La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

munità e delle relazioni rendono centrale la questione della socializzazione dei saperi e dell'accesso democratico alla risorsa "cultura". Riforma della scuola e diritto allo studio, garanzia istituzionale di pluralismo culturale, laicità delle agenzie educative sono altrettanti capitoli di una politica che voglia effettivamente coniugare democrazia con partecipazione. Una informazione che promuova democrazia. I contesti di riferimento per la nuo:7a cittadinanza che propomamo non possono essere limitati ai territori di diretta appartenenza: si è cittadini del mondo e, dunque, di uno spazio che, in qualche modo, viene fatto proprio attraverso i sistemi informativi nella comunicazione istantanea del "villaggio globale". Ma quanto più si allarga il campo, tanto maggiore deve essere la ga- · ranzia di pluralismo e obiettività e tanto più chiare e definite le regole che assicurino autonomia e indipendenza agli strumenti informativi e alla professione giornalistica. I problemi dell'informazione corrispondono sempre più al problema della democrazia, poiché sempre più evidente risulta il nesso di potere tra informazione-politicaconsenso, con i rischi di manipolazione conseguenti e anche con il pericolo di trasformazione del cittadino in generica (indefinita e inverificabile) "pubblica opinione", ossia da soggetto della politica a semplice spettatore. Questo · significa, in primo luogo, controllo democratico delle grandi reti televisive e delle catene di giornali, definizione e rispetto di regole ami-trust e delle incompatibilità ·tra soggetti .privati proprietari di mezzi di informazione e cariche pubbliche e politiche, sottrazione del bene-informazione alle sole regole del mercato. Ma l'informazione democratica è anche quella che dà legittimità, possibilità effettiva di esistenza, visibilità a tutte le piccole testate non incluse nei grandi circuiti dell'informazione e che, per scelta, non si sono sottomesse alla sudditanza della pubblicità e dei potentati economici. Senza questo sistema informativo, senza questa possibilità effettiva di parola data e riconosciuta anche alle autonomie sociali della società civile, pluralismo e democrazia risultano parole vuote. Dare opportunità di vita, comunque. Quanto abbiamo fin qui espresso deve fare i conti con una realtà piena di contraddizioni; in cui la violenza e la morte spesso hanno il sopravvento. Lo diciamo pensando, ancora una volta,, a chi ci ha lasciato, a chi non riusciamo a incontrare, a chi è a rischio di malattia e di marginalità pesanti e irreversibili, a chi - senza retorica - non . . . viene nconoscm to neppure con una sepoltura dignitosa. Sono le tante, innumerevoli vittime di conflitti piccoli e grandi, prossimi e apparentemente lontani, di cui è intrisa la nostra esistenza. Essi ci pongono, sia sul piano morale sia su quello operativo, domande radicali, le cui risposte sono da costruire con pazienza, con discernimento, ma anche con il necessario coraggio che serve per affrontare l'inedito. Stare dalla parte della vita significa far sì che chi ha anche solo pochi "scampoli di vita" non soltanto li possa godere e fruttificare, ma possa farne una risorsa indispensabile per tendere a quella pienezza a cui tutti aspiriamo. Per questo BibliotecaGinoBianco richiamiamo con forza l'esigenza di motivare una strategia nonviolenta nella soluzione dei conflitti e una nuova sintesi tra strategia di riduzione del danno, prevenzione e liberazione dalla dipendenza nelle situazioni di marginalità. È l'esperienza quotidiana che ci dice come non ci sia al livello di principi, contraddizione tra "l'aiutare a sopravvivere" e "l'educare a vivere". Anzi. Risulta sempre più chiaro a chiunque operi in situazioni di marginalità pesante come l'uno sia in funzione dell'altro, e il secondo non possa realizzarsi sen~a il primo. Siamo chiamati a educarci e a educare a dare chances di vita a ogni vita, soprattutto a quelle che fanno più fatica. Una ricerca di spiritualità. Tutto questo non può essere vissuto, progettato, desiderato senza un cammino vero, profondo, personale e comunitario di spiritualità. Misurarsi fino in fondo con la strada impone di fare i conti con le domande radicali del1'esistenza, propria e di ogni altro con cui ci incontriamo. La strada è luogo di spiritualità essenziale, quotidiana, laica, plurale. Lo diciamo a partire dall'esperienza che, pur con tùtti i limiti, come Gruppo Abele .abbiamo cercato di vivere in quasi trent'anni della nostra storia. Un'esperienza che ci ha costantemente provocato alla tolleranza, alla sobrietà nelle parole e nei gesti, alla ricerca di ciò che unisce nel rispetto delle diversità, all'attesa. · In un tempo difficile come l'attuale questa ricerca spirituale non può non continuare, con chiunque e aperta al contributo di ognuno, nel sociale, nelle diverse comunità religiose e non, nei territori, nel modo di fare politica. Essa è indispensabile, ed è indispensabile soprattutto per ridare alla politica la sua funzione di costruzione del bene comune. Non si può fare oggi una politica di legalità e solidarietà, progettuale e finalizzata al servizio, senza spiritualità. La strada è fonte per un rinnovamento - anche - spirituale della politica in cui ci sentiamo, a partire dal nostro specifico, profondamente coinvolti( ...). ♦ VOCI

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