La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

lontananza abissale che ha suscitato il favare arriso alle proposte di riforma, e che oggi alimenta lo scetticisimo circa l'effettiva possibilità di un cambiamento. Nel reale funzionamento d&icomuni, e soprattutto dei grandi comuni, l'aspe._ttodella produzione di servizi, comprese la definizione e l'applicazione di regole che consentano il quotidiano svolgimento della vita urbana, so- . no strettamente intrecciati con una redistribuzione del lavora. e del reddito, che rion risponde-a criter-idi equità, ma si conforma alle pretese degli interessi corporativi o alla moltitudine dei micro privilegi chef ungono da supporto alle reti clientelari. · . · L'intera macchina comunale appare strutturata in base a questi principi. Si tratti dei · compiti, spesso di definizione vaga (un po', come se si supponesse che non saranno mai svolti), ma coincidenti ·con le funzioni proprie del comune, che sono assegnati a terzi. O dei valori la cui domanda di riferimento è il risultato del cattivo funzionamento del comune. O della gestione delle licenze e dei permessi.. O della discrezionalità con cui le regole che vincolano i comportamenti individuali dei cittadini sono fatte applicare. -E vistd in5uest'ottica la burocrazia non è neppure inefficiente, specie quando tende ad articolarsi in modo da trarre vantaggi diretti dal compito che le è affidato. Il rovesciamento della priorità, invece dei servizi i circuiti redistributivi, rende il comune interlocutore solo di•una parte della città. Per questo ho usato l'aggettivo duale. · Chi vive autonomamente la propria vita traendo il proprio r:eddito da un lavoro qualsiasi, senza avvalersi di licenze, concessioni, trasferimenti eccetera, con il comune ha ·bew poco a chef are, se non accontentarsi dei servizi di cui comunque deve avvalersi. E.si è abituato a non premere neppure per avere servizi mi-: gliori, nella consapevolezza che altro non otterrebbe se non di allargare i circuiti della redistribuzione e di crearne di nuovi. Evidentemente un assetto come quello ora descritto non è facile da modificare, anche se, proprio perché divide una città interlocutrice da una estranea, rende oltremodo minacciosa ogni deriva plebiscitaria dei nuovi governi c_,omunali. Non è facile riordinare i circuiti-redistributivi dando loro un senso, presumibilmente in ragione dell'equità. Non è facile contenere gli interessi corporativi (si tratti dei commercianti o dei costruttori) e di impedirgli di perseguire i propri obiettivi senza subire alcun vincolo a tutela degli interessi altrui, o più banalmente della vivibilità, presente e futura, della città. I supporti che la legislazione nazionale (alcuni provvedimenti predisposti dal governo Ciampi) sembrava intenzionata. a dare, sono venuti meno. Eppure il cambiamento si deve pure avviare se si ritiene necessario cor.rispondere, in una qualche misura, alle aspettative di modernizzazione. Di fronte al prestigio di cui godono, per molti aspetti anche meritatamente, i nuovi governi locali, queste considerazioni possono apparire temerarie, una specie di reato di lesa maestà. Vogliono, invece, essere semplicemente un contributo all'avvio di un dibattito che riavvicini la prospettiva del perseguimento di un livello un po' più elevato di civiltà. BibliotecaGinoBianco DALLADISGREGAZIONE ALLACOMPLESSITÀ Gianfranco Bettin 1 Per tutti gli anni settanta la città è stata il luogo della disgregazione. Per tutti gli anni ottanta, mentre i processi disgregativi non si arrestavano, è diventata, nel contempo, il luogo delle illusioni. La provincia, peraltro, si trasformava sempre più nel luogo dei sogni, stravolti spesso in incubi, e degli egoismi viscerali. In questi anni Novanta, invece, mentre si accentua la deriva egoistica, atomizzante e svuotante, della vita di provincia, la città sembra mostrare una nuova, difficile vitalità, una ripresa di contraddittori e tortuosi processi di aggregazione, nei quali si ricombinano radici, appartenenze, destini, profili sociali e culturali. Dalla disgregazione è fiorita una nuova complessità, che· contiene elementi contrastanti e che va innanzitutto ricostruita nei suoi confi-. ni, per molti versi ancora mobili, e nelle sue dimensioni. È soprattutto l'immigrazione a favorire questo processo, ma sono anche i movimenti interni alla vecchia struttura sociale, semplice nel sùo icastico riprodurre gerarchie e funzioni dell'impresa attraversata oggi da sbilanciamenti, trasformazioni, scomposizioni ma anche da riformulazioni del senso e delle modalità dell'appartenenza alla comunità, o a un sottoinsieme della stessa (partito, gruppo, movimento o associazione che sia, oltre che dal1'etnia). Quest'impressione è certo più facilmente verificabile se si punta lo sguardo ai margini, nelle periferie di casa nostra. Il centro della città è invece, quasi ovunque, un luogo disabitato, popolato di giorno da clienti e addetti ai lavori e deserto la notte, presidiato da guardie giurate e dai segnali d'allarme, da fotoelettriche che inquadrano quasi solo gli improbabili raids dei comici spaventati guerrieri dei bronx nostrani discesi in città a solcarne gli spazi illuminati e solitari, specchiandosi sui vetri infallibili delle vetrine. La_città ~i.a:ticola soprattutto, ?ggi, in_tre grandi amb1t1: 11centro, commerciale e direzionale, poco abitato, poco usato se non per surreali passeggi; le periferie, appunto, entro le quali si registrano processi interessanti di ricombinazione sociale e culturale; e una rete costituita dai cosiddetti nonluoghi, spazi anonimi di passaggio, o di sosta, o di servizio, fruiti da una massa di individui altrettanto anonima (dai supermercati ai grandi parcheggi, dalle stazioni di servizio alle strutture ricettive agli stessi mezzi di trasporto di massa). Schematizzando, si può dire che nel primo ambito, il centro, sotto l'apparenza non c'è quasi più nulla della vita cittadina. C'è solo l'allestimento del migliore scenario possibile per le transazioni commerciali e per lo spettacolo del passeggio, superstite rito, sia pure in forma rozza e massificata, della promenade della città borghese. Riportare la vita in questa

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