Studi Sociali - anno I - n. 3 - 16 maggio 1930

gono all'estendersi inde!inlto della propaganda; non– ché da fatti tconom,ici e morali d'ordine generale che affievoliscono o neutralizzano del lutto 0 gli effetti dcli:! resistenza del lavoratori coscienti. Una forte e vasta organizzacZione nostra per la pro– paganda e 1,er la lotta incontra mille ostac~li in noi ste.Esi, nella nostra. mancanza di me-tzi e sopratutto nelle repressioni governative. Ed anche supponendo che fosse possibile col tempo di arrivare, per mezzo della propaganda e dell'organ:;zzazione, ad aver la forza per fare la rivoluzione da noi, direttamente 1ier il socialismo anarchico, si producono tutt'i I glor ni, e ben prima che noi si sia giunti ad avere quella forza, delle situazioni politiche nelle quali siamo obbligati ad intervenire sotto pena non so– lo di rinunziare ai vantagg'i che se ne pQssono rica~ vare, ma an: l!c di perdere ogni Influenza sul popo– lo, di distruggere una parte del lavoro !atto e di rendere più difficile il lavoro futuro. Il problema dunque é di trovare il mezzo per de– terminare per quanto sta In no'l quelle mocliffr.azio– ni di ambiente necessarie al progresso della nostra propaganda e di profittare de:Je lotte fra i vari! par– titi politici e di tutte le occasionl che si presenta– no senza r'inunzla1·e a nesiuna _parte del noutro 1JrO– gramma ed in modo da facilitare ed avvicinare Il trionfo. In Italia, per esempio, la situazlpne é tale che é 1>ocsibile, é probabile, in un tempo più o meno bre– ve un.a insurrezione contro la Monarchia. Ma é cer– to d'altra parte che Il r'isultato di questa prossima insurrezione non sani il tbcialismo anarchico. Dobbiamo noi prender parte alla r,rcparaz'one ed alla re-aljzza{4ionedi questa insurrezione e come! Vi so110 alcuni compagni I quali pensano che noi non abbiamo neston interesse a misG.hiarci in un mo1'imento, il qu;,.le Jascera intatta l'Istituzione del– la Proprleta privata e servira solo a sostituire un governo ad un altro, a fare cloé una repubblica, la quale non sarebbe meno borghese e meno op1>resslva di quello che é la mo.narchia. Lasciamo, ,escìi dicono, che ,i borghesi e gli aspiranti al governo si rompa– no Je corna tra loro, e no'i continuiamo per la no• stra strada, facendo sempre la propaganda anll-pro– prletaria ed anti-autoritarla. Ora la conseguenza cli qu.esla nostra astensione sa– rebbe, prima di lutto che l'inclurrezione senza Il contingente delle nostre !orze avrebbe meno proba· bilita di vincere e quind'i per causa nostra potreb– be trionfare la monarchia,, la qu,11Ie,massinie in que– sto momento che combatte per la vita ed é resa fe– roce dalla paura, preclude la via alla propaganda, ed a qua)slasi progresso. Di plù, facendosi Il mo··t– mento .senza il nostro conconh, noi non avremmo nessuna influenza sugli aY.venlmentl ullenlori, · non potremmo cavar nulla dalle occasioni che si presen– tano sempre nel periodo di tra..nsizione tra un regi– me ed un altro, iliremmo discredit.ati come partito lii a'";one c non potremmo, per ·!ungili, anni fare al– cuna cosa d'importanza. Non é Il caso di !asciare che I borghesi si liat– tano tra di lo~·o, perc-hé in un. moyimento ln~11rre– zio11ale.la forza, per lo meno materiale, é sempre Il popolo che la da, e se noi non siamo nel movimento div'idenclo coi combattenti i pericoli ed i successi e cercando di trasformare Il moto ,polttlco in rivoluzio– ne cbcialei esso llOPQlonon servirli. che, di strumento in mano agll ambiziosi che aspirano a domina.rio. Invee~. plgl'iando parte all'·lnsurrezione (insurre– zione che non avremm 0 la forza di far da noi soli) o pigliandovi la parte più grande possibile noi a– vremmo :a simpatia de1 popolo Insorto, e