La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 3 - aprile-maggio 1995

teriorarsi dei valori di tolleranza e di accoglimento dl disagio: · · Vanno naturalmente valutati i raccordi e i pass·aggi tra un livello e l'altro, ma non va neanche sottaciuto il fatto che obiettivi situati ad un livellò possono non essere aùtomaticamentè recepiti o coerenti con interventi ad un altro livello. . · _Rischi,e"quivoci~limiti . Ma è nostra fondamentale ipotesi che lariduzione del danno non abbia affatto una buona concettualizzazione:· questioni fondamenta~ li sono escluse dalla riflessione e tutto s.embra ridursi ad :una· questione di sanità pubblica. Scende il silenzio sulla clinica: con il trionfo della medidna e del modello medico non· muore in realtà ·1a clinica? Ma, in reàltà, che cÒsa rimane ih silenzio? L'illusione, non detta, di ·saltare a pie'· pari ogni discorso sul dolore. Ci sono altissimi rischi che sia usata ancora una: volta tossicomanicamente, come la solu- · zione unica per tutti, la soluzione da cui nori si può non dipendere perché assìcura l'impossibile, l'abolizione del problema delle tossicodipendenze, l_asoli:1zione valida sempre e co:... munque per tutti, a prescindere· da condizioni e specificità individuali. È come se si assistesse ad una -fuga nel.fare: tipica mossa del gioco tossicomanico, già agitata nel passato da chi - soprattutto certe comunità o modelli di terapia - si proponeva come salvatore n·ei confronti dell'inerzia, del passivo fallimento delle strutture pubbliche, _prescindendo da fastidiose domande e da difficili rifles~ioni ·sulle persone che potevano realmente utilizzare quegli strumenti, a certe condizioni e in certi momenti del loro percorso di uscita daVa tossicomania. Sembra di assistere di nuovo alla ·caduta nella "fallacia della concretezza mal. riposta": .come se il f~e, l'agire concretamente e comunqué, potesse garantire magicamente la soluzione di ogni problema, soprattutto dispen:.. sare dal riflettere sulle ragioni, gli obiettivi e le strategie che guidano l'azione, magari fac~ndosi scudo dell'emergenza e dell'urgenza che storicamente (e dunque ben al di là dell'urgenza) hanno condizionato il dibattito e sono state _p_r~tes~dai_d~versi salvatori come ragioni suff1c1ent1per agire comunque. C'è. una sconnessione tra i piani del discorso, che vengono tenuti rigorosamente separati: quello della salute pubblica non si connette con. la considerazione della sofferenza individuale, la prevenzione dell' Aids non si cÒnnette con quella delle tossicodipendenze, la_crisi del sistema penale non si connette con le strategie di i°'-· tervento sulle tossicomanie fin qui perseguite. Ma quello che sembra essere il Grande Assente dal dibattito sulla rdd è la clinica del do- · lore, a monte e a valle delle tossicodipendenze; come se si fosse accettato di mettere tra parentesi, e si potesse in realtà mettere tra parentesi,· il chi è e perché della tossicodipendenza, certo - s1,1llabase della giusta considerazione che· nel pass~to soprattutto la clinica· psicol?gica si è crogiolata m uri eterno e - sembra - mconcludente dibattito su queste· domande. · Il clima è quello" ottimistico e magico delle ,< magnifiche sorti e progressive", con nuove parole d'ordine e nuove r_icette; mentre assai poco si discute (vedi l'illuminante conclusione di Newcombe, in O'Hare et al., 1994, p. 24) sui _rischie sui danni possibili,. sulla scarsa considerazione dei costi, delle conseguenze e degli BibliotecaGinoBianco vo. Non mi sembrava giusto.- . Ma la filosofia della riduzione del danno . avrebbe avuto il supporto ·che ha senza l'avvento dell'Aids? La malattia ha certamente piegato le forti resistenze che s"i a_vevano e si hanno ancora verso questo tipo di intervento, ne ha accelerato l'esecuzione e la messa in opera e aperto la cq,ssadel finanziamen"to. Gli insuccessi e la difficoltà a capire la· tossicodipendenza hanno tuttavia contribuito m9lto a far affrontare il problema in modo pragmatico e concreto. · . "Riduciamo almeno il danno poi cerchiamo di fare qualcosa in più. Guadagniamo tempo. Mi diceva Pietro. Non sapevo cosa pensare. _Dette da lui alcune cose mi confondevano. Poi, piano piano>ho cominciato a capir.ela logica e le contraddizioni di un pensiero così rivoluzionario per me. C'è chi lo hàfatto e lo fa molto meglio di me, in modo scientifico e competente. I o desidero soltanto dare una testimonianza. · Ritorno alla mia storia, che mi sta tanto a cuore. Pietro e io avevamo smesso di farei a Bangkok in carcere. Naturalmente lo scambio di siringhe in carcere_era all'ordine del giorno. Ricordo che uno stessoago serviva per decine di persone. Se"avessimo avuto accesso a siringhe pulite, Pietro e molti altri sarebbero ancora vivi. ·L'ipocrisia legale ha sempre il sopravvento. In prigione non sono permesse siringhe perché l'e_roina è illegale ed in regime di sorveglianza · assoluta è illegale due volte, eppure le carceri sono piene d'eroina ma non di siringhe. Non. solo perché una siringa non è altrettanto facile da· nascondere, ma soprattutto perché non vale nulla e nessuno rischia per una siringa così come rischia per una dose, per chi la usa e per chi la procura. Se noi avessimo avuto. siringhe pulite, Pietro sarebbe ancora vivo. _Questopensie- . ro corre e ricorre nella mia mente in maniera ossessiva. In quegli anni"non .sospetti nessuno pensava e:, siringhe pulite nelle carceri.Non ci si . pensava in nessun caso. · · Ora, in anni di certezza dell'Hiv e dell'Aids, nelle carceri nulla è cambiato. È possibile per il tossicodipendente in carc<:ree, le carceri ne sono piene, avere siringhe-pulite? No, no71 credo. E quindi si continua a morire di Aids, del tutto inutilmente. C'è stato un periodo, durato anni, in cui ho dovuto vivere e convivere f orzatarriente con compagni che si facevano e si bucavano regolarmente scambiandosi le sirin- · ghe. Se avessi ceduto una sola volta avrei ceduto altre volte e probabilmente mi .sarei contagiato da uno di loro, E non sapevo dell'Aids. _ Ho avuto una fortuna doppia. · Pietro, pur avendo seguito la ·stessa linea con fermezza e con co_stanza,non è stato altrettanto fortunato, perché solo di fortuna si è trattato. Ave:va già il Virus nel sangue. Quando mi ha parlato di riduzione del danno lì, in qudl'ospedale, mi ha detto delle_cose, alcune in maniera chiara, altre quasi inespresse, con il dolce pudore di chi non desidera intervenire nella vita degli altri. Lui era lì, con la sua grande dig·nità, e mi parlava di quello che gli era suc_cessoda quando era tornato in Thailandia, Aveva continuato per:la strada che aveva- _mointrapreso insieme. · Durante le nostre infinite conversazio_ni, avevamo affrontato con rigore e autocritica la nostra personale situazione, f acendò un enorme sforz_oper ricostruire a. ritroso il percorso che ci aveva condotto a un bilancio tanto fallimentare della nostra vita. Solo così, sentivamo SALUTE E MALATTIA

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