La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

rar-e tutti!"), sono ancora convinti che gli operai italiap.i lavorano troppo poco e aborriscono le mai sopite aspirazioni classiste alla "liberazione" dal lavoro. E spesso questo fronte eterogeneo contro l'ipotesi di settimana corta trova schierati sulle stesse posizioni i comunisti più puri e gli industriali più duri, mentre la più recente pubblicistica, anche di origine accademica, propone soluzioni provocatorie, ma di nessuna praticabilità. L'economista Giorgio hunghini, in L'età dello spreco, sostiene che in realtà- bisogna lavorare di più, senza tante storie. Un altro studioso di problemi del mondo d~l lavoro, Renato Brunetta, annuncia in un pamphlet di Marsilio La fine della società dei salariati, prefigurando nuove forme di partecipazione dei dipendenti, (ma sarebbero ancora tali?), alle responsabilità e ai profitti dell'azienda. Di questo passo, allora, perché non riscoprire i soviet? La realtà è che l'orario di lavoro rimane un tabù intoccabile. Il sindacato non è riuscito a farlo diventare oggetto centrale di cònfronto con il mondo imprenditoriale e politico, mentre le uniche esperienze di riduzione d'orario sono state realizzate in momenti di emergenza sociale, tramite i contratti di solidarietà, una formula straordinaria che prevede il taglio degliorari e contestuali sacrifici salariali, per salvare dei posti di· lavoro. Ma questa soluzione è, naturalmente, molto distante dall'imposta,zione, dalla filosofia che erµei-ge,-:irGi_en:nania o in Francia .. 1:-adduzione d'~rario, la ;;ettlrri\na· corta prefigurano un çambià.riento noh solo *qell~relazioni intlustriali, ma impongono un adeguamento dei ritmi della vita sociale, l'allungamento d~gli orari d'apertura dei negozi e degli uffici pubblici, una diversa articolazione sull'intero anno delle ferie. Qualche anno fa Vittorio Foa pose, forse come una provocazione, al sindacato e alla sinistra la necessità di mettere mano a queste questioni, prima che lo facessero altri. Allora la spinta veniva dalla volontà di "riguadagnare tempo" per la vita sociale e individuale, oggi è motivata dall'urgenza di trovare nuove occasioni di lavoro. La questione rimane centrale, ma largamente incompresa. Il nodo dell'orario di lavoro, prima o poi, scoppierà anche BibliotecaGinoBianco da noi. Ma, visto come vanno le cose, bisogna sottolineare la pericolosa subalternità del sindacato e della sinistra al mondo dell'impresa. L'incapacità di porre almeno sul terreno negoziale la questione dell' orario. L'azienda è tutto, il resto viene dopo. I rece'nti casi , degli stabilimenti Fiat di Melfi · e di Termo li testimoniano di questo drammatico ritardo di elaborazione e di capacità di confronto da parte del mondo del lavoro. Mentre le menti migliori della sinistra si interrogano sulla fine e sul sµperamento del modellò taylorista, la gr~n~e ~ndustri~ imp_one nuovi ntm1 e orgamzzaz10ne in fabbrica, senza concessioni. A Melfi la Fiat ottiene il lavoro su tre turni, anche al sabato, comprese le donne, per tutta là settimana. Nessuno nega la logica ricattatoria che sottinten-,, de la filosofia del gruppo · Agnelli - "Fate. come dico io oppure la fabbr.ica la faccio al-~ trove, all'esteru" - ma il sinda- . cato, pur debole, avrebbe do.- vu to almeno impostare l'obiettivo a medio termine della riduzione d'orario in cambio della nuova logica· produttiva nella fabbrica lucana. Questa: stessa logica, quest~ medesima · subalternità intellettuale e politica all'azienda, è apparsa evidente nel caso Termoli. Gli operai della Fi;lt avevano rifiutato di lavorare anche al sabato, sconfessando i sindacati, come previsto dalla nuova orI muti.egli invisibili Edoardo Cernuscbi Nel suo ultimo libro Sottosopra, Giorgio Bocca dedica un intero capitolo al Cotto- !engo d! Torino, "d?:'e a1:1che i mostn sono tenuti m vita e chi li guarda non sa se è per carità o per sadismo". Ritorna sull'argomento nel numero cinque di "Micromega", confessando il personale smarrimento per quel tragico spettacolo al confine estremo tra la sacralità- della vita e il diritto alla morte. Afferma di non essere un sostenitore di teorie paranaziste, dell' eu tanasia imposta dai custodi della razza, della biochimica senza controlli, e tuttavia, in controtendenza polemica si domanganizzazione dell'azienda che offriva anche l'opportunità di occupazione per 400 persone. ..Apriti cielo! Stampa, televisioni, commentatori, sindacalisti e moralisti si sono scatenati contro quei lavoratori egoisti e mascalzoni che rifiutavano la generosità dei piemontesi. Il tono prevalente dei commenti sui giornali era: "Cofi1:eposso~ no permettersi questi terrom emancipati dalla Fiat di rifiutare una tale offerta?" Quei lavoratori della Fiat, naturalmente, non volevano bloccare le assunzioni, volevano solo difendere la retribuzione del sabato straordinario, che invece sarebbe diven!ato un giorno di lavoro normale con la nuova settimana lavorativa. E cosa c'è di più po.litico, di più sindacale che tutelare il proprio salario, il f roprio potere d'acquisto? I referendum, strumento di suprema democrazia sindacale, doveva essere riconvocato perché il risultato aveva bocciato l'accordo con l'azienda. Ma allora a cosa serve il voto dei lavoratori, solo a plebiscitare le scelte dei vertici sindacali? I lavoratori di Ter- _moli sono tornati a votare. I '.'sì" hanno stravinto. Naturalmente a nessuno è venuto in mente di negoziare la nuova settimana di lavoro imposta dalla fiat con una riduzione - magari modèsta, provvisoria, sp_erirfientale - dell'orario. di lavorò, · da: la sacralità della vita vale anche per gli esseri destinati a una non vita? I sani hanno il di-ritto di imporre, ammesso che vi sia coscienza, una non vita fatt.r di sofferenze e di disperazione? Non voglio forzare il pensiero di Bocca, ma accetto la provocazione e affronto il problema dal punto di vista pratico. Immaginiamo di regolamentare per legge la eliminazione delle mostruosità naturali, delimitando chiara- .mente i casi attraverso un codice tecnico-scientifico cui fare riferimento. Occorre quindi che un gruppo di scienziati e di giuristi fissino in modo

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