La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

GIRO D'ITALIA A VOLANO, UNA DI NOI Antonio Scrivo Il 15 aprile scorso è morta in un incidente automobilistico a Volano (Trento), dove abitava, Giuliana Mattè, 23 anni, generosa animatrice nella Comunità Gruppo '78, membro della Comunità nazionale di Capodarco. Tre mesi dopo, la si è ricordata con delle manifestazioni locali, a Volano e a Trento, e uno dei suoi amici, Antonio Scrivo, calabrese, redattore di "Partecipazione", era presente. Gli abbiamo chiesto di ricordare Giuliana, modello chiaro e convinto di "militanza" attuale, per noi e con noi. ♦ Giuliana, sono stato al tuo paese perché era stato organizzato un incontro in piazza per parlare di solidarietà, dei progetti che ti coinvolgevano, di come dare continuità e significato al tuo impegno anche ora che non ci sei più. C'erano i tuoi genitori e i tuoi fratelli, c'era la banda nella quale suonavi, c'era quasi tutto il paese, compresi quelli (ed erano tanti, mi hai detto una volta) che non riuscivano a capire perché una ragazza di 23 anni, intelligente e carina come te, spendesse la maggior parte della sua vita dedicandola a quella parte dell'umanità "inutile ed esclusa" invece di farsi un'esistenza normale con una lavoro come si deve, con un amore come si deve. E quindi va bene un po' di pietà, un po' di carità verso chi ha bisogno, anche per scaricarsi la coscienza della fastidiosa sensazione che non tutto nel mondo va come dovrebbe, ma lavorare per cambiare questa società con i suoi equilibri e le sue divisioni è assurdo. Fatica, impegno, progetto, tensione morale ... A che servono? "Il mondo è fatto così e non si può fare niente per cambiarlo", ti dicevano. Invece tu pensavi che l'impegno per modificare il presente riguardasse tutti, e non soltanto i disgraziati coinvolti in prima persona in questo o quel dratnma. Il fatto che genocidi sconvolgenti nel Terzo Mondo come nel nostro, dilapidazione non solo della natura ma della città umana, uso di droghe distruttive, rivolte senza progetto e trasgressioni solo negative, persecuzioni verso il bambino e la donna, il fatto che tutto ciò, nonostante l'aberrazione evidente, fosse vissuto passivamente dalla massima parte delle persone, che questi orrori fossero vissuti come normalità - tutto questo ti sconvolgeva. Ma non ne usciva attenuata la tua volontà di cambiarlo, questo presente orribile, di affrontarlo maturando quella vocazione all'impegno civile, al servizio non vissuto semplicemente come una "professione" ma come qualcosa che ti prende tutto e ti motiva dall'interno, nella tua capacità di sensibilità, di umanità. Quella forza della motivazione che aiuta a combattere la "sfida prometeica" - come scherzando, ma non tanto, la definivamo - costituita dal peso della responsabilità assunta, dai rischi continui di scoraggiamento e fallimento, dai vissutidi solitudine e di frustrazione. Ma si trattava per te di una "semplice" scelta di vita, una scelta che ti portava a superare la fatica di gestire chi "svicola", a rispondere in modo giusto alle "provocazioni", alla difficoltà di lettura dei bisogni reali dei giovani che si rivolgevano alla nostra comunità, alle loro domande, molto spesso mai espresse, troppo difficili da esprimere. Questo sarebbe stato impossibile senza la tua disponibilità emotiva, ma, soprattutto, senza la convinzione di vivere insieme agli "altri di Capodarco" un progetto più grande, totale: la Comunità come il luogo di recupero del "senso della cittadinanza", della responsabilità, della solidarietà, il luogo attraverso il quale cambiare il senso di una società del denaro, di una società di estranei. E quindi ridiscutere e ricostruire valori e modelli ora che sembra non vi siano più valori e modelli che reggano, attraverso la fatica di ogni giorno, per una causa che sembra non pagare, attraverso gli esempi e le pratiche rigorose e non compromissorie, più che con le parole e i manifesti di buone intenzioni, assumendoci le nostre responsabilità in un mondo che ci vorrebbe tutti succubi e consenzienti, obbedienti ai grandi poteri, omologati e indifferenti. Era di tutto questo che parlavamo, Giuliana, quando ti chiedevi come si poteva continuare a vivere tranquillamente dopo aver visto e saputo cosa accade, lontano e vicino a noi, a esseri inermi e indifesi; quando ti chiedevi fino a che punto è possibile accettare, assimila~e l'orrore c~e vediamo e di ~ui leggiamo e sentiamo e contmuare come se mente fosse. Era difficileper te, Giuliana, capire perché gli esseri umani non rea~issero a tutto ciò, schierandosi, prendendo posizione, agendo, ribellandosi. Ti era soprattutto difficile capire come si potesse evitare o, peggio, come si potesse restare cinicamente indifferenti quando la strada era segnata, la scelta era semplice: lottare contro tutte le ingiustizie, quelle vicine e quelle lontane, offrire il proprio contributo, la _propriafatica per l'affermazione dei valori di solidarietà, dei diritti negati e non per dei favori e della carità. "Se il mondo funziona in questo modo schifoso abbiamo l'obbligo di lavorare sempre per cambiarlo. È naturale, no?" Sì, Giuliana, è naturale, è ovvio ... Sono passati tre mesi da quel 15 aprile che era anche il giorno del mio compleanno, da quella vigilia di Pasqua, dal giorno in cui te ne sei andata via. Le cose qui vanno avanti, i progetti di tutte le comurntà proseguono e altri stanno per realizzarsi. Si creeranno nuove cooperative sociali insieme ad altre attività, e molte persone che fino a qualche tempo fa marcivano in immondi istituti senza speranza perché considerate irrecuperabili s1 inseriranno in queste strutture integrate. Ah, un po' di giorni fa, girando per le comunità, ho rivisto Giovanni, quel ragazzo che si è riusciti a tirar fuori dal Malaspina di Palermo. E poi Vito di Lecce, che sta bene e lavora in un bar come aveva sempre sognato di poter fare. Sono andato a trovarlo, gli ho chiesto un cocktail e lui, preciso, efficiente, veloce, sceglieva le bottiglie, valutava le dosi, agitava lo shaker e mi guardava come a dirmi: "non ci credevi, eh?" Io ci credevo e ci credo, Giuliana, come ci credevi tu, come ci credono le persone a cui ogni giorno stiamo vicini e che ci stanno vicine. ♦ SUOLEDI VrNTQ

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