Spetttacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 2 - gennaio 1943

Missione del piccolo teatro compre,,detemi bene ; io no,, sostengo la causa di un. teatro ascetico, d' un fior• di serra, riservato a un gruppetto d'eletti; no. Credo an:i che la nostra arte non attinga e ,,on dia sè stessa se non. a con• tatto col grande numero; eh' easa non ab• bia il suo pieno rigoglio se non in una forma la quale po,.a dirsi popolare. Ma consideriamo la situa:ione oggi creata al• l' arte drammatica nella ,,ostra epoca : essa non ha nulla che rassomigli al rigo• glia. Siamo dunque tutti d' accordo nel riconoscere che quest' arte ~ malata o al• meno profondamente corsa da influenze, turbata da conflitti. Ora, senza entrare nel didattico che Dub~ch ha spesso sollevato, e che u1t libro di ]ean ' Rich,ird Bloch riprendeva di recente, senza congetturare &equesta malat• tia deriva o no delle attuali condizioni sociali, e se gli sforzi di alcuni attori per guarirla siano o no droghe derisorie, io dico semplicemente questo: che i nostri piccoli teatri pongono la loro ragion di essere in funzione di uno stato di crisi, e dei problemi che esso comporta, in fun• zione dell' esame, della conosc~mza e della ,oluzione di questi problemi. lo dico che essi stessi sono altrettanti problemi ; che la loro esistenza non va da sè ; che il loro compito non è davvero di riposo ; eh' e.ui non possono al tempo steuo differire da• gli altri teatri nell' euenza e rassomigliar loro nel regime, _che eui debbono quoti• dianamente darsi pe'nsiero di metodi e di espedienti, per armoni.3'.zare le condizioni della propria durata con la natura parti• colare della missione di cui essi sono • agli occhi di tutti • investiti. Di teatri la cui parola d'ordine è lavoro, ricerca, audacia, si può dire che non sono stati fondati o per prosperare, ma per durare senza diventare schiavi; il che è bendiverso. Chi ne fece il progetto pensava, molto piiì che al successo, alla lotta ••••.-.. JACQUES COPEAU * ~pellaeolo. fJJ,lb/Jliea L<l{J{Jl e twi, '{W: i}_ IW-0-- IJ.O. t.e.af.M.. <}-niwulila a dl./Jbonm1wlfi ..e. 3,50 ..e. 32 Fondazione2'Ruffilli - Forlì Loverso è una di quelle creature ECOncertanti che lestamente due o tre segni - cominciano col ricalcare la realtà sopra un foglio traslucido, e quando aspetti che compiscano il disegno, ecco che spostano il foglio, lo sfasano dalle linee che s' irtravedono di là, e producono una composizione entusiasticamente irreale. Credi forse che, da quel primo gesto, si studino a rimettere ordine, ossia a far combaciare le linee ? Macchè. Se per un momento han tutta l'aria di lasciartelo supporre, è per sorprenderti meglio, e sbalordirti - perfino irritarti come sempre quando ci si trova scomodi - con un roteare dentro al quale le cose e le idee appaiono e dispaiono, quasi per una clemenza (offrirle frantumate, separate da diaframmi d' assurdo, di paradosso, di surreale divelte dal loro asse, perchè in compagine sarebbero troppo crudeli a dirsi e ad udirsi, troppo difficili forse). Questo deve ben significare qualcosa. Il surreale di Loverso risulta sempre da una brusca violazione iniziale: una premessa che bisogna accettare come una esoterica necessità - e precisamente Il fischio di Adamus ne dà l'esempio più evidente - ; dopo, tutti i fili si sgomitoleranno seguendo le leggi del destino (il "giro del destino ,, di cui si parla nell' atto radiofonico Addio Korall; e la sentenza di Dolin, quì, a Forg e ad Adamus: "In sostanza noi di un gran da fare nella vita, ci creiamo un mucchio di preoccupazioni, di pensieri per decidere di far ciò che poi è scritto che noi si debba fare ,,). L' incognita sta nelle cause di quella violazione, drammatica o umoristica. Si direbbe un gesto di coraggio ; non è coraggio : moralmente è un timore. La violazione, l'umorismo di Loverso sono una difesa esercitata secondo la norma di " attaccare per primi ,, , il risultato d' un'esasperazione che bisogna risolvere all'esterno, si, ma anche dissimilare. Sottolineate le parole dell 1 Uomo della Legge: "Non state tanto a guardar fuori. Guardatevi dentro, ecco. Dove siete veramente voi. Lì è tutto. Lì è anche la verità. E un giorno a forza di guardare finirete per scoprirla. Insomma, cari signori, rendetevi conto di una cosa : la vita non è fuori di noi .,. L'orgasmo si produce qui da un volere guardare dentro di noi, perchè tutto ciò che incontriamo e subiamo o provochiamo diventa irrimediabilmente un " dentro di noi ,, eh' è come uno stagno pieno di relitti. Guardare dentro di noi : ma non sapere poi come fare a capire, e !entirsi sempre in procinto di rimanere travolti Non possedere che un istinto : nient'altro. La fantasia di Loverso, nella sua sostanza, obbedisce appunto a un istinto (ch'è poi la fiducia di profferire causalmente quelle affermazioni non sapute disporre sulla retta di un sistema). La fantasia di Loverso direi eh' è un mezzo per concludere senza conoscere le proposizioni di partenza. E questa è condizione' che può aprire gli strappi più rischiosamente scaduti - ivi comprese un' involuzione elicoidale eh' è come una prigionia, e una contrazione che si dibatte alla fine in un surrealismo nell' accezione ormai storica, brétoniana. Questo rischio Loverso lo avverte: ecco perchè ali' istinto fantastico emulsiona un complessissin:io studio tecnico. E' uno scrittore quant' altri mai preoccupato della tecnica ; - in una maniera angustiata addirittura. Non bisogna lasciarsi ingannare da diverse apparenze : se dà saltelloni e sorride, come fosse il più estemporaneo, è per pudore, per difendersi ancora. Sui due lati divergenti della fiaba e dell' astrazione opera in tempi separati, Loverso; e il suo problema fondamentale è lì; accordare - dentro di sè i pezzi di mondo in dissenso - risalire al vertice, sovrapporre e fondere i due lati in uno . EDILIO RUSCONI

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