Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 1 - dicembre 1942

"Il reduce,, del Ruzzante - Regia di E. Macchi • Scena di F. Ba1si APPUSnUTTLI EATDRIROUZZAnTE RICORll.E ogni tanto, nella cultura nostra e di altri paesi, uno strano fenomeno: in occasione di un centenario o di qualche altra celebrazione, risorgono, ed entra no a far parte viva del patrimonio culturale, opere, e talvolta addirittura autori che nel corso degli anni erano stati dimenticati, e disprezzati.• Non sempre è così: anzi i.o più casi avviene che si celebri qualche illustre ignoto che poteva benissimo restar tale, ed io qualche caso anche avviene che chi avrebbe meritato d' esser tratto alla luce, per incuria, o per amore dell' erudizione, fuori dell'azione viva di cultura, o per qualche altra strana cagione, non viene affatto valori1.zato, e ritorna rapidamente nel1' oscurità donde si sperava che fosse tratto. E' stato un po' il caso del Ruzzante, quest' auno. A dire il vero la fortuna del Ruzzante, dopo la popolarità enorme nel cinquecento, è sempre stata alquanto strana. Per secoli silenzio quasi assoluto: poi, dal secolo scor;o, grandi elogi dei dotti e dei competenti, ma ignoranza <1uasi genernle dei testi e dell'autentico loro valore. E la speranza che col centenario si verificasse il desiderato fenomeno di ri,,alutazione sta ormai sfumando. L' edizione critica delle sue opere, che Lovariui sta curando per I' Accademia d'Italia sarà indubbiamente preiiosa, poichè la competenza di. Lovarini è indiscutibile. Ma. sarebbe altrettanto preziosa una traduzione a fronte, anche se allora il nome di Lovarini potrebbe lasciare molti dubbi, non filologici, ma artistici. Le sue traduzioni dei Dialoghi, e della Moschella e Florina, 24 Fondazione Ruffilli - Forlì (cioè delle opere più significative), se non interessanti e perfette per la comprensione integrale del testo, non rendono affatto il sapore del dialogo originale, nè tutto quanto c' è di spettacolare, di vivo e mosso, nella costruzione.stessa del testo. La ricerca di un italiano un po' popolaresco non ha giovato a nulla, poicbè il traduttore s'è servito di una lingua alquanto antica, e ricercata, e le commedie hanno assunto un tono di esercitazione erudita, fredda ed inespressiva quando sia portata sul palco• scenico. E il Ruzzante è invece tutto vita e sangue, e tutto spettacolo, in ogni parola, in ogni movimento del suo dialogo. Senza dubbio è assai difficile poter.rendere i.n una traduzione ciò che è c1>lore dialettale: non st:mpre si trovano in italiano parole o intere frasi che corrispondano come significato e tono, anche sonoro, a certe espressioni dialettali. Ma questa difficoltà è sostanzialmente la stessa che si presenta ad ogni traduttore, anche da altre lingue; eppure riteniamo valida ed ioteressante la traduzione che si può fare dal francese, dal tedesco, dal difficile irlandese del teatro di Synge e di Yeats, persino dal giapponese (magari con la mediazione di traduzioni francesi) dei nò. E non dovrebbe esser possibile la traduzione di Ruzzante? Intendo non la traduzione 6lologicamente impeccabile, che non può vivere sui palcoscenici; ma una traduzione che sia altrettanto efficace del testo originale, che riporti nella lingua che oggi parliamo ciò che Ruzzante faceva dire ai suoi contadini. E non è nemmeno vero che il Ruzzante fosse un comico dell'arte in anticipo: equivoco generato dal fatto che inevitabilmente, recitando le proprie opere, variava particolari di volta in volta: un po' allo stesso modo di quei singolari attori che sono oggi i De Filippo. Possediamo di Ruzzante dei testi ben precisi (e tra poco, grazie al Lovarini, criticamente fissati in modo indiscutibile), i quali hanno un loro valore teatrale pure ben preciso, ed altissimo, de• gno di essere veramente considerato uno dei pochissimi grandi nomi che noi abbiamo di teatro. Assai di più, a mio parere, che l' Ariosto, o anche il M:acbiavel)i della Mandragola. L' unico tentativo di quest' anno di rappresentare il Ruzzante è stato lo spettacolo, prezioso e raffinato, dato da Simoni a Roma con la .Moschetta. Dico spettacolo dato con la Moschetta, poichè Renato Simoni, forse per _la preoccupazione di muovere la commedia, non ha risparmiato canti e danze, che il testo non prevede, nè ri.- cbiede. Ed io penso sempre che la regia migliore è quella che si serve essenzialmente del testo. Il quale in questo caso non è certo povero di movimento, nè di vere e proprie trovate. Ora Bragaglia annuncia uno spettacolo. con contadini padovani. Non si tratta naturalmente di auten• tic• ·contadini. ma di elementi tratti da un gruppo folcloristico di Padova, che a Ruzzante si intitola, e di Ruzzante perpe• tua la lingua. Sarà il primo esperimento, cr~do, di presentare Ruzzante nel suo testo originale. Non so come a Roma ciò sarà accolto, anche se una attenuazione del pavano, ed un ritmo di balletto potrà venire in aiuto per la piena comprensibilità del dialetto, piuttosto difficile. lfa il problema dell' immissione cli Ruzzante nella tradizione vivente e ope• rante del nostro teatro rimarrà insoluto. Poichè il testo originale non potrà mai essere accessibile ad un pubblico sufficientemente vasto, e neppure ad un numero abbastanza ampio di studiosi: sono condi• zioni di ciù l' esser veneti per poter affer• rare il ritmo sonoro del dialogo; e comun• que (anche per i veneti), un testo con tra• duzione a fronte che aiuti a comprendere il senso, spesso difficilmente