potremmo spingere le cose più avanti che si pu6. Noi sapp'iamo benissimo, e non cessiamo mai di dirlo e di dimos.t.rarlo, che re_puQ)Jlicae ,monarchia si equivalgono e che tutti i governi -hanno un•e~ale tendenza ad allargar<1 Il loro potere e ad opprimere semp~e piil i go'"ecnatl. Ma sap11iamo pure che più un governo <\ debole, che piil é forte la resistenza ch'esso Incontra nel popolo, e plil é ,grande la libertà, più é grande la possibilità di progredire. Contribuen– do in modo efricace alla cadtlta della monarchia,. noi potremmo op1>orci con più o meno efficacia alla co– tlLtuzione o alla consolidazione di una repubblica, potremmo restare armo.ti e negare ubbidienza al nuo– vo governo, come potremmo qua e la fare dei ten– tati vl cll espro1J1•ia7,jpnee di ,orgaoJzzazlone anarchi– ca e comunistica della sooleta. Nol i()Qtremmp-impe– dire .che lai ,rivolml'ione si arnes\,i al ,suo primo- pas- BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI so e elle le energie popolari, svegliate dall'Insurre– zione, si addormentino di nuovo. Tytte cose che non potremmo farè, per ovvie ragioni •di psicologia po– polare, i11tervenendo dopo; quando l'indurrezione contro la monnrch1a s'i fosse fatta ed avesse vinto senza di noi. Spinti da queste ragioni, altri compagni vorrebbe– ro che noi ]asciassimo da parte per il momento la propaga11da anarchtca e cl occupassimo solo della lotta contro la monarchia, per pol ad insurrezione vinta r"icominciare il nostro lavoro speciale di anar– chici. E non pensano che se noi cl conf1mdesslp1p og– gi col repubb:icani, lavoreremmo a beneflcio della pross.ima repu)>bllca, disorganizzeremmo, le nostre fi– le, confonderemmo 12. mente del nostri, e non avrem– mo poi, quando vorremmo, ,la forza d'lmped'irc che la repubblica si faccia e si fo.rtlflçhj. Fra questi due errori opposti, la via cb~ dobbiamo seguire cl pare chiara. Noi dobbiamo concorre.re co.n l repubbncanl, con i socialisti democratici e con, qualsiasi partito anti– monq-rchico ad abbattere la monarchia; ma dobbiamo concorrervi come anarchici, per gl'interess'i dell'anar• chia, senza scompaginare le notltre forze e confon– derle con quelle deglt altri, e senza, pr<'ndere nessun impi,gno che -vada oltre della cooperazione nell'azio– ne militare. Cosi solo possiamo, secondo noi, avere, nel. pros– climl avven~enti, tutti J vantaggi di un'alleanza co– gli altri partiti antimona1·chlci senza rinunziare a nessuna parte del nostro programma. ERRICO M'ALAT.ElSTA (Da "Lo Questione Sociale" periodico ~ocia!ista.– anarchido, ili Pater.son( N. J. (li/tau U.11.iti). - Set– te,nbr<>-ottobre 1899.) 0rdine e Anarchia I nemici dell'anar-cbls1110 si sono s!orzati a incul– care la credenza che la nostra doltr"ina, messa in pratica, condurrebbe ad un caos sociale spaventoso, al più comp_lelo disordine. Il pregiudizio autoritario tlta tanto radicato negli spi.riti, nel temperamento e nella ,morale degl'l uomini; il costume, la lunga eredita di s ecoli di abitudini, insieme all'educazio– ne famll \a.re e sociale, hanno Incrostato talmente la creden ia, c he I govwn'i, gli Stati e le diverse for– me di gerarchia autoritaria son.o la garanzia del– l'ordine, che anche senza alcuna malafede, v'é del la gente che sinomjzza anarcblca e di d'isordine. Non impiegava lo, stedJo Proudhon u.na parola per l'altra, dopo essersi gilj. prooJamlltP anarc hico? L'er– rore, l'uso del l'inguagg!o spiegano fino a un certo punto la confusione esistent_e,_e la mancanza di one– ct~ completa la s111egaz1011e. Nonostante ci6, ha guapagi,ato terreno il sigilifl– cato che noi diamo alla parola "anarchia". I diziona– ri! ,e le enclclopedfo moi!erne da,:,no g,ineralmente le due deflnizlpnl: una, secondo cui anarchia ,equl– hvale a disordine, l'altra in cui si tratta di una fi– losofia che nega pgn,trp~inclplo aut1>1:it(l,rlo. Certo é una gTan conqu,ista che uomini d'lntel– Jettuallta riconosciuta, come sono quasi sempre I col– laboratori delle enciclopedie e gli autori del dizio– nari!, <Jmettano di agitare l'abusato spettro delle Furie distruttrici. Per6 contrasta con questa con– quista, che si ap_re il passo ogni giorno piil e con tante di!flcolta, li fatto che molti "anarchici" sem– brano. malgrado la loro p~oclamata adesione alle no– stre Idee, Impegnati a mantenere alla parola anar– chia la Interpretazione combattuta da noi per cosi lungo tempo . Vero é che, se si sostenesse con loro che anarchia significa di.sordine, .essi protesterebbero Immediatamente, impiegando tutti gli argomenti per dimostrarci che slamo In errore. Sono sempre di· sposti ad affrontar<\ l'avversarlo che osi fare tale af fermazione. Per6, e qui sta l'incomprensibile, con Jll, medeelma fermezza essi a(frm1teranno chiunque so– stenga che anarchia Implica un nuovo concetto del– l'ord,lne sociale. Né ordine, né di!hrdine. Sarebbe una ~pecle di equlJlbrlo tra due.,fatti che non hanno alçun elemen– to Intermedio, seç:,ondo Il quale equilibrio, In rap– porto alla vlta um;ipa lnd'iylduale e sociale che non pu6 oscillare tra quei due poli ma essere nell'uno O nell'altrQ, l'anarchia, non. significa assolutamente nul– la. Jean Grave, nel primo_ suo libro che pub)Jllc6, nel– la biblioteca. de "~ .Ré,volté" co_n lo psimdonlmo di Jehan Le _Vagre, ,dedl~av~ un capitolo appu11to ad "Autorll(t e Org,µi.lzzµlpne", nel quale combatteva la tendep_z11, mq)to mij)l.l!eata dt parecchi anarchici a con{o.ndere l'unJI. con )'altra..: ci6 che poteva dar ori– gine ad una. me11tal.tta, cqe in.fatti per disgrazia si é molto estesa da allora in pqj. Altri scrittori han– no segnalato ripetutamente il pericolo di questo fat– to, ma, sembra, invano; e quindi é nece1U1arloripe– tere ostinatamente per gl_i stessi parteclp":ntl alle 3 nostre lotte quello che gli altri, lontani quando non nemici, ne sanno gia- .e xlconoeoono. In questa. posizione di negazlpne assoluta, negazio– ne deU'ovdlne, e del disordine, l'anarchldmo sarebbe condannato alla pl\1 completa sterilita storica. Mal nessun ideale ha potuto affermarsi nella vita del popoli se non é sta lo concepito com è un fattore re– golatore e modellatore della vita. Pili ancora, do– minati• dall'odio per ogni norma coercitiva, buon nu– mero di compagni reputano antlanarchlco per1lno l'assoggettarsi a1 compimento delle necesstte. della vita. • •• Qualunque sia li concetto di vita pi;e,fe~ito, slasi indlvlduali~ta, cQmunlsta, collettivlflta, sc.elga,sl come strumento di reajlzzazlone del pro,prlo modo di vive– re la colonia comunista, l'lndlvidu.ale cbludersl in sé stesso: il <Jindacato, la cooperativa od un'altra qualsiasi delle tante appl~cazlon\ sog11.ate, nessuno pu6 sfuggire ad un. ordinamento dell'.attlvlta. Vi sa– ranno concetti dlfferenU, talvolta antagopi!ltlcl; per esempio, il no~tro é opposto at concetto autoritario, generlcam.ente considerato. Ordine basato sulla li· berta_ contro l'ordine - m,qlto discutibile - basato sull'Lmposlzlo11e. Ma non un.a nega.,,:lone dell'ordine. L'ordine che noi combattiamo ha, come quello che preconiz.:iamo., forme differenti di app]lcazlope: l'au– torlta riveste qui la forma di monarchia assoluta, la dl monarchia costituzionale, qui di repubblica, cola ct'1 comunismo statale, ecc. Per6 tiene, In ,Jin. tesi, lo ste~so d'istintivo caratterlsUco. Cosi Il no– strp ordine nella sua opposta conc,i•lone uguah;nen. te generica.' · Net. loro entusiasmo di propaganda moltt SPl€€ano elle a11ai:chJa slgiµflca "non-autorita". Pu~ tuttavia in qui:~ta definizione mo)to manca a dare Il senso di una comprensione abbastanza amplia, esatta e necessaria; e no)), lo da perché nqn si é giunti a suf– ficienza alla splegazlpne completa che l'anarchia é "la a(!ermazlone di una societa In cui sia SCOIP.Par• sa la pratica au.torltada". Precisa.niente perché non sl co.nceplsce con chla– rezza bastan te il carat tere trasformatore, e non sem– plicemente distrutto.re , dell'anarchismo; perché non cii prevede l'opera di 1'icpstruzione sociale cqe deve succ(ldere a q,uella di dist;uzlone; perché non si é com»reso serJamente che Ja nostra missione non é solamente nichilista, - e non dimentichiamo che 1 nichilisti, che facevano della negazione una dot– trina, praticavano nuove forme di relazioni ed esi– stenza che possono anch'esse tlJrvlrcl di esempio, ma tende in sostanza alla creazione di un nuovo ti· po di civilui.. Nella sua nota conterenza. "li vostro Ordine e li nostro Disordine" Pietro Gori dimostrava che !'or• dine dei nostri )lemlci é In realta un ter!'jblle disor– dine e che il disordine che ci sl accusa di fomenta– re ci.irebbe al contrario un ord'ine Invidiabile, non p~rché dlso,:dine implichi 01:dine, - questo sarebbe un assurdo g!Qco di p~role che nessuna persona sen– sa,ta oserebbe di sostenere, - bensi perché I difen– sori dell'ord'ine. autoritario han defo_rmato ed inver– tito la magglQr parte dei fatti dell'esistenza. Ed o,– Llilamava: "Se le parole conservano il loro significato, non po;;sono gli anar.chici esser ch'iJLmatl amici del disor– dine, neppure con&jderandolo dall'unico punto d_lvi• sta rivoluzionario. In questo periodo storico d1 dl· struz'lone e di transizione tra una societa che muore eù una ..societa che naspe, gli attuali rivoluzionari. so– no un elep1entQ d'ordjne. Essi _hanno negli occhi fo– sforescenti la visione dell'ideanta sublime cne !a palplla~e il cuqre dell'umanita. e la sospinge nell'in– finito cammino asç_endente della storia". SL, anarchia lmp11ca ordine, e la. causa rondamen" tale della nostra rivolta contro la socleta autorltf, ri11-der!v'a per l'app11nto dalla costatazione che !'or· dine attuale é più ap.l)arente che reale, giacché non pu6 esistere un vero ordine che solo quando le tor– me sociali sono in armonia con i bisog11.I collet,– tlvJ. Le nostre critiche constatano di continuo <1uesto contjral'fto tra le necessita ed I mezzi rlllicolmente in– sufficienti o cQntroproducentl, e dopo aver mostrat'> ci6, che é dannoso, pro_pongono cl6 che sarebbe bene– fico. All'oppressione governatil-a, la )ibera iniziati.– va; alJo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, 11 comu– nitltno; al matrimonio legale, l'unione libera. Alla maggior parte delle Istituzioni demolite dalla nostra. critica corrlspondono nuovi. modi d'i rel!'-'Zi9JlL.cho le sostituiscano. S'i tratta di creare un ordine diver– so da quello esistito fino ad oggi; non di negar-e l'ordine, ma d1 migliorarlo o trasformarlo secondo i CllBI. • •• Per quanto Inflessibile .nemico d!!ll'autorlt.a. e ll.P– passlonato amante della. liberta si possa esser.e, _l'or– dinamento della vita, degli atti, delle attlvlta 1ndl– vlduall e tlaclall é indispensabile, e nulla pu6 s!ug– glrvl completamente. N'el più piccoli atti della no– stra esistenza. é evidente di continuo. questo fatto, che é la, essenza e lnaleroe l'espresfione dell'ordine: la applicazione degli atti alla sodlsfazlone delle ne– cessita. E quanto plil si é ordinati nel seguire tale norma, maggiori probabllit.-\. di buon esito si avrli in ogni !mpr.esa. iniziata. Se si ba l)8D scopo lo svll\l.PPO f!Slco, la maggio– re tongevite. possibile, la conservazione della salu-

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