La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

ni: siamo al revival del garantismo penitenziario, scandito dalla dissociazione di massa dei terroristi e dalla necessità di trovare una soluzione "politica" al problema di una generazione bruciata sull'altare della lotta armata. In margine al caso-Tortora, nel triennio '86-'89, si registrarono, in rapida successione, le polemiche sui "professionisti dell'antimafia" troppo inclini a fidarsi ciecamente della parola dei pentiti, il Referendum promosso da radicali e socialisti che finàlmente avrebbe rimesso al loro posto i giudici, e, dulcis in f undo, quel codice di rito accusatorio che i mafiosi, in alcune telefonate intercettate, commentavano con lo stesso entusiasmo degli apologeti del pensiero liberal-democratico. In tre anni di applicazione del nuovo codice abbiamo poi avuto interventi a raffica della Corte Costituzionale, che censurava l'irragionevolezza di scelte tecniche giudicate incompatibili con l'elementare esigenza di processare il più scalcagnato contrabbandiere, e, post mortem di Falcone e Borsellino, norme più repressive per la custodia cautelare, l'arresto per false dichiarazioni al Pm e ulteriori restrizioni all'ordinamento penitenziario. Nel frattempo, esplodeva la polemica sulla politicizzazione dei giudici, e Cossiga spiegava ai 7000 magistrati italiani in un elegante papiello stampato a spese della Presidenza della Repubblica la nobiltà della Massoneria, vietando al contempo che si discutesse nel Csm della compatibilità tra il giuramento che ogni giudice presta a viso aperto al Presidente della Repubblica in quanto capo dello Stato e quello che i massoni prestano in segreto al loro venerabile maestro. Il periodo '92-'94· è stato accompagnato da Tangentopoli e.dal mito Di Pietro, sino agli ultimi eventi. Quando si è attraversato tutto questo, quando si è vissuto tra Piazza Fontana, Ustica, Bologna, Moro, Gladio e le sue liste di "enucleandi", è ancora possibile sentirsi sedotti dal vuoto ,pneumatico delle belle aspiraz10ni? L'ennesimo capolavoro della destra liberal-democratica italiana si è perfezionato quando questo ipotetico, assurdo e impossibile vuoto pneumatico ha preso il posto, nell'immaginano della "gente", degli ultimi trent'anni della nostra storia. Quando abbiamo smesso di provare sdegno per l'ormai antica e dimenticata strage di Capaci e abbiamo cominciato a provare pietà per il povero grandcommis ladrone torturato da ben quattro o cinque mesi di custodia cautelare. La destra, che sulla paura e sulla voglia di repressione dei borghesi piccoli piccoli ha costruito tanta parte dei suoi successi, è ora la paladina della libertà di tutti, e la sinistra la rincorre nel vuoto pneumatico, un po' rimpiangendo la galera, ma senza troppa convinzione, un po' prendendo le distanze dal suo recente passato, sempre e comunque restandosene sulla difensiva. Ma la custodia cautelare non è voglia di galera tout court: è, quando necessaria, il male opportuno nell'interesse di tutt1. Non la si difende in quanto tale, perché, a dirla tutta, ci fa addirittura schifo: nel vuoto pneumatico l'abrogheremmo con un tratto di penna. Ma siamo in Italia, mica su Marte! Il nuovo sentimento della sinistra l'ha espresso bene Luigi Manconi scrivendo che in Italia si sono a lungo confrontati due eartiti: quello dei supergiudici e quello degli imputati eccellenti. Che è ora di uscire, nell'interesse di tutti, da questa sterile contrapposizione. Per tornare, santa parola, alla "normalità". Ha ragione Manconi a parlare di confronto, e forse si potrebbe addirittura parlare di guerra. Ma solo una scivo1ata nel vuoto pneumatico può giustificare una così inesatta identificazione degli eserciti. Perché sì, c'è. stata guerra, in Italia, ma si è combattuta tra chi difendeva la legalità e chi la considerava un inutile orpello. E la giustizia è stato il terreno elettivo di questa guerra. È una guerra che hanno dichiarato ai magistrati, su questo non c'è dubbio: quando, a partire dalla metà degli anni Settanta, hanno cominciato a interpretare in modo corretto il ruolo di controllori degli altri poteri che viene loro rimesso dalla costituzione. È da·questo passaggio cruciale della nostra storia che nascono le accuse di politicizzazione, le polemiche sulla supplenza del· potere giudiziario, le ricorrenti campagne d'opinione contro il protagonismo dei masistrati, con tutto il corollario di modifiche legislative sull'elezione del Csm, proposte di revisione costituzionale, ispezioni ministeriali e via dicendo. I poteri corrotti hanno op.1;ostouna aperta e violenta resistenza a ogni sorta di controllo, massimamente a quello giudiziario. La battaglia che i migliori giudici hanno condotto in questi anni è stata in nome della legalità: in fondo sono - siamo - pagati per questo. Quante volte questi argomenti li abbiamo sentiti sviluppare proprio da quelli come Manconi? E soprattutto che cosa è cambiato da un anno fa? Il governo Dini? Una probabile affermazione del centrosinistra alle prossime elezioni? I guai giudiziari di Di Pietro? . Ha paura la Sinistra, o parte di essa, della legalità? Certo, un serio giudice, un buoi?-siudice, indaga a destr! e a smistra, senza preconcetti: e se è di questo che una parte della sinistra ha paura, bene ha fatto a venire allo scoperto. Ma sì, basta col partito dei giudici e con quello degli inquisiti! Che tutti siano sullo stesso piano, finalmente. Uguali, e ugualmente oggetto di critica, quelli che indagano sui malfattori e i malfattori stessi. Identica la banda di Alì Babà alla .1;oliziadel Califfo. Uguali Caselli e Riina? I giovani dei quartieri popolari di Palermo sono più schietti: loro non hanno timore clidire a Riina che è meglio di Caselli. Quanto alla custodia cautelare, c'è sempre tempo per cambiare idea. Come nel sarcastico augurio di un anonimo collega intervistato da "Repubblica": ci rivediamo alla prima vecchietta sgozzata. Difficile dargli torto. ♦

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==