Studi Sociali - XII - n. 16 serie II - 31 luglio 1941

2 li bolscevismo russo era rimasto finora fra le quinte; aveva cercato d'introdursi nello sgabuzzino del suggeritore; aveva mosso i fili di molte marionette dei piu di– versi colori. All'improvviso qualcuno l'ha preso per mano e l'ha tirato violentemente sulla scena della guerra. Voleva guidare gli avvenimenti da tutte e due le parti del– la trincea (della. trincea apparente che si confonde ora con il canale della Manica e che traversa il deserto africano, e di quella invisibile che separa gli uni dagli altri i cittadini dei paesi occupati, dei paesi non occupati, dell'Inghilterra e della stessa Germania); e la volonta altrui l'ha collo– cato da una parte sola della trincea, senza lasciargli la possibilita della scelta. Stalin non sentiva nessun ,bisogno di lottare con– tro Hitler; pero Hitler ha deciso a un certo momento di lottare contro Stalin. Le cose non sono probabilmente cosi semplid: la diplomazia é sempre complicata e miste– riosa, ma la diplomazia nazi - sovietica é stata complicatissima e misteriosissima. E Stalin doveva sentire un certo vento fred– do dalle s'lle finistre occidentali, gia da qualche tempo, se, dal principio dell'anno, i comunisti francesi avevano cambiato la primitiva tattica della cortesia verso le au– torita tedesche di occupazione e comincia– vano a sentire simpatie per De Gaulle. Pe– ro i piccoli cambiamenti di temperatura e di colore che si sono notati ogni· tanto, dal famigerato patto in poi, nell'azione e nel– la propaganda comunista, non sono stati che i riflessi delle alternati ve diplomatiche, come i cambiamenti di tono nella propa– ganda dell'Azione Cattolica in Italia a par– tire dal Concordato del 1929. Il che non t0glie che l'accordo nelle linee generali ci fosse e si sia conservato fino all'invasione tedesca in Russia: l'accordo dei ladri di Pisa che dura fino al giorno della divisio– ne del bottino. Motivi per romperlo ora, prirr_a che si definisca. la.--1.otta-iD.-. occidente, li ha avuti Hitler, non Stalin. E son motivi tali da far pensare a una grave debolezza interna della costruzione imperiale tedesca, appa– rentemente granitica: necessita di grano e petrolio sf, ma sopratutto necessita di dar nuova forza all'arma principale del nazi– smo in questa guerra: la corrente fascista nei paesi nemici e in quelli neutrali. L'ag– gressione alla Russia, presentata come una crociata contro gli orrori del bolscevismo é stata un gesto piu ancora politico che militare, ed é cominciata con il teatrale volo di Hess. Ed é significativo che Hitler abbia sentito il bisogno cli questo gesto, di fronte alla resistenza inglese, alla minac– cia nordamericana e, forse, a un sordo mal– contento nella sua stessa retroguardia. E' evidente che il risultato non corrisponde interamente alle sue speranze, ma non é neppure completamente negativo, se si de– ve giudicare dalle ripercussioni che questo cambiame11to di rotta ha avute tra i çon- servatori dei paesi "democratici". , In ogni modo se Hitler ha creduto di ri– produrre ora in Inghilterra la situazione confusa che il suo patto con Stalin produs– se in Francia quasi due anni fa, s'é sba– gliato. Non ha fatto che aggiungere alcuni 110mi alla lista dei suoi segreti partigiani, perdendo pero nello stesso tempo l'aiuto €ffettivo che le organizzazioni comuniste internazionali gli davano con la loro cam– pagna neutralista. Obiettivamente, la Russia é stata buttata a fianco dell'Inghilterra e cio cambia pa– recchi aspetti del panorama internazionale e della lotta antifascista:, piu o meno le– gaita -111e1ifatti, anche se non nelle inten- . zioni cli tutti coloro che vi partecipano-, alle vicende della guerra. La Russia e la rivoluzione C'é anzitutto da osservare che, se la Germania sfrutta -nella guerra contro la Russia- il timor panico che tutti i