La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

bile evoca. Certo ci sono ragioni strutturali, inerenti l'età, con le quali la gioventù in ogni epoca si è confrontata. Molto semplicemente, la capacità di scelta implica informazione, consapevolezza e stabilità psicologica, cioè esattamente quelle qualità che in gioventù si formano e stabilizzano e non necessariamente giungono a maturazione in modo sincronico rispetto ai passaggi esistenziali decisivi. Ma alla debolezza strutturale dell'età si cumulano effetti epocali, generazionali. Non c'è dubbio che nel tempo è aumentato il livello di benessere nel quale sono cresciuti i giovani, non solo perché è migliorato il tenore di vita delle famiglie ma anche in ragione del maggiore investimento nei figli, nell'accresciuta attenzione alle loro chances di istruzione e professionalità. Se le intenzioni sono buone, e a volte vengono premiate anche da esiti felici, non mancano le controindicazioni: si pensi all'effetto perverso di una scuola e soprattutto di un'università vissute come giocare a un apprendistato intellettuale senza limiti di tempo, oppure alle conseguenze del fatto che progressi:vamente, a partire dal baby-boom dei primi anni Sessanta, i figli sono sempre più figli unici. Né si vuol col_pevolizzare i protagonisti oltre le responsabilità individuali: dalla famiglia non ci si separa anche r.er le condizioni capestro del mercato immobiliare, i figli non si mettono al mondo anche per i diktat che i datori di lavoro impongono più o meno tacitamente a qualunque neo-assunta in età di maternità. La transizione scuola-università è ardua perché troppo poco si dice :O.ellaprima a proposito della s~ conda (quanti studenti che si iscrivono a giurisprudenza, economia e commercio, o scienze alimentari sanno davvero cosa vanno a studia- _re?), il passaggio dalla scuola-università al mondo del lavoro richiede più tempo e corsi di orientamento, per la nota incapacità della prima a preparare alle professioni (difficile farsi un'idea del lavoro, anche del "proprio", uscendo dall'università) e la meno evidenziata (ma forse più grave per l'economia del _paese) incapacità del mondo produttivo a valorizzare la prima, cioè a investire in ricerca e sviluppo. In fondo il meccanismo che mette in atto il nuovo benessere e il sistema economico che lo alimenta è l'allargamento delle chances di vita, la perdita del limite. Sembra davvero essersi ridotta la prestrutturazione dei percorsi di vita, la scuola e il mestiere dei genitori sono solo una delle possibili opzioni tra le quali scegliere (e spesso tra le meno attraenti), la città in cui si nasce ha oggi minori probabilità di essere quella in cui si vivrà. Questo non sarebbe certo un male, anche se poi il fenomeno sembra indebolirsi se si guardano gli estremi della condizione sociale: le "dinastie" sanno ben conservare il privilesio di padre in figlio, i più disagiati continuano ad avere poche chances di salire la scala sociale. E lo stesso mondo impiegatizio in fondo ripone nella schedina del Totocalcio le maggiori aspirazioni di passaggio di status. Ma il messaggio di una società meno bloccata e vincolata passa, raggiunge i giovani, alimenta il velleitarismo, si fa addirittura retorica pubblicitaria, diventa il no limits di una marca di orologi: si possono osare le imprese più estreme, anche se poi quello che i comuni mortali riescono a fare rispetto a quanto vedono negli spot pubblicitari è soltanto comprarsi l'orologio. La perdita del limite è per definizione miraggio, disorientamento, impasse nella scelta: richiede identità forti perché induce schizofrenia e quindi colpisce più facilmente i giovani, inevitabilmente più acerbi risr.etto alla strutturazione di sé e a uno stadio più critico del proprio calendario di vita, quando il ventaglio delle possibilità di vita (che lavoro fare, dove e con chi vivere, quali idee far proprie e mettere in atto) è molto aperto e imminenti alcune decisioni. E stato detto che l'epoca attuale è quella in cui si è dissolta la "grande narrazione", la trama in cui riconoscere con certezza il proprio passato e parlare con attendibilità del futuro. Certo si fa fatica a sentirsi oggi giovani attori di una grande narrazione, ad avvertire un passaggio di consegne dalla generazione precedente e mettere a fuoco il modello di società che si vuole (quando neanche sulla famiglia da formare si hanno idee chiare): l'unica parvenza etica è stata toccata con il "movimento della pantera" e con 1'89, ma il ridimensionamento del primo e le delusioni per la triste evoluzione di diversi paesi liberati dai regimi comunisti hanno fatto perdere molto entusiamo. In fondo, occorre pensare a cosa vuol dire sviluppare una coscienza politica negli anni Ottanta - e magari toccar con mano la crisi economica degli anni No vanta - o anche, poco dopo, in piena Tangentopoli. È come aver conosciuto la pars destruens della storia (tanto più che gli "antefatti", l'analisi della storia dal dopoguerra a oggi, sono quelli regolarmente sacrificati nei programmi di scuola a causa della solita accelerazione prima della maturità): è vero che così non c'è stato tempo per illudersi e pochi orfani di ideologia si contano tra i giovani, ma è difficile formarsi preferenze ed esordire nelle scelte - più difficile del semplice operare delle scelte - nel vuoto pneumatteo dei modelli di riferimento. Dei modelli, non delle voci, che anzi stanno esplodendo in un vero big bang: vorrei sapere chi oggi riesce a leggere anche solo la metà di un quotidiano, a star dietro anche solo a un centesimo della produzione libraria italiana (che vuol dire oltre un libro al giorno), a seguire anche solo un millesimo della produzione di eventi (convegni, mostre, fiere, concerti, festival....) di cui si alimenta la nostra società. Si dice che oggi una persona dis_ponga in un giorno delle mformazioni che l'uomo del Settecento conosceva in dieci anni. Uno dei canali televisivi statunitensi via cavo di maggior successo è quello che informa sui programmi degli altri canali: in epoca di ridondanza informativa l'informazione al quadrato (quella che orienta sulle altre informazioni) diventa preziosissima, e le madri sono le SUOLEDI VENTO

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