La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

papà di Slaifari con il figlio più ~iccolo Eghelwais (2 anni e mezzo) e il papà di Janette con la piccola (2 anni). Notiamo che l'interesse per la storia è molto limitato. L'attenzione dura per i primi cinque minuti. Gli adulti sono di disturbo in quanto se ne vanno prima della fine della stona, portando via i piccoli . ...Tra Milo e Mailo (5 anni) è sorta una lite violenta. Interveniamo per dividerli ma Milo riesce ugualmente a dare un forte calcio a Mailo. Sainali (7 anni) vorrebbe intervenire in difesa del fratello Mailo. Lo fermiamo e allora lui prende il fratello per mano e si avvia alla porta. Fatichiamo a far capire che il punto di riferimento in questi casi dovremmo essere noi insegnanti, non i fratelli o i genitori ... Dal diario quotidiano del 18.10.1993 ...Entra con atteggiamento piuttosto invadente un ragazzo zingaro che non conosciamo, fa delle cose strane (apre gli armadi e i cassetti, abbassa le persiane, spegne la luce, vorrebbe mangiare la pasta pane, chiede di portare via gli oggetti) e alla fine esce con Fraida (12 anni). ...Ci fa visita un nostro "vicino di scuola", Kimlo, con il suo figlioletto (2 anni) per mostrarci due topolini ballerini persiani nascosti in un panino. Tutti siamo molto interessati ... Dal diario quotidiano del 19.10.1993 ...Durante tutta la mattinata Sainali (che non ha voluto andare alla scuola di Madonna Bianca) tenta più volte di entrare e fermarsi in aula. Noi gli diciamo che dovrebbe sforzarsi a frequentare anche solo per poche ore la scuola elementare ... ...Michelle (6 anni a dicembre) rimane con noi tutta la mattinata, anche se i loro genitori non hanno ancora preso la decisione definitiva sulla scuola da fresuentare ... ...La mamma d1 Slaifari entra e si ferma con noi parecchio tempo. Poi, senza chiedere, lava i capelli al bambino più piccolo ... Un grosso problema è la lingua. Noi parliamo italiano, loro sinto. I primi tempi era curioso come i bambini "annuivano" ai nostri discorsi guardandoci in modo meravigliato per poi fare tutto all'incontrario. Non ci capivano. Per aiutarli, esprimevano ogni azione, anche la più banale, con le parole. Spesso ci parlavano in sinto. Un genitore, sentendo che suo figlio ci parlava nella loro lingua, ridendo fece questa affermazione: - "Maestra, ti ha confusa con una zingara!". Infatti i bambini, specie i più piccoli, non mettevano a fuoco questa differenza e avevano con noi un atteggiamento più spontaneo. In aula si era concordato di parlare italiano, sia per accelerare il processo di apprendimento della lingua e poter dialogare, che per evitar<: di essere oggetto della loro derisione. Il cambiamento del nostro ruolo da "maestra" a "gag'ia" era immediato nei bambini quando succedeva qualcosa all'interno del campo (un arresto, una multa, un litigio o la visita dei carabinieri, ecc.) e si manifestava con reazioni del tipo: rifiuto in alcuni casi della scuola, ~rovocazioni nei nostri confronti da parte dei bambini, allontanamento dei figli da parte dei genitori, ecc. All'inizio non capivamo il motivo di questi atteggiamenti ma la riflessione e l'allenamento ci portavano a deduzioni che poi si rivelavano vere. Certi fatti si chiarivano anche dopo una settimana. I tempi di attesa non esistono nei bambini perché anche negli adulti sono un problema. Tanto per fare un esempio: abbiamo invitato i genit?ri a ve~e~e le diapositive sull'att_ivi~à svolta dai loro figh a scuola. Un banale mcidente (la rottura della lampadina del proiettore) ha fatto slittare di dieci minuti l'inizio della proiezione. Immediatamente, alcuni papà e alcune mamme, spazientiti, si sono allontanati con le loro macchine, fuori dal campo e non sono più tornati in aula. Dapprincipio, l'unico momento in cui si riusciva a raggruppare i bambini e a scambiarsi alcune frasi era la merenda di mezza mattina. Questa attività è sempre rimasta un punto fermo, molto atteso dai bambini nella scansione della giornata scolastica. Oltre a dare la possibilità di ascoltare e ascoltarsi a vicenda, era un'occasione di visita per i genitori, adulti in genere, ragazzi e bambini piccoli, ecc. Contemporaneamente aiutava i bambini a capire lo scorrere del tempo e l'esistenza oltre che del presente, anche del "dopo" . Dal diario ~uotidiano del 26.10.1993 ...Alle dieci chiamiamo Emily per festeggiarlo: oggi compie 5 anni. La sua mamma ci dice che dorme ancora. Prepariamo il the e tutti insieme, cantando la canzone degli auguri, portiamo alla sua "campina" la torta, la coroncina con le cinque piume e lo invitiamo a scuola. Emily appare solo un attimo armato con una pistola g10cattolo. Ci spara un colpo, spaventandoci. Ritorniamo in aula: Nicolas e la mamma vengono con noi mentre Emily ci rasgiunge con il papà. Al momento dell'assagg10 della torta siamo in 21. Emily mangia la torta, sembra contento. Gli cantiamo di nuovo la canzone degli auguri e poi Emily esce con Alex ... Dopo il primo periodo di novità conseguente all'apertura della scuola al Campo, non era raro che gli adulti si meravigliassero di vederci arrivare ogni mattina, puntuali. Specialmente dopo le vacanze di Natale alcuni genitori ci domandavano: "Ma come, ancora scuola?". Non riuscivano a capire che quella era una scuola a tutti gli effetti e noi delle maestre regolarmente stipendiate e non delle volontarie come spesso erano abituati a vedere. Il volontariato che loro conoscevano offriva un servizio limitato alla disponibilità delle persone. Dopo questi due anni di immersione nella cultura zingara sento il bisogno di fare una pausa, di riprendere fiato, di ritornare nella mia quotidianità per ricaricarmi di quelle energie che si sono esaurite e che invece sono necessarie per svolgere un intervento educativo profondo e duraturo in tale realtà. Per ottenere questo risultato, mi rendo conto che occorreranno molti anni e la disponibilità di molte insegnanti sensibili e aperte a tali problematiche. Spero comunque di mantenere un collegamento con il Campo e che soprattutto la Scuola continui, perché sono convinta che solo attraverso una scolarizzazione "mirata e su misura" si potranno iniziare quei cambiamenti auspicabili per poter far convivere due culture così diverse. ♦

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==