La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

ARTE E PARTE Giovani in U.s.a. · Società e_immaginario Emiliano Morreale C'è più che il sospetto che il condiscendente e pater.: no interesse di giornali e TV .intorno alle culture giovanili sia anzitl.}tto funzionale ad una ridefinizione del targei da parte dell'industria culturale. Conoscere i giovani è anzitutto conoscere una fascia di consumatori, specie di consumatori di (prodotti dei) mass-media. Nella piccola alluvione di titoli brutti e inutili sulle generazioni X o simili, che ha invaso il mercato negli ultimi mesi, c'è comunque qualche operazione più seria, non boncompagnesca, qualche titolo che è utile leggere per orientarsi nel mondo delle culture giovanili. Gli sprecati. I turbamenti della nuova gioventù di Stefano Pistolini (Feltrinelli, 1995, L.24.000) è per esempio un lavoro piuttosto ampio ed accurato. La cosa più interessante è che Pistolini, con lo scopo non tanto occulto di capire meglio i ventenni italiani, è andato alla fonte del loro immaginario e della loro cultura: in America. Partendo dal corretto presupposto della internazionalizzazione delle culture giovanili, l'autore ha cercato di vedere i giovani consumatori nel luogo di immediata vicinanza al centro di irradiazione, e i giovani produttori alle ·prese con un meccanismo di coptazione e di usura delle loro personalità particolarmente efficace. Va detto che l'approccio di Pistolini cerca di coniugare l'indagine del sociale con quella dell'immaginario; ma in _definitiva è piuttosto su quest'ultima che si concentra. Manca insomma l'inchiesta diretta, sul campo: c'è solo una chiacchierata, simpatica ma un po' goffa, cori una ragazza dell'Ohio incontrata a r,iazza,di Spagna. Per il resto 11 materiale è tutto di seconda mano (statistiche; libri e articoli, programmi TV): poco conosciuto, certo, rielaborato e sistemato, ma senza quello scatto che forse gli sarebbe venuto da un co?tatt? più diretto con la:realta sociale. Il libro di Pistolini, ripetiamo, è una guida utile e speso arricchita di osservazioni acute; ina qui ci interessano alcuni aspetti generali. del suo approccio (più che la sua ricostr~zione di u!la giov:entù americana, su cui non siamo in grado di dire granché). Intanto sorprende vedere come nella analisi della società americana si sia passati col tempo da un ·atteggiamento troppo esterno, con l'applicaz10ne agli Usa di criteri "europei" che impedivano una reale conoscenza dei conflitti, ad uno che vorremmo dire troppo "internò", interamente dentro alle logiche culturali di quella società. In suesto caso il risultato è che il libro non ha né la forza dello "sguardo dello straniero", di un approccio metodologicamente ingenuo e dunque demistificante; né lo slancio e la voglia di intervento di chi sente sulla propria pelle i conflitti e i malesseri della società di cui parla. Se si confronta questo libro con i classici della sociologia radical , cui mi pare esso si ispiri (da Wright Mills a Goodman), o anche con certi esempi d'oggi (per esempio il bellissimo libro di Georg Lipsitz sulla cultura popolare americana e la memoria, Time Passage, inedito in Italia) vi si avvertirà un occhio più vigile e critico, una ben maggiore inquietudine nel guardare ai meccanismi e alle prospettive della società è della cultura di massa.. Il fatto è (e veniamo al secondo punto importante) che la prospettiva de Gli sprecati rimane quella del consumatore di immagini e suoni, e al massimo mostra come questo consumatore di immagini e suoni possa diventare produttore, come la distinz10ne tra le due figure sia labile nel consumo "creativo" o personalizzato. La sovraesposizione fin da bambini agli stimoli dei mass-media finisce con il creare degli anticorpi: "Esposto fin dalla nascita alle più sofisticate tecniche di comunicazione e commercializzazione (...), è stato oggetto di ogni possibile schema di condizionamento ma, al temeo stesso, ha acquisito raffinatissimi strumenti di destrutturazione dei messaggi, evolvendosi fino a trasformarsi nel più sofisticato consumatore con cui il mercato abbia mai dovuto confrontarsi, sottile cacciatore di eiacere tra le pieghe più intime del commercio( ...). Almeno in questo campo, dunque, la resa è apparente: la nuova tribù giovanile ha adattato le risorse della propria intelligenza alla gestione di questo complesso rapporto e ora non ha rivali nel riconoscere e mascherare seduzioni e inganni del consumismo" (pag. 34). Ma questa fede, già di per se discutibile, nelle virtù omeopatiche del consumo, ci pare l'origine di quella debolezza di tono di cui di diceva prima, per cui la ricostruzione di fragili identità personali e collettive risulta legata a una feticizzazione dei prodotti artistici e spettacolari, e dunque inscindibile da una iperdipendenza nei loro confronti. Pistolini non può essere cattivo con l'industria culturale perché pur tra mille contraddizioni attraverso di essa egli definisce i giovani e ritiene (non a torto) che i giovani si autorappresentino. Un'ultima cosa si osserva con disappunto leggendo questo libro: l'enorme divario tra la vitalità, a varietà, le contraddi.zioni che· nonostante tutto la società e la cultura americana esprimono anche nelle. ultime generazioni, e la pochezza e lo squallore delle culture giovanili italiane. Dopo la sua analisi della gioventù americana, Pistolini tenta (in maniera in varietà un po' arronzata ed effettistica) una panoramica-flash sulla gioventù delle grandi città mondiali, dalla Francia all'Inghilterra al Giappone: a parte i risultati, l'idea di vedere sul campo l'omogeneizzazione

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