La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

PIANETA TERRA - AFRICA Ryzard Kapuscinski Andrea Berrini .e le fotografie di Tom Stoddart SUSSULTNIELLETENEBRE Ryzard Kapuscinski In Africa, la mattina e il crepuscolo sono di gran lunga i momenti migliori del giorno. Il sole b~cia ma sono gli unici momenti in cui si riesce a vivere. Il gesto di un ragazzo Ci stiamo dirigendo verso le cascate di Sabeta, a venticinque chilometri da Addis Abeba. In Etiopia, qu.ando guidi, devi sempre essere disposto a qualche compromesso. Le strade sono vecchie e strette, stipate fino a scoppiare di gente e di veicoli e in un modo o nell'altro devi accontentare tutti. L'autista (o il mandriano o il viandante) ha sempre un problema, un ostacolo, un puzzle da risolvere: come si fa a evitare di scontrarsi coi veicolo che viene dalla parte opposta? E il mandriano cosa deve fare quando conduce il suo gregge (o la sua pecora o il suo cammello) per evitare di calpestare il bambino che si ritrova tra i piedi o uno dei tanti invalidi che si trascinano da tutte le parti? Qual'è il momento giusto per traversare senza essere travolti da un carro? E quando bisogna cambiare strada quando passa quel toro? Riusciremo a fermarci prima di investire quella donna che porta sulla testa un carico di almeno venticinque chili? Però nessuno è arrabbiato o offensivo. Non ci sono scontri, bestemmie o minacce. Silenziosamente, pazientemente, ciascuno prosegue a modo suo, e manovrando, piegandosi e tuffandosi e scansandosi, piroettando, incespicando, ognuno risale questa strada e in qualche modo riesce persino ad andare avanti. Gli ingorghi di solito vengono sbrogliati amichevolmente, e si procede, millimetro dopo millimetro. Il fiume che scorre sopra le cascate di Sabeta prima _attraver~~un canyon ~crepol~to e pietr~- so. Il fmme qm ·e basso, roccioso e pieno di rapide. Poi scende, cadendo sempre più giù, e raggiunge il bordo tagliente del precipizio della cascata. Questo è il posto dove passa la vita un piccolo etiope di circa otto anni. Si spoglia ~avanti ai turisti che si riuniscono in quel punto, si immerge nell'acqua e viene subito trascinato via dalle rapide, scivolando sul letto pietroso del fiume, e arriva proprio sull'orlo del precipizio e poi riesce a fermarsi, drammaticamente, mentre BibliotecaGinoBianco gli astanti urlano per lo spavento e per il sollievo. Allora il ragazzo si alza, risale a riva, si gira e mostra deliberatamente il sedere •ai membri del suo pubblico. Un gesto di sche;no? Un'offesa? Piuttosto, il contrario: l'esibizione è un' espressione di orgoglio (e serve anche a rassicurare gli spettatori). Il ragazzo mostra la pelle ben conciata del suo sedere, una f elle così callosa da consentirgli di scivolare su letto del fiume irto di sassi taglienti senza farsi male. La sua pelle sembra veramente come le suòle di un paio di scarponi da roccia. La distruzione di un grande esercito Il giorno dopo, siamo alle porte c;liuna prigione di Addis Abeba. Ai cancelli, una coda di persone aspetta sotto una tettoia l' apertur~ del carcere. Gli uomini scalzi e semivestiti che si aggirano vicino ai cancelli sono le guardie. Il governo è troppo povero per fornirgli delle uniformi. Dobbiamo accettare che siano loro a decidere se possiamo entrare o se dobbiamo andare via. Siamo rassegnati; dobbiamo aspettare che finiscano di chiacchierare.La prigione è abbastanza vecchia. Costruita dagli italiani, è stata usata dal regime di Menghistu, sostenuto da Mosca, per la detenzione e la tortura degli opfositori. Sopra il cancello c'è un'enorme stella e i simbolo familiare della falce e martello. Nel cortile, scopriamo un busto di Marx. Oggi, il governo attuale vi ha rinchiuso i più vicini coJlaboratori di Menghistu: ex-membri del comitato centrale, ministri, generali dell'esercito, poliziotti. Nell'estate del 1991 - quando Menghistu cadde, riuscendo a fuggir~ all'ultimo momento in Zimbabwe - ricorreva il diciassettesimo anniversario del suo regime. Fino a quell;i data, Menghistu, con l'aiuto dei suoi amici di Mosca, aveva costruito il più potente esercito di tutta l' africa sub-sahariana. Forte di 400.000 unità, armato con i missili e gli armamenti chimici più sofisticati, l'esercito aveva combattuto contro la guerriglia nel Nord (in Eritrea e nel Tigrai) e nel Sud (Ogaden) del paese. I guerriglieri erano dei contadini scalzi; molti di loro er;mo solo dei bambini; erano male armati, affamati, inzaccherati. Ma nell'estate del 1991, riuscirono a costringere questo fortissimo esercito a ritirarsi ad Addis Abeba, e gli europei fuggirono dalla capitale temendo che stesse per scatenarsi un tremendo massacro. Non accadde nulla del genere. Quel che accadde invece avrebbe benissimo potuto essere la scena di un film che si sarebbe potuto chiamare: La distruzione di un grande esercito. Il potente esercito di Menghistu si sgretolò poche ore dopo la sua fuga dal paese. I soldati -

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