manifestazione' del 18 dicembre, l'ultima dell'anno, ha contato 150.000 persone. Una lunga catena umana sfilante lungo il perimetro della città vecchia; gente comune, di ogni estrazione sociale: madri che SJ?ingono le carrozzine, padri con i bambini sulle spalle. Parlaµo pochisimo, camminano piano con una candela tra le mani: il loro pronunciamento è tutto qui". Tutto.questo mentre naturalmente Honecker era ancora al potere e la Stasi era più volte intervenuta, a Lipsia e altrove, arrestando dissidenti, picchiando i manifestanti e minaccianpo i pastori. Cosicché soprattutto prima del corteo del 9 ottobre "tutta la città era convinta che scoccata l'ora· delle preghiere vespertine sarebbe scoppiata la guerra civile. Ma allorché la gente aveva preso a sfilare fuori dalle chiese, per strada non si vide neanche un uomo della Stasi". "Retrospettivamente -conclude Darnton- la decisione di richiamare la polizia appare il più importante punto di svolta della rivoluzione tedesco-orientale, il mom~~to in ~ui il popolo_ ~a te~~to testa alle autonta costringendole a nt1rars1 . Ambiguità dell' 89 Gli eventi dell'89 sono pieni di storie e di · episodi del genere ma anche di esempi ed esiti opposti. Que.sta loro ambiguità e indecifrabilità pesa oggi sul pacifismo, la nonviolenza e i valori loro collegati. Intanto questi esempi positivi non vanno enfatizzati; altri studiosi come Habermas ne hanno messo in luce il carattere quasi casuale -e in particolare, per quanto riguarda la Germania Est fu decisiva una complessa congiuntura internazionale con l'apertura della frontiera ungherese che permise di mettere in atto uno dei più vistosi processi di esodo di massa, anzi di rivoluzione attraverso un esodo, per citare le categorie con cui Michael Walzer interpreta fenomeni del genere. Possiamo anche aggiungere che in qualchecaso le forme di lotta nonviolenta e di disobbedienza civile sono stati agevolate da una situazione specifica, che ai nostri occhi appare arretrata. Ricordo una forma di lotta esemplare messa in atto nella Polonia dei primi anni Ottanta, quella dello stato d'emergenza, della repressione di Solidarnosc, della censura più ferrea. In alcune città polacche la gente scendeva ostentatamente in strada a passeggiare all'ora in cui la Tv mandava in onda il telegiornale: l'ora in cui le strade erano tradizionalmente deserte le vedeva invece affollarsi di gente. Esempio mirabile di disobbedienza civile e di lotta alla menzogna, di affermazione cioè di quel valore, la non menzogna, che come è noto Aldo Capitini vedeva come componente irrinunciabile della cultura del nbnviolenza. E però anche segno di una situazione peculiare: una Tv, un telegiornale a un'ora precisa. Se noi oggi n Italia dovessimo metterci a passeggiare ogni volta che va in onda un telegiornale, staremmo sempre per str_ada-alla 19, alle 19.30, alle 19.45, poi alle 20, ora anche alle 20.30, magari una pausa fino alle 22, ma insomma a casa rion ci andremmo mai ... Ma al di là delle battute, questo può essere forse il simbolo di situazioni diverse, della difficoltà a praticare forme di lotta esemplari ma anche in qualche modo elementari in situazioni più complesse, più avanzate, più differenziate. Accanto a questo c'è la contraddizione fondamentale dell'89, che ha comportato le transizioni nonviolente in Polonia, in Cecoslovacchia, in Germania orientale, in Ungheria, quella cupa, oscura, enigmatica e in parte sanguinosa in Romania, ma anche la mancata transizione in Cina, col massacro in Piazza Tienanmen dei manifestanti che praticavano una delle forme di lotta nonviolenta per noi più ovvie e in Cina però inedita, ossia lo sciopero della fame; sulla spinta dell'89 abbiamo conosciuto il pressoché pacifico processo di indipendenza dei tre paesi baltici (Lituania, Lettonia, Estonia) e quello. tragico nella ex Jugoslavia. Anche in questi casi, in cui si affacciano alcune caratteristiche tipiche e decisive dei nuovi conflitti, e cioè il fatto di

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