La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

corsi, passano dall'ufficio collocamento, assommano diplomi, facendo di questi pochi punti di riferimento un circuito che percorrono ogni giorno. Come una distesa inerte di terra brulla, in tutto simile ai paesaggi assolati e statici dei terreni senza colture, capaci di accogliere semine, arature, scassi, irrigazioni, poche, troppe, quello che si vuole. Il loro circuito è raccontato dalle ricerche sociologiche: nel 1992 il 72,0% dei giovani del Sud si iscrivono all'ufficio di collocamento, contro il 33,0% dei coetanei del Nord Est ed il 33,0% del Nord Ovest; il 43,2% partecipa a concorsi pubblici, contro il 24,0% del Nord Est ed il 26,1 del Nord Ovest (dati Iard da Giovani anni 90, a cura di Cavalli e De Lilla). Distogliendo l'attenzione dalla condizione dei disoccupati si pensa al circuito dell'altra metà dei giovani siciliani come ad una confortante sequenza di sveglie la mattina, giornate lavorative, risparmi, progetti sul futuro. I giovani che lavorano sono invece ~li attori di precarietà esasperanti, di minimi indispensabili garantiti a malapena, del pizzo imposto dai datori sulle paghe. Nascono figure professionali di sintesi. È il caso degli articolisti, come vengono chiamati i giovani disoccupati assunti dalla Regione Siciliana dal 1988: l'art. 23 della Finanziaria di quell'anno ne prevede l'impiego in progetti socialmente utili: ambiente, conservazioni beni artistici, supporto alla pubblica amministrazione. Ogni riconferma del controllo, ogni proroga, ha per corredo l'affanno, la rivendicazione, la riconferma da strappare con i denti. Manifestazioni, blocchi stradali, tensioni, sitin, vertici, tavoli: fino a quest'anno, nel corso del quale le speranze di riassunzione si sono fatte più flebili. Sono parte della metà che lavora. Trentaseimila occu_pati (fonte assessore regionale al lavoro) per 1 quali il lavoro più impegnativo in assoluto è stato sudare ogni volta la riconferma di conquiste esilissime sfilando con i propri cortei tra ali di disoccupati che fanno da spettatori. Così in Sicilia mentre la me_tà_dei giovani non lavora, l'altra metà non c1nesce. Quartiere/Mondo Il tre giugno del 94 nel quartiere Brancaccio di Palermo (un quartiere ad altissima densità mafiosa) un ragazzo assiste a un omicidio. Riconosciuti i due killer, si consulta con un amico ed insieme decidono di denunciarli alla polizia. Dopo l'arresto, ai due ragazzi vengono dati nomi in codice, Alfa e Beta, e per motivi di sicurezza vengono allontanati da Palermo insieme alle loro famiglie. Adesso sono via, lontani dal loro impegno quotidiano per il quartiere, prima con Padre Puglisi (ucciso dalla mafia del quartiere nel 93) ora con una Consulta e con Padre Golesano. Che dei passanti, dei ragazzi anonimi, nel silenzio inizino una battaglia dalle conseguente totalizzanti, che questo non avvenga solo da ruoli istituzionali, è il succo di lutti e ingiustizie infinite nello scontro tra mafia e libertà. È un risultato, una prospettiva di liberazione non concessa ma conquistata. Sono dei giovani siciliani a farla intravedere. Alfa e Beta (Matteo e Giuseppe) hanno poi inviato una lettera alla loro Consulta e a Padre Golesano dalla loro nuova (e segreta) residenza. Vi scrivono di avere preferito il coraggio alla vigliaccheria, di Falcone e Borsellino e di SUOLEDI VENTO quelle idee di giustizia che hanno sentito di dover rispettare fino in fondo. E pensano ad "una svolta storica che riscatti il nostro quartiere". Tutto confluisce entro uno s_paziogeografico di pochi chilometri, delle vie, dei palazzi, una piazza, persone: il quartiere, entro cui tutto muore e tutto rinasce, l'esperienza, gli anni, l'utopia. Così l'appartenenza alla sfera locale non come rifugio ma come partecipazione diventa una forma dell'azione. L'azione si concretizza e reagisce con una realtà allarmante, metro dopo metro, persona dopo persona. Italia, Sud. Entità, contenitori nei quali sfuma la misura delle proprie azioni. Il quartiere invece, o il paese, in scala con il proprio sguardo, le proprie braccia. Nel timore che il gesto (e la sua conseguenza) sfugga alle intenzioni, gesto e intenzioni si cerca d1tenerli uniti accudendoli da vicino. Dal momento che ognuno di questi attivismi in Sicilia nasce come riseosta dichiarata a chiacchiere o a grandi disegrn fatti solo a matita sarà responsabilità precisa della migliore politica nazionale riconnettere queste azioni, raccogliere queste utopie, estenderle. Le donne giovani Quella delle giovani è una condizione specifica. Ecco qualche cifra (dati Formez Iard da I giovani del mezzogiorno, a cura di A. Cavalli). Sulla loro istruzione si investe molto meno che su quella dei coetanei maschi: il loro tasso di scolarità si abbassa decisamente tra i diciotto ed i venti anni, e scende a 34,2% quando era a 74,5% tra i quindici ed i diciassette. Le inadempienti all'obbligo scolastico sono più dei maschi, il 20,7% contro il 16,2%. Ancora: tra i ventuno e i ventiquattro anni le ragazze escluse da ogni attività del tempo libero sono il 58%, i ragazzi loro coetanei mvece il 40,1. Esiste tuttora cioè una formidabile coazione sociale che tende a escludere la donna dalla partecipazione, che la ritira da scuola, la sottrae allo sport, alla vita associativa, alla politica. Tende a farne donne giovani, che poi saranno donne adulte. Si tratta in grande misura di una negazione della condizione giovanile per come viene identificata, una fase più o meno lunga di gestazione che precede l'autonomia economica, la formazione di una famiglia, andare via di casa. La donna giovane è subito tutto questo, il suo percorso di vita vi si identifica. Se prima però l'identificazione era un automatismo, e la donna strumento della continuità, oggi la via alla modernità offre prima lo scopo di una autorealizzazione appagante, poi spalanca una terra senza occasioni, restringe sempre più le OP,portunità, e seleziona, filtra le classi sociali, 11potere. Infine, al ~ran numero di ragazze sconfitte porge il ripiego che prima aveva connotato come fallimento stavolta sotto forma di rifugio. Tante donne giovani vi trovano riparo. L'arcaicismo della famiglia siciliana rientra così sotto forma di ulteriore perdita di autostima, privo di legittimazione. In generale è impressionante la capacità che la tradizione sembra avere di mascherarsi alla modernità, alla laicità della vita quotidiana: la verginità come valore, anche soltanto proclamato; il fidanzato come estensione, politica, civile; la maternità do".erosa. Se_s~ismo_contemporaneo e cattolicesimo pumuvo s1 mescolano, perpetuano un'immagine della donna giovane perfettamente funzionale, cui è agevole conformarsi.

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