con– i;ervatori del mondo sentono quando si S'l'UlH SOCIALI parla cli rivoluzione, il governo russo non ricorre affatto a.I mito rivoluzionario per galvanizzare le masse. Quando gli emissari sovietici in Spagna parlavano cli legalita e cli democrazia e cercavano di soffocare, non solo la rivoluzione, ma anche il linguaggio rivoluzionario, si disse che. . . non biso– gna.va spaventare l'Inghilterra. Puo darsi che si arrivi a dire oggi la stessa cosa. Ma, adesso come nel 1937, la scusa é infantile. I conservatori inglesi e nordamericani che hanno la mano s'Ul mestolo sanno co– me stanno le cose e conoscono il valore relativo della propaganda; gli altri sono più inclini a credere a Hitler che a Stalin. Le masse operaie di tutto il mondo invece ascoltano -quando possono- la radio di Mosca e leggono i proclami militari sovie– tici con una certa speranza -quella spe– ranza che é l'ultima a morire· e che so– pravvive a cento delusioni- d'incontrarvi l'eco del linguaggio infiammato del 1917. Conviene al governo russo, da un punto di vista internazionale, aggiungere alle cento delusioni del proletariato mondiale sul suo conto, una delusione di più, presentando questa guerra come una lotta di difesa na– zionale, simile a quella che il popolo russo sostenne contro Napoleone e ripetendo - sugli aspetti universali del conflitto- le vaghe parole d'ordine degli uffici di pro– paganda inglesi? Gli conviene rimanere sulla difensiva in un terreno in cui sarebbe cosi facile e vantaggioso passare alì'offen– siva? Evidentemente no. Le ragioni del carat– tere anodino e forse suicida delle armi spi– rituali della Russia in questa guerra in cui la loro importanza é quanto mai grande, bisogna cercarle non all'esterno, ma all'in– terno dello Stato sovietico. Stalin, che sa d'essere non il continuatore, ma il soffo– catore della rivoluzione d'Ottobre e che de– ve sentire che sotto la cenere della noia 1Jtn·ocrat1ca e o a l 1a e , rac1 e gran e incendio 110,1 sono ancora spente, ha paura che il vento della guerra le ravvivi. · Il binomio dei fratelli nemici Stalin– Trotzky prende oggi un piu nuovo e chiaro significato. Ambedue han continuato l'ope– ra dittatoriale -quindi, in fondo, contro– rivoluzionaria- di Lenin. Ma Trotzky, che voleva la dittatura proletaria, che voleva allontanare i due termini inseparabili: s0- cialisrno e liberta, é morto in esilio ed é ìogico; l'opera sua, come quella dei rivo– luzionari bolscevichi della vecchia guardia, eliminati tutti senza eccezione dallo stali– nismo, non era vitale, perché minata dalla contraddizi011e interna fra clittatur!I- e ri– voluzione. Vitale era il pensiero e l'azione dei marinai di Kronstadt, con il cui ster– minio é entrata in agonia la rivoluzione russa. Vitale é il regime di Stalin che, per conservare la dittatura cerca cli soffocare perfino i ricordi rivoluzionari; vitale a pat– to che q'llesti ricordi non risuscitino o che 1m totalitarismo piu intero, senza vecchi ricordi da soffocare, non abbia il soprav– vento su di lui. Ci diceva un amico, e probabilmente a– Yeva ragione, che l'assassinio di 'Trotzky da parte della G.P.U. indica che Stalin sen– tiva vicina la guerra. Il ricordo di Trotzky si sarebbe presentato a tutte le menti con le prime sconfitte e il rivale in esilio a– vrebbe acquistata una nuova potenza. In ogni modo é ben evidente, da parte dei propagandisti sovietici, la preoccupa– zione di non dir niente che possa ricordare i proclami lanciati all'esercito rosso nel periodo rivoluzionario. Si paragona la guer– ra attuale alla difesa zarista della Russia contro Napoleone, non alla lotta rivoluzio– naria contro Wrangel e Denikin. II governo russo, come tutti i governi del mondo -i dittatoriali assai piu degli altri - ha paura della rivoluzione. E' questa un'inferiorita (la stessa che nel numero passato di "Studi Sociali" osservavamo