La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

contadini e metropolitani delle culture e delle lingue che vivono nei diversi continenti arrivano nelle nostre città. La questione di civiltà che si pone, allora, non sta solo nella fondamentale lotta perché si salvaguardino i loro diritti (tra cui il diritto all'istruzione), ma piuttosto nella capacità di crear~ gli spazi perché nelle nostre città riescano a "ritrovare realtà i vari modi di essere uomini sulla terra". Nelle narrazioni orali tradizionali, presenti in tutte le culture, bambini, animali ed eroi cercano sempre, disperatamente, di intrecciare le loro memorie al destino incerto che li attende. Cercano una strada, un senso, una possibilità per la loro vita. Per questo le fiabe, i miti contengono potenzalità conoscitive straordinarie. Costituiscono infatti un ricchissimo catalogo di destini e, al tempo stesso, un molteplice elenco delle più diverse iniziazioni alla vita. A un bambino cinese recentemente giunto in Italia è stato chiesto di cosa volesse parlare, durante l'esame di quinta elementare. "Dell'occhio", ha risposto sorridendo. Credo che anche noi dovremmo deciderci a parlare degli occhi. Degli occhi diversi e dei diversi modi di guardare. Delle memorie diverse che a scuola dovremmo imparare ad ascoltare. Per questo sono convinto che uno spazio assai ampio da dedicare al narrarsi storie e momenti di vita sia fondamentale perché possa esserci vero incontro tra chi viene da mondi lontani, tra chi· crede in dèi differenti, tra chi costruisce e struttura secondo ricordi e simboli diversi le proprie relazioni con il mondo. Elsa Morante dedicò il suo romanzo "La Storia" a el analfabeto a quien escribo. Penso . sarebbe importante che oggi le nostre scuole si riempissero di libri scritti da analfabeti. Cioè di narrazioni, storie e testimonianze raccolte dallo straordinario patrimonio orale dei mondi contadini di tutti i sud del mondo. Questo patrimonio dell'umanità infatti, come altre ricchezze naturali e culturali millenarie, rischia l'estinzione. Un'utopia per confi:ontarci con Babele. La scuola è sorta e si è alimentata nel mito fondante della costruzione di una lingua comune, una lingua forte, scritta, capace di im- ,porsi su tutte le altre. C'è un'utopia, riguardo alle lingue, con cui mi piacerebbe ci confrontassimo: l'utopia di un mondo in cui ciascuno pensa e parla nella sua lingua materna ed è capito dagli altri per quello che dice, perché tutti hanno imparato non a parlare, ma ad ascoltare e intendere tutte le lingue del mondo. So bene che ciò è impossibile, e mi è capitato di osservare in Guatemala che, mentre i figli dei contadini analfabeti, nelle scuole di montagna, faticano a imparare lo spagnolo, i ladinos, in città, già parlano l'inglese, che imparano dalle televisioni degli Stati Uniti. Imparare le lingue è sicuramente un ottimo esercizio per incontrare e pensare le diversità. Ciò che sogno è la possibilità che non si imparino solo le lm~e di coloro che sono più ricchi. Un vecch10 maestro, che presiede una casa della cultura in Ixil, sostiene con lucidità che presto molti costumi indigeni si perderanno anche tra le montagne che hanno isolato e protetto la cultura Maya per secoli. "Solo la lingua allora ci rimarrà, se sapremo conservarla. Ma per salvarla è necessario adoperarsi per garantire ai nostri figli la possibilità di un bilinguismo perfetto: Io spagnolo per la comunicazione l'Ixil per intenderci tra noi e per sognare." Anche noi, nella scuola, potremmo fare la nostra parte. Seppure imeegnati a insegnare l'italiano ai bambmi stranieri, potremmo im parare a "perdere tempo" scoprendo quali se greti e meravi$lie nascondono le parole intra ducibili delle lmgue africane e quali significat sono capaci di evocare le grandi lettere che molti bambini cinesi sanno pitturare. Qualche suggerimento dei bambini sull'immedesimazione Una mattina, mentre covavo questi pensie ri, discutendo in classe con i bambini della quarta elementare in cui insegno, Luca ha introdotto casualmente nel discorso comune la parola immedesimarsi. Luca è un bambino d nove anni, abitualmente schivo, e questa parola gli è venuta in mente mentre discutevamo su come raccontarci e immaginarci le nostre estati Immediatamente mi è venuto il desiderio di sostare intorno a questa espressione, così ho proposto a tutti di domandarci quali esperien ze e concetti nascondeva la parola di Luca. Valeria: "Immedesimarsi succede quando uno guarda un altro, e se l'altro è triste è come se fossi triste anche tu, come se sapessi ciò che sa l'altro". Matteo: "Vuol dire andare dietro a un'altra persona; vivere la storia di un altro". Alessio: "D'accordo, un uomo vive la sto ria di un altro. Però con una femmina non è possibile, perché un uomo non si può mettere la minigonna e nemmeno le scarpe con i tacchi. Magari per i capelli sì, perché se li può fare crescere ... " Il ragionamento di Alessio mi sembra interessante perché pone dei precisi limiti alla possibilità di immedesimazione. Infatti così Alessio conclude il suo ragionamento: "Io credo che un maschio un po' si può immedesimare con una femmina e un po' no, pure per il carattere. Le femmine hanno un carattere diverso". La discussione ormai è avviata e tutti ci tengono a dire la loro su una parola e un concetto che al primo momento era apparso lontano e inaccessbile. Raffaello: "Per me immedesimarsi è quando una persona si intromette in un altro corpo". Alessandro: "Per me succede quando uno prose~ue un altro. Gianluca: "Sì, come la storia che ci hai raccontato l'hanno scorso, di quel cieco (era Tiresia) che per conoscere come erano e cosa provavano le donne aveva chiesto a Giove di rinascere donna". "Ma allora secondo voi - domando - se non si può cambiare corpo è impossibile immedesimarsi in un altro?" Paolo: "No, penso che è possibile. Con l'immaginazione si può senza che uno si trasforma, perché tu pensi, immagini quello che ha fatto un altro e così funziona". Valerio: "Tu puoi vivere la vita degli altri, puoi earlarci, vedere i loro problemi. Per esempio uno ha divorziato e ti consulta: tu lo capisci, gli dici quello che pensi, basta che sei . " amico ... Domenico: "Certo, uno può entrare in un fatto di un altro e cercare di capire, ad esempio, come gli è successa una cosa. Ci può essére un indizio, una traccia, e poi tu con l'imma- .ginazione pensi tante altre cose che c'entrano

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