La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

Le arti hanno sempre avuto questa funzione di igiene, di cura, di ecologia delle forme di esperienza: prima di essere "sublimazione" di quello che viviamo ( e anche quando sembra essere solo questo) la (vera, o migliore) arte è rivelazione di realtà. Tutti i mezzi sono buoni, anche la deformazione apparente, se il fine è quello di rivelare quello che credevamo di sapere e invece non sapevamo più. Molte delle poetiche novecentesche parlano proprio di questo: dei modi per "straniare" la realtà, per far saltare gli automatismi della nostra percezione. Quello che abbiamo intorno tutti i giorni ci sembra noto, fin troppo noto. E invece ci è diventato ignoto. Si tratta di scoprire i misteri dell'ovvio. 9. Tutti gli Stati nazionali moderni si sono posti il problema della "educazione popolare". Era infatti necessario controllare le masse dal di dentro: non solo con la polizia e i tribunali. Ma, se possibile, ancora prima, con la scuola, con i libri e i giornali. Del resto, la stessa pubblicità non è che una forma di "educazione popolare": fornisce immagini attraenti della vita attraverso le immagini delle merci. Le merci diventano nella pubblicità oggetti magici, mediatori per ottenere la gioia, talismani della felicità. E gran parte dell'arte moderna può essere letta come una lotta disperata contro la " politica delle esperienze" perseguita dai diversi poteri ufficiali e pubblici. Una lotta impari : dato che l'alternativa per gli artisti è stata fra il tentativo di sottrarsi interamente allo Stato e al Mercato (tentativo che ha portato all' astrazione e all' esoterismo)· e il tentativo opposto di entrare nel gioco cercando di f iegarlo almeno in parte ai propri fini (agire ne sistema formativo o nei media di massa: in questo caso il rischio è: dimenticare lo scopo nello sforzo di tenere il campo). BibliotecaGinoBianco 10. Non so se c'è soluzione. Ma forse la sola via è una certa astuzia nell'uso "improprio" dei mezzi di comunicazione che di volta in volta ci si offrono. E comunque è meglio restare un po' distanti dai veri centri del potere: lì infatti si è più accerchiati e controllati. Illudersi di cambiare le cose dopo aver scalato la gerarchia, (perché dall'alto, dal vertice è più facile) ecco, questa è la grande illusione. · Dall'alto si possono fare soltanto quelle cose che si vedono dall'alto. Il culto della Grande Sintesi è pericoloso in pratica non meno che in teoria. A volte i cosiddetti grandi problemi sono nient'altro che la somma di tanti piccoli problemi (o meglio problemi gravi, ma circoscritti). I grandi problemi sono spesso delle finzioni terminologiche, degli idoli concettuali creati dal linguaggio e dall'ottica della Politica. Per diffidare in modo determinato di questi idoli terminologici è U:tile descrivere e raccontare ciò che, come si diceva una volta, "cade sotto i nostri sensi". Ormai è chiaro, e non ho nessuna difficoltà a confessarlo: ad ogni passo da gigante che il Progresso compie in avanti, io provo un desiderio acuto di fare due passi umani indietro. Non desidero affatto che il genere umano superi i suoi limiti biologici e antropologici finora noti attraverso lo sviluppo della tecnologia. Non appena ho saputo che la memoria dei computer poteva contenere centinaia di libri, il mio primo impulso è stato opposto: imparare a memoria lunghi brani dei libri che leggevo. E questo implica una selezione fortissima, dato che non posso sperare di imparare a memoria troppe cose. Nella memoria extra umana dei computer invece potranno essere messe le peggiori cose, così, non perché devono veramente essere lette da qualcuno, ma solo perché si fa tutto ciò che la tecnologia permette di fare anche se non c'è uno scopo. Si sviluppano i mezzi, in attesa di trovare uno scopo. Siete sicuri poi che chi troverà lo scopo sarà di nostro gradimento? 11. Stiamo diventando animali senza orientamento, senza faso, senza antenne. Crediamo di poterci spostare a piacere con enorme rapidità da un posto all'altro senza che questo intacchi il nostro senso di realtà. Invece avviene proprio che il senso di realtà sia in via di deperimento. Cominciamo a fare fatica a capire ciò che è realmente reale e ciò che ci viene messo davanti come tale. La realtà è sempre di più una costruzione artificiale. E questo può sembrare ancora abbastanza ovvio. Il fatto nuovo è che la realtà-ambiente nella quale siamo immersi non è più tanto, come mezzo secolo fa, il prodotto del lavoro, ma è il risultato della produzione delle immagini. Non siamo più veramente convinti che l'ambiente sia reale e non virtuale. Perché allora occuparsene? Forse, dice il nostro inconscio, se spengo il telecomando questa piazza, questa periferia, queste facce che ho davanti spariscono ....! Ho l'impressione che il Potere (non è un mito, esiste!) abbia bisogno di addestrare sempre più a questa labilità: il nostro rapporto fisico e mentale con ciò che esiste deve diventare scorrevole, senza attriti. Deve cioè essere percepito come "libero" e possibile, virtuale e opzionale, non necessario e cogente. Così, ,i caratteri di necessità e cogenza che erano i caratteri di qualunque fenomeno reale, si indeboliscono, s1 fanno sbiaditi, fluttuano. LEZIONI

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