ne– gli Stati democratici) cli fronte a Hitler che puo spiegare a viso aperto la sua bandiera reazionaria e assolutista. Il governo russo invece non vuol essere rivoluzionario (o per meglio dire si sforza ù"apparir tale agli occhi del proletariato del mondo, pero non agli occhi delle classi dirigenti e sopratutto evita ili linguaggio rivoluzionario -troppo in contrasto con la controrivoluzione effettiva- all'interno del– la Russia), non puo adoperare le parole d'or– àine fasciste perché allora neppure piii l'ap– parenza lo distinguerebbe dal totalitarismo rivale, e si deve contentare in questo mo– mento di ripetere, in una scala cromatica piu slavata, la propaganda democratica dei paesi fino a ieri "imperialisçi", aggiungen– do per conto suo solo una buona dose cli nazionalismo che a volte (la Francia di Napoleone ce l'insegna) puo essere un sur– rogato dello spirito rivoluzionario. Pero non pr;_re che per i russi sia stimolo suffi– cente, tanto piu che Napoleone aveva con– servato della rivoluzione francese del 1789 ben più cli quanto Stalin abbia conservato àella nissa del 1917. L'assolutismo 11011 fa vincere In guerrn E c'é gran pericolo che succeda quel ch'é gia successo in ltalia. Quando si fa di tutto per trasformare un popolo, per mezzo del terrore, in un gregge di pe·core, non si deve pretendere poi di portarlo alla vittoria. 11 popolo tedesco é -in questo momento- un caso speciale. A parte quella certa tendenza dello spirito tedesco al gregarismo milita– re (su cui ci sarebbe molto da discutere), parecchi fattori contribuiscono a generare quest'eccezione: Hitler é !''unico dittatore contemporaneo che sia stato portato in alto dal popolo; e le cause che l'hanno con– dotto al potere (il bruciore dell'umiliazio– ne cli Versaglia, la fame del dopoguerra, il fallimento miserevole della socialdemocra– zia in cui disgraziatamente il popolo tede- ' o e~a-i'fiftzien detlo --spir-He ci,~--- f ista, etc., etc.) non han .perduto la loro forza dinamica. Le prime vittorie devono aver ubriacato un esercito che sentiva an- cora l'altra sconfitta, tanto piu che esse gli han dato -almeno per un certo tempo- quel burro che non é certo cominciato a mancare 'in Germania con l'avvento del na- zismo. Lo stesso non succede negli altri &tati totalitari. Non é successo (l'abbiam visto) in Italia; e non é detto che succeda in Russia. E quest'inferiorita tremenda del regime russo di fronte al tedesco non pu6" essere compensata da nessuna: perfezione tecnica della macchina bellica. Le sfilate dell'enor– me esercito nell'immensa piazza rossa che tanto hanno impressionato il mondo gli anni scorsi, non possono evitare og~i il malessere nell'U crania, ancora tormentata dal ricordo delle sanguinose repressioni contro la rivoluzione popolare, esercitate in nome d'un rigido centralismo pseudo– rivoluzionario, padre dello stalinismo at– tuale. Per dar 1rnova vita alla resistenza in un momento particolarmente difficile, Stalin ha dovuto gia -e, per ora, con dei ·buoni risultati che ci indicano precisamente qua– li siano per i russi come per gli altri popoli le vere fonti del valore militare- far qual– che concessione a!l'impulso rivoluzionario delle masse. La ricostituzione del commissa– riato politico nell'esercito é la prima di queste concessioni. Pero Stalin e la sua burocrazia gia vec– chia non potrebbero sopportare il vino nuovo della rivoluzione autentica, che spaz– zerebbe via loro prima d'ogni altra cosa . ln questa rivoluzione, contro la q'llale gli attuali padroni della Russia finirebbero certamente col favorire Hitler, come gia. l'han fatto in Spagna, stanno tutte le no– stre speranze. Intanto, mentre la situazione non si ri– solva in un senso o nell'altro, la lotta an– tifascista nel mondo clev~ far fronte a nuovi problemi.

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