La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

Questarivista GoffredoFofi · Questa rivista nasce dalla convinzione che, nell'Italia di oggi, considerando una definizione sociale e antropologica di essa di più lunga durata che non sulla base di un contingente successo delle destre, che ci sembra rispondere agli interessi di precisi blocchi di potere ma anche all'ideologia della vasta maggioranza dei suoi abitanti, sostanzialmente benestante, sia necessario ri- . . . com1nc1are a ragionare e a operare partendo da pochi, precisi punti fermi. Essi sono di ordine morale: oltre l'abuso che ne è stato fatto, la parola solidarietà ha per noi un significato grandissimo, assieme ad altre parole di cui, ugualmente, la politica ha abusato, anche quelle più usate dai movimenti, come ambiente o pace, o quelle rispondenti a valori àltrettanto importanti quali uguaglianza, o libertà, o verità. E sono di ordine pratico: ci interessa confrontarci con (e proporre il confronto fra) coloro che agiscono nella realtà a partire da collocazioni professionali specifiche così come da scelte di partecipazione volontaria a iniziative che affrontano i problemi del disagio, dell'emarginazione, della disuguaglianza. Il nostro scopo è di servizi<?,un servizio partecipe, attivo, propositivo: far conoscere esperienze solide e positive, e le loro difficoltà; dare spazio alle minoranze attive e alle loro 'posizioni contribuendo anche, quando possibile, con la pubblicazione di materiali teorici, scientifici e informativi alla lorcf crescita, insieme al-la nostra; di riproporre in modi attuali il progetto di "lunga marcia attraverso le istituzioni" che fu una delle grandi intuizioni "politiche" (di critica della politica, di trasformazione nei modi di intendere e di fare ·1a politica) del '68, presto soffocata dai vecchi modelli ideologici e organizza ti vi; ma di collegare questa "marcia" (priva di qualsiasi connotazione militaresca!) a quella di chi, fuori dalle istituzioni, nella società, BibliotecaGinoBianco nei suoi spazi minati, nascosti, ~argi_nali, a, rischio, s_ioccupa d1 chi non e ancora m grado di affermare e difendere da solo le proprie capacità di modificare la propria condizione. Ci occuperemo così di "società" e del "sociale" a più livelli, in più modi, con la riflessione teorica e con la conoscenza scientifica, con l'inchiesta e con la descrizione di condizioni e di interventi, con il confronto tra posizioni, con la denuncia, con la cronaca, con la pubblicazione di testi e documenti, con l'elaborazione e la proposta di possibili soluzioni per situazioni piccole o grandi di particolare disagio, di particolare urgenza. Ci occuperemo di funzionariato e ci occuperemo di volontariato; di associazioni e di movimenti e di comunità; di diritti e di doveri; di centri e di periferie (e considereremo la città, il discorso sulla città, perno di ogni più ampia disanima sociale e di ogni progetto futuro) e naturalmente anche, con l'Italia, ci occuperemo del mondo, perché è impensabile che qualsiasi tipo di chiarificazione sulla nostra realtà possa prescindere da una visione globale, dal rapporto tra la nostra realtà e quella di altri paesi. Con il 1989 è finita una storia, è finito un secolo. Non tutti hanno voluto o vogliono rendersene conto, come non tutti, anzi pochissimi, sembrano disposti a riconoscere la portata internazionale che qualsiasi scelta nazionale deve avere, anzi ha. Non ci interessano invece le distinzioni, al nostro interno o nella nostra società, tra credenti e non credenti, tra chi è nato al Nord e chi al Sud, tra· chi agisce nelle grandi e chi nelle piccole realtà. Siamo in molti a dividere la convinzione che quando si ricomincia daccapo si deve partire da quegli elementi di unione che possono attraversarci. Cerchiamo di essere (e ci rivolgiamo a) persone di buona volontà, che per rafforzare questa volontà sanno di doversi mettere in discussione, di dover tagliare dei ponti, aprirsi a. ,, nuove realtà, cercare nuove alleanze. Ci occuperemo di trasmissione della cultura, di scuola, di mezzi di comunicazione. Quello dell'educazione ci sembra un settore fondamentale della nostra realtà, e forse quello più carente e dagli effetti più nefasti. La scuola non è all'altezza dei bisogni della nostra sqcietà, è spesso inutile, serve spesso al solo mantenimento di una corporazione di insegnanti priva di scopi collettivi come di talenti, e al contenimento di masse di bambini e di adolescenti, via dalla strada e dal mercato del lavoro. Sulla scuola insisteremo quasi ossessivamente, da dentro e da fuori di essa, convinti che la scuola sia cosa di troppa importanza perché siano solo gli insegnanti a doversene preoccupare. Ci occuperemo molto meno di mezzi di comunicazione di massa, per il motivo che questo è uno dei terreni più inquinati e inquinanti per ogni dibattito, oggi; ce ne occuperemo, bensì, anche non occupandocene, contrapponendogli altri modi di comunicare, altri progetti di comunicazione, e nella convinzione che le minoranze attive all'interno di un~ società debbano parlare alle maggioranze senza tradire o adattare il proprio linguaggio al loro, e anzi esigendo da loro il rispetto delle proprie posizioni, dei propri linguaggi. Ci occuperemo presto, e con particolare attenzione, anche di giovani. Non solo come oggetto di interventi e come partecipi di disagi, ma anche come produttori di culture, da discutere con loro, anche in rapporto a finalità collettive, a idealità comuni. Il nostro programma di lavoro è ampio, vario, delicato. Ha già ora molti collaboratori ma altri ne cerca, e chiede ai lettori sia un sostegno pratico - la diffusione della rivista, abbonamenti "normali" e, preferibilmente!, sostenitori - che un contributo di idee e di materiali. Se sapremo operare degnamente, i nostri lettori saranno automaticamente dei possibili collaboratori, poiché saranno lettori che non solo "si tengono informati" ma che, agendo attivamente in campi specifici, avranno molto da insegnare a noi come ad altri lettori di campi diversi dal loro, ma mossi da convinzioni in grado di diventare, pian. piano, un progetto dav- .vero comune. ♦

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