La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

Bagnoli, nodo cruciale e luogo di delizie della zona occidentale. Non è il caso di insistere più di tanto, in questa sede, sul contenuto della "variante di salvaguardia". Malgrado la sua importanza, infatti, la manovra proposta solleva un tipo di discussione che porterebbe molto lontano dal cuore del ragionamento "urbanistico-civico" che cerco di proporre, su un versante tecnicopolitico, molto importante ma forse q_uimeno mteressante 20. L'altro documento, viceversa, richiede una parentesi più approfondita. Obiettivo J?rincipaledell'amministrazione è la trasformaz10ne dell'area flegrea 21 in "un unico, vasto territorio a bassa densità" che ruoti intorno ad un nuovo "grande spazio urbano per il sapere e il loisir". L'area dismessa viene perciò pensata come il "luogo J?rivilegiato per l'insediamento delle funzioni più rappresentative per il rinnovamento di Napoli" e a Coroglio s1prevede di creare un grande parco urbano, una rete di attività produttive connesse alla ricerca e un'attrezzatura integrata per la ripresa del turismo. Ho sostenuto altrove 22, con qualche argomentazione, in che senso la proposta mi sembra debole e vagamente autoritaria. Non riprenderò quel ragionamento se non nelle conclusioni. Mi pare, in sostanza, che l'amministrazione sottovaluti procedure e forme di partecipazione, laddove invece questi temi non sono esterni, né secondari, rispetto ai 'contenuti' del piano. Probabilmente estremizzando, avanzo ancora l'ipotesi che la strategia scelta risponda, più che ad altre, a finalità di autopromozione e di autolegittimazione: mostrare con autorevolezza che il nuovo corso ristabilisce regole certe (riavviando la pianificazione J?Ubblica),ri~ spandere positivamente alle esigenze e alle pressioni dei lavoratori orfani dell'Ilva (consentendo un reimpiego almeno temporaneo in lavori di bonifica dei suoli), offrire subito alla città un grande risultato concreto e, in senso letterale, tangibile della buona amministrazione (iniziare almeno i lavori del grande parco urbano). Si tratta di obiettivi del tutto comprensibili, e perfino condivisibili, che tuttavia evitano di confrontarsi con i tempi (lunghi) della trasformazione e con le sue tipiche 'condizioni di incertezza'. In queste condizioni, invece; sembrerebbe opportuno un approccio più 'incrementalista', che non punti a fissare oggi tutto il fissabile (destinaz10ni, quantità, procedure attuative ...) ma piuttosto cerchi di strutturare una griglia di riferimento per un processo più disteso nel tempo e più aperto all'interaz10ne. E ancora, sarebbe preferibile - e forse anche più efficace - una logica dell' 'ascolto', uno stile più attento a dimensioni come comunicazione, trasparenza, flessibilità, equità .... Nell'attuale panorama del dibattito, anche solo italiano, è peraltro ormai generalmente ammessa una concezione del piano di ~uesto tipo: concentrata su forti e irrinunciabili OJ?Zionigenerali (non negoziabili), su giustificati criteri di compatibilità e di valutaz10ne, su regole e procedure per una contrattazione trasparente e per successivi progetti, che possono emergere m tempi diversi. Del resto, se il senso delle proposte per Bagnoli è di cambiare profondamente quella parte di città che forse più di ogni altra mostra i segni delle speranze e degli errori legati a un'ipotesi di modernizzazione che oggi si vuole superare, non si capisce come si possa adottare lo stesso tipo di razionalità delle decisioni che accompagnava quel progetto fallito. In sintesi (e mi scuso se, per brevità, uso l'accetta), l'ipotesi che vedeva nella grande industria lo strumento per portare !"arretrata' Napoli nel campo delle moderne metropoli dell'occidente si fondava sull'applicazione di un modello 'moderno' e altro a un contesto ignorato o rimosso. Il risultato, come si riconosce da più parti, è stato uno sviluppo fondato pressoché solo sui flussi della spesa pubblica, con tutte le conseguenze note23, La sfida lanciata dal nuovo governo cittadino, viceversa, sembrava, almeno inizialmente, un'altra. Scommettere sulle possibilità di un futuro ancora 'moderno', ma fondato sull'identità locale. Una scommessa del genere, però, non può essere giocata con lo stile fin gui criticato e non può investire solo i luoghi fisici, ignorando le persone che li abitano. Calare dall'alto il turismo invece della siderurgia (ammesso e non concesso che questa sia una operazione possibile), non farebbe di Bagnoli il "luogo privilegiato" che si pretende, ma J?iuttosto un nuovo non-luogo 24, simile ai tanti che caratterizzano le nostre insoddisfacenti e moderne città. Lo stesso tipo di perplessità, infine, sollevano le nuove iniziative sul tema del traffico, sempre scottante e centrale, e i progetti di arredo urbano. Qualche esempio. Il dispositivo che rende via Toledo percorribile in un solo senso anche dai mezzi pubblici, per dirne una, sembra del tutto ignorare la vita reale delle persone, o almeno di quelle persone che quotidianamente si servono del trasporto pubblico (che si vuole rilanciare) per spostarsi da ovest verso il centro della città. Ma anche, non si riesce a capire il senso della semi-chiusura di piazza del Gesù, se non attribuendo un q_ualchevalore in sé alla creazione di spazi vuot125, E ancora, la soluzione del nuovo problema creato dal sequestro da parte della magistratura di numerose piazze (meglio, larghi) del centro antico può essere posta - come sta avvenendo - in termini di arredo urbano, solo se le attenzioni si concentrano sulla urbs, ignorando la civitas.26 Da questo punto di vista, allora, non c'è da stupirsi se le intenzioni di recuperare piazza Mercato sollevano J?iùdiffidenza che entusiasmi 27. Da un lato c1sono le abituali obiezioni dei fautori dell'auto, dall'altro sembra più che legittimo chiedere, per un luogo così legato all'identità della città e alla sua vita, di indicare chiaramente e pazientemente discutere gli obiettivi del recupero. La logica dello svuotamento e del decoro, per uno spazio che ha accolto tradizioni ed eventi stonei - mercato per antonomasia e luogo la forca, teatro della rivolta di Masaniello e scenario della sconfitta dei giacobini - sembra, molto più che insoddisfacente, pericolosa. Viceversa, un luogo così complesso - e qui è davvero il caso di usare l'aggettivo - meriterebbe uno sforzo creativo, la sperimentazione (o forse l'invenzione) non tanto di oggetti architettonici, quanto di procedure capaci di stimolare e valorizzare una partecipazione vera dei cittadini (cioè una partecipazione c'he, per essere vera, sia dotata di qualche potere reale). Piazza pulita " ...la serendipity, ossia trovare per caso una CO-

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