La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

chiunque pratichi o conosca l'intervento sociale, che ha continuamente bisogno di esperienza, di informazione, di socializzazione di soluzioni ai problemi. Proprio perché non ci sono teoremi in gioco - ossia quella rassicurante sensazione che con la conoscenza di ipotesi, tesi e dimostrazione sia finito il proprio· compito mentale - il processo di apprendimento •è continuo. E proprio perché !"intervento si fonda quasi completamente sull'uomo - cioè su operatori, educatori, relazioni sociali, pratiche di aiuto, cioè sulla competenza e la sensibilità di chi è chiamato ad agire. Saper fare . Certo, bisogna distinguere fra "sàpere" e "sapere fare": credo che una rivista di intervento sociale faccia proprio i conti con l'impegno su entrambi i fronti, in questo per esempio staccandosi nettamente da una rivista di taglio a·ccademico o di cronaca giornalistica. Il mondo delle pratiche - di intervento, cura, aiuto, informazione, socializzazione - è il pane quotidiano del sociale e non c'è trasmissione del sapere senza il confronto con le pratiche. Per questo "La Terra" deve essere cassa di risonanza anche di queste, raccontate magari da chi le esperisce· quotidianamente. Proprio perché non esistono laboratori nei quali si sperimentino le soluzioni chimico-fisiche ai problemi, è spesso una sporta di ingegneria della vita quotidiana a permettere l'innovazione. È cioè la sperimentazione nelle pratiche dei singoli servizi o delle singole relazioni d'aiuto il luogo naturale del cambiamento, della cumulazione di ·un sapere, inteso come saper fare. Banalmente, ma concretamente: l'abbassare il livello dei letti in una casa di riposo ha diminuito l'ansia degli ospiti, che non riuscivano a dormire (senza sapere esattamente quale fosse il motivo) ed erano perciò imbottiti di tranquillanti, col risultato che alzandosi di notte intontiti .per andare in bagno cadevano facilmente (fratturandosi a volte il femore). L'introduzione di un orario elastico, concordato fra genit0ri e ope0 ratori, in un servizio per l'handicap ha permesso di smaltire la lunga lista di attesa, mediando fra esigenz.e di erogazione del servizio e fabbisogni individuali. La creazione di una banca del tempo, ossia del meccanismo per cui le persone si scambiano le rispettive disponibilità di tempo (come fosse denaro) ha permesso in un asilo nido alle madre di garantirsi reciprocamente la custodia dei bambini anche fuori cieli' orario del serviz10, senza ricorrere a una baby sitter. L'uso esclusivo della forma circolare - sala rotonda, tavoli rotondi, oggetti rotondi - in un reparto Alzheimer in una struttura protetta ha portato alla riduzione della somministrazione di farmaci (a quanto sembra, in virtù dèl fatto che il cerchio evoca come archetipo sia · l'a.ssenz_adi .sp~goli, quindi 4i mrnaccie, sia il moto continuo, il tempo infinito, l' assenza di morte). · È importante tener presente allora che questo è il mondo dell'intervento sociale, questi sono i suoi laboratori. L'immagine del laboratorio non è casuale, ed evoca uno dei tasti più delicati, quello fra sociale e sanitario. Senza voler affrontare la questione - ma prima o poi qualcuno dovrà denunciare quale potere hanno gli ospedali in I tali a, perché ci siano zone con percentuali stratosferiche di posti letto per abitanti, come vengono gestite le risorse e sia così possibile che nella sola Milano ci siano più apparecchiature per eseguire tac di quante ne hanno Belgio e Olanda messi insieme - va per lo meno ricordata un'osservazione su cui convergono le ricerche piu recenti, i dati epidemiologici e le valutazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: la malattia ha sempre più una connotazione sociale (e questa è scoperta certo non recente), ed è nel sociale (l'ambiente di vita, la qualità delle relazioni umane, il livello di informazione.:.) che si giocano carte decisive per le chance di prevenzione e di efficacia della cura. Ecco allora che questo saper fare ha valenze di farmaco e l'intervento sociale diventa la prestazione d'aiuto principe di una società meno medicalizzata e in questo più matura. E torniamo così al problema, l'esistenza e la trasmissibilità di un sapere nel sociale. Se cruciale è questa sfera delle prat!che d~ inte1;7~nto,p_ercui ogm relazione d amto diventa laboratorio di sperimentazione e può così contribuire alla cumulazione di un sapere, allora socializzare quanto si fa, informare sui diversi tentativi seguiti (i insegnare la storia a1 bambini, parlare a un malato terminale, riacciuffare alla vita un'anoressica .. .)'diventa il racconto per eccellenza. Doveroso e spesso affasci-

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