La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

struttura dell'identità nella competizione politica perché chi deteneva il potere lo aveva esercitato e legittimato profrio sulla base della propria identità, cioè su fatto di essere quel particolare tipo di persona. Sarebbe interessante parlare di quest'altro regoo della politica, ma in effetti noi non ci presentiamo a questo dialogo come eguali. Qualcuno ha più potere di altri. Ogni gruppo entrato nel sistema - e questo comprende le etnie bianche prima di quelle nere - ha imparato ad organizzarsi su concetti d'identità per accedere alle leve del potere. I poveri immigrati irlandesi del XIX secolo non avrebbero ottenuto niente se non si fossero organizzati sulla base della loro identità etnica in risposta all'identità del gruppo protestante, principalmente inglese, che deteneva il potere. Sono -----··· ,,...,.·; d'accordo con Michelle, dobbiamo analizzare la storia di questo processo e vedere come questo ha imposto la struttura dell'identità sul pensiero contemporaneo. Oggi, quando si parla in termini politici bisogna tener conto del codice. Io sto imparando il termine "ceto medio". Mi sembra che quello stesso gruppo che cerca di tenere lontani i gruppi minoritari usi il termine "maschio del ceto medio" come una parola in codice al posto della quale in passato avrebbe detto "la razza bianca" o qualcosa del genere. Il termine meno diretto "ceto medio" è diventato ora una parola in codice a cui questo gruppo ricorre per mantenere l'egemonia nel sistema. Jim Sleeper: Dalla mia prospettiva, visto che sono stato coinvolto principalmente nella politica di New York, esiste una forma di politica dell'identità ancora più angusta di quella descritta da Jean e con la quale dobbiamo confrontarci. Se dove~si identificare i tre principali problemi di New York, di Chicago o della maggior parte dei centri urbani, direi che questi sono la sperequazione, il rifiuto federale di assumersi responsabilità relative alle città stesse e la presenza di un razzismo endemico e dilagante. Ma la· natura della realtà politica a New York è tale che se qualcuno denuncia questi problemi non viene preso sul serio. Sarebbe mteressante affrontare subito questi tre punti ma qualcosa ce lo impedisce, una certa, ·politica di protesta in base alla quale coloro che sono a capo della protesta nera parlano in nome di profonde verità razziali e presentano scenari di sofferenza nera causata dalla situazione attuale in modo da tagliare i pònti tra la comunità nera e le femministe, gli asiatici, e gli ebrei. Abbiamo raggiunto un punto in cui l'unico modo di attaccare il razzismo, la sperequazione, e il disinteresse federale per i problemi delle città è isolare e sconfiggere la politica razzista nera di New York. Questa forma di politica dell'identità non è politicamente corretta, e non è confinata solo all'interno dei campus. Contro di essa molti di noi non hanno antidoti o difese a causa di una istintiva deferenza verso quella che viene chiamata politica di protesta nera. Michelle Moody-Adams: Come non sono d'accordo quando razza e genere vengono messi in relazione in modo troppo avventato, così rifiuto la fusione semplicistica tra politica etnica e politica degli afro-americani. Per rispondere alla domanda sul perché i neri non hanno avuto successo come gli altri gruppi etnici, dobbiamo discutere delle barriere contro l'uguaglianza. Quando discutiamo di razzismo, dovremmo parlare delle barriere che impediscono l'instauraziom: di determinate relazioni paritarie. Una volta che abbiamo parlato di queste barriere, saremo in grado di ca_pirele differenze tra gli afro-americani e gli altri gruppi etnici. Forse capiremmo perché i neri devono aspettare un taxi in media venti minuti in più di un bianco. Ci sono molti esempi quotidiani ed evidenti che inquietano. Questa combinazione di barriere costituisce un problema che dovremmo affrontare. Jim Miller: È un errore sostenere che la politica dell'identità sia sempre e necessariamente incompatibile con l'universalismo o anche con l'assimilazione. Se pensiamo a personaggi -come il Malcolm X degli ultimi anni o a Martin Luther King, ci renderemmo conto che sostenere l'identità può servire a dissolvere quella stessa condanna. Questo processo solleva questioni sia politiche che psicologiche, ma non è una situaz10ne così semplice da poter essere considerata solo negativa o solo positiva, e non lo è mai stata storicamente. Norman Birnbaum: Jim ha ragione, ma vorrei aggiungere alcuni punti. Primo, dopo la seconda guerra mondiale gli ebrei e i cattolici sono riusciti _adentrare nel campo del lavoro e a _penetrare nelle zone medie e alte dell' economia. Questo è stato possibile grazie a un complicato processo che comprendeva assimilazione culturale, opportunità e la pressione esercitata dalla quella gigantesca azione positiva che è stato il New Dea! di Roosevelt. Il secondo punto riguarda l'uso curiosamente negativo che si fa nella retorica politica PIANETATERRA

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