La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

fatto, nella somma collettiva, era un'eccezione universale alla le~ge, alla configurazione sicura dei diritti e dei doveri. Tutti abbiamo per la nostra parte contribuito ad operare immoralmente. Tutti, tutti. Poteva essere in qualche cosina, anche per voi più giovani, l'immoralità scolastica, poteva essere per i vostri fratelli più grandi un'immoralità relativa magari al servizio militare. Poteva essere per quelli già inseriti nella vita, nell'economia, nel lavoro, un'immoralità che si prendeva delle libertà sul piano della giustizia nei rapporti con l'altro o nei rapporti con il fisco o nei rapporti sociali. Credo che in realtà nessuno di noi sia immune da una certa porzione di infrazione o di doppia coscienza. E come si fa? È qui che il problema è praticamente insolubile. Praticamente, a meno di un miracolo collettivo che collettivamente ci converta o ci rieduchi. Certamente la prima cosa è prendere atto che nessuno di noi si può dire innocente. La seconda presa di cosci~nza è che questa trasgressività quasi universale ha una accentuazione particolare nel caso di noi cristiani. Perché non deriva da episodi terminali di questi ultimi anni, o dei tempi cattivi, o da una corruttela che soltanto negli ultimi giorni si è resa evidente e palese agli altri. Ma deriva secondo me da un lungo periodo di trasgressività specifica cattolica. Per le ragioni storiche che ho accennato e poi anche per quello che avrebbe dovuto essere per noi italiani un punto di riferimento e di elevazione morale, ma che in molti momenti d'ella nostra· storia si è ridotto invece a un punto di cattivo esempio. E cioè il punto di possedere nel nostro Stato la sede apostolica. Anche questo ha contribuito in una maniera rilevante, secondo me, ad aggravare la nostra trasgressività. C'è una trasgressione o una inclinazione alla trasgressione tutta particolare di noi cattolici. C'è un cattivo esempio che scende dall'alto, bisogna dirlo. Come si deve affermare la cattiva coscienza universale, così si deve anche ammettere che c'è una trasgressività specifica a cui i cattolici sono inclini in una maniera particolare, proprio perché anche le buone intenzioni hanno dei retti fini, i quali pare che giustifichino la trasgressione stessa. E sotto questo aspetto l'educazione che riceviamo, che abbiamo ricevuto è debole, non è capace di apr.licare con serietà e coerenza il principio che 11fine non giustifica i mezzi: siccome il fine è buono, i mezzi sono giustificati. E quindi c'è una inclinazione direi a peccare o a trasgredire, se vogliamo solo il piano etico e non quello del peccato (la legge fiscale, per esempio, certi doveri etici generali) a manipolare le operazioni di manifestazione del consenso. Cioè magari non con frodi conclamate, queste sono evitate dalla legge stessa o da un a certa garanzia reciproca che ci si dava tra partiti - ma ad operare in modo indiretto che finiva poi per essere una distorsione del consenso. Molte elezioni, in molti casi, sono state di qu·esto genere, più o meno, accentuatamente o meno, ma tali che non erano una retta espressione del consenso vero del popolo sovrano. E quindi c'è una compromissione grave, perché diffusa non solo a qualche centinaia o migliaia di politici di varie istanze, ma direi un po' di tutto il popolo. E grave perché ha inciso nei decenni profondamente nel fondo della nostra coscienza e ci rènde scarsamente sensibili dal punto di vista etico, poco 8 I UZlJJli.I. dotati di discernimento effettivo sul piano della morale. E come ricostruire? Secondo me la prima operazione è quella di confessare tutto questo. La seconda operazione è di non credere che la conquista del potere politico possa essere per sé un rimedio a tutti 1mali: non è il rimedio a questi mali morali, anche se in mani cristiane. La terza è inevitabilmente conseguente: non pensare che sia il maggior male se ci accadesse di perdere in maniera diffusa ogni ingerenza nel potere. Pensare che possa essere invece un necessario purgatorio, cioè capace finalmente di ricostruire un'etica dentro d1noi. Se l'obiettivo che ci dobbiamo porre tutti è quello di una ricostruzione del'unitarietà della nostra soggettività etica, in qualunque collocazione la si pensi domani rispetto alla collocazione statuale che si viene assumendo, evidentemente dobbiamo anche pensare che è il primo passo necessario in un certo senso, per una effettiva ricostruzione. Gli altri che si impossessassero del potere, non ci potranno mai fare tanto male quanto ce ne siamo fatto noi stessi con tutta questa vicenda di doppia coscienza. Giungo per ora a queste conclusioni e quindi mi fermo. Domande e risposte Si può parlare di un ritardo nella dottrina sociale della Chiesa per quanto riguarda l'intervento del cristiano nel sociale? Ma veramente io non so, adesso rispondo a prima vista, se mai per f recisare poi meglio. Ma di ritardo globale de magistero non direi. È vera una cosa, che i vescovi hanno cominciato a denunciare questa immoralità diffusa nel mondo politico troppo tardi, dopo esserne stati conniventi in un certo senso per molti anni. Però, il magistero come tale ha detto tutte queste cose; è che non le ha applicate, o non ha dato esempi forti, scendenti dall'alto, di applicazione coerente. Piuttosto è la pratica che è rimasta in ritardo, attardata appunto successivamente da diversi eventi: il "non expedit", poi l'avvento del primo socialismo, che ha determinato tante manipolazioni anch'esso, e poi l'avvento del fascismo compiaciuto e favonto. Poi, con l'avvento della democrazia, la scissione, la paura del comunismo, che ha indotto altre manipolazioni, o non ha saputo dare al cittadino italiano cristiano delle vedute forti, capaci realmente di alimentare una sua etica social.ee politica coerente e fedele. Ma il ma~istero ha parlato, in sé ha parlato, perciò siamo anche più colpevoli. La mia domanda è proprio sul diritto di cittadinanza. Uno dei grandi problemi, dei grandi fenomeni sociali di questi anni è il movimento dif opoli, uno dei fatti che stanno cambiando i mondo. Movimento di popoli per guerre, per carestie, per trasformazioni istituzionali di Stati, di blocchi interi di Stati, come · abbiamo visto nell'Est Europa. Di fronte a questo stiamo assistendo in queste settimane a decisioni che si vanno prendendo da parte del blocco occidentale di grande rilievo. La Germania chiude l'accessoagli stranieri, sono decisioni di questi giorni: una restrizione all'ingresso degli stranieri, limitato a coloro, mi pare, ai quali venga riconosciuto lo sta-tus di rifugiati politici. I giornali scrivono che tutta l'Europa si sta allineando, si allineerà, e che saranno prese delle determinazioni anche a livello di governo europeo. Per un cristiano che cosa è il diritto di

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==