Spetttacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 2 - gennaio 1943

1Ritratto~i uomo alUDICO questo lttlO di Rossi - berlchè già. da lu.i dichiaratame11,te « supe. rato .. - degu.o di certa atteu:io11e crit.ica. Con. quest.o 11011 iute11do di turibo• larlo alla nwtla reciproca. degli imberbi nostri teatrwtti: Rossi è un giovo11e, e tlella sua età rivela, tutti i difeui dalla stesura a,,coro i11certa alle co,uies$ure drammatiche uou sempre incloviuate, anzi speuo oscure per defici~11te o infelice sviluppo della materia di ispira:.ione. Dalla .sua pagina trasparisce però una cosciente i,uui:ione stilistica, un. pensiero in. via di conclusioni soffèrte, non senza determinabile ed adereute modest.ia ; non ci permette insomma l' occliiata distratta, seppure benevoleute. Appartiene senza dubbio ai « misteriosi » del teatro. U11 testo come questo rive~a i,, pieno le sue tPudew:;e: l'ascolto inconfeuato dello stimolo int.ellettuale co• me risolutore di complesse situazioni umane, e l' abbandono rompiaciuto alle pouibilitd teoriche, quasi geometriche, di tali rivoluzio11i. Giuoco di dame, ebbero a chiam<,re proprio il presente lavoro ; giuoco di dame mascherate, potrei dire dfe• rendomi a questa opera di Rossi, dame incon.osci.bili e mute dietro 1u1-' immobile espressio11e geroglifica. Nè d' oltro11de le ·sue predile:ioui cerebrali souo ascrivibili soltanto all' impostazio,ie uaturale della· me,r.te, ma piuttosto risultano dalla dis~iplina minuziosa della propria tecnica in formazione - {11tta di richiami i,iteriori, di mecca,,ismi dialogici pazieutemente c.ongegnati - dallo sforzo influe di creare un remoto sapore e.Dèttuale ad og,ii bat• tuta. Di qu,i appunto, da questo dimenti• care il valore f unziouale del personaggio per condurlo lieveme11te attraverso l' arcipelago d'avorio della parola, nasce il pericolo del decadimento ,,ella banalità assoluta, e soprattutto qtiella dell' esilio oltre og,,i limite del teatro. Eppure la reali:zt1:ione di questo «Ritratto> dovrebbe secondo me offrire un grande interesse. Anzitutto interesse di regia - dato che la sua immanenza espreuiva richiede 1L11a estrema pu.,itualità critica, quindi una inesausta sollecita'Jione al processo dell' intellige,ua, che appunto nella sua continuità si caratteri::a come e: meua i,1, sceua » (si sarà notato come, fra gli as• .suuti dello spirito, quello registico menO di ogni altro permetta anche la minima pausa, il minimo riposo d~lla te,uione Fondazione Ruffilli - Forlì Un allo di FRANCO ROSSI * * * creativa): quin.di d' interpreta:.ioue per l' obbligo da parte dell' attore di costringere la personalità in un " com.porta• mento" quasi cinematografico, di cnrposità ora Jìsiche ora verbali, limitaudo la propria ovvent.ura ad uu sottile itiueral"io di JJO$i:ioui, di gesti e di toni : influe d, scenografi.a - per l' ombientazioue e9ui• voca, orizzonte ed insieme labiririto di sensazioni, e SOJ>ratiitto per il compito che le è affidato di porre in evidenza alcune significazioni del testo, per così dire, to• pologiche (la poltrona com.e centro ideale, il divano come e teatro • tiella vicenda : l' uuilateralità delle entrate, prima sem• pre da destra, poi sempre da sinistra, iu corttrasto con la fu,ga fi,Hile di tui perso• naggio, che supera questa, legge uscendo da uua plirte ed entra,uio tlall' altra). Ed in nome di questo interesse, di questo protendersi ad una r<tppresenta• :ione come a postularne le proprie giu.su. fica:ioui intime, che riconosco l' autore, in tale suo particolare momento. Testo er• metizza,ue, te<itro fino ad u,i certo punto; o per lo m.en.o " teatro enigmatico ,,. A1a anzitutto - ce l'inseg,,ava perfino Adriano Tilgher - troppo di frequente le vie dell' i,uellige,ua si i,idividuano " per speculum. in aenigmate " : e no,, è lecito pensare poi che qpesto teatro - sia pure nei suoi raggiungimenti. quindi posseduto e 11011 solamente tentato - sia una faccia di quell9 enigmati_co puledro che è la nostra arte contemporanea. UMBERTO BENEDE1'TO * Al mio amico G. T- in ricordo delle nostre conversazioni invernali. • Fole lo stesso, cari comj1agni, e comprendete adesso Aristotele. Egli osservtt bene che la domrn non si può bene adoperare nella tra· gedio. E' anche chiaro che essa ha il sno posto nell'i,,termezzo jJltletico e serio, non nel lavoro drttmmatico di cinque atti, ma nello scherzo drnmmatico di mezz'ora •. (SOrcn Kier~egaard • In Vino Verilas • ). la scena è un salotto. Questo - all'a/Jrirsi del sipario - appllrirà come un salotto di una villa sulla collina fiesolana: arredato con un gusto del disordine debitamente artistico. Avrà al/nra due porte-finestre che danno sul giardino, oltre le qtwli la luce dei colll se~uto /10rt'11li11ìsi andrà sj1eg11e11do ;,, una smorta sera invernale. A mellÌ tlel/'atlc il buio avrà quasi lam· bilo /'ava11sce11a. · Pausr negli angoli, pieni di · intimità J1erdute. Fra J;oco emergertorno dalla nebbia leggera dei ram.J1i gli alberi umidi e le voci lonltme dello valle. SCENA I. DAr,.;JEU...,,\ è accucriata su. di un ampio divmw, morbido di ctiscini: un etmino hianco e peloso le si.a accm1to, dividendola da ,rn giovane <folla e11orme chioma ricciuta che siede all'altro estremità del tlivano. Dava11li a loro uu tavolino cou tutto il J1a11orama di ,_rn thè consumato e abitualmente lauto. Sul fondo, volta verso la fìuestm, una grande j1ollrona con alta spalliera. D1A,\ELLA . (afJ/Jt'11a fuori esce da una ila• rità di cui 1u,rtecipa soddisfatto il giovane ricciuto). No, caro. E' meravigliosa. ljna storia bellissima. G1ovANE R1cc1uT0 . E c·è il seguitol Perchi': nawralmente la modella da qualche parte si doveva rivestire. nlA:"I .• \Jo, basta. Mi scandalizzo (J1aust1). .\ncora del thè? C1ov. R1cc. - Grc11ic (accetta un /10' goffo). Mentre Diane/In è afft,cceudattl a servirlo senza a/wrsi dal divano, entra Franco, <·011 1111 • Permesso?•. a mez.:w v:1ce. Si m11111za fJiano. C'è in ogni suo allo un 1011/auo ma selvaggio im.barnz:w. 1)1AN. - Oh! Sei 111. (si stringono la mano, mcnt,e ella si risdraia) Conosci Unga• relli? (1111ova strrlla di mano) Sei tre• mendamcntc in rirnrdo. FR. - Ci:',. (è urlalo dalla presenza. ,iell'al1.ro. Si siede dall'ttllra parte del tavolino do the) O1AN.. U11garelli mi ha raccontato ora una stori~1 bellissima. ta. U11garelli) Ma di dove siete voi precisamente? l!N(.. • .Sono nato a Giulianova, io. In provincia di Teramo. ~fa sto a Grosseto. DIAN. . Ci sono stata )'altr'anno a Grosseto. Abbiamo fatto una gita per la Tosc..'lna,. a tappe, per scovare tutti g1i attribuiti a Pietro Lorenzetti. Mi ricordo la gioia quando trovammo quella Madonna nel Duomo. li sagrestano ci guardava indignato. .Eravamo più di venti. c·cra anche Luzzi. il maestro Luzzi. Lo conoscerete di certo, è li all'Accademia. ll~r.. . Perbacco. t lui che ha fatto la fotografia al mio lavoro. (riprende la fotografia sul tavolino) E ora sostiene che è una statua maledetta perchè ci hattè la testa, una sera al buio, nel mio studio. O1AN.• Povero Paolino! Era qui una set• timana ra. UNC. - Ah, ma allora era di lui che parlavate dianzi con quei ragazzi della Brera! DJA:"1. Quando? scornmessa? .Era Ah, no. Quello della Paolo Pini, uno del 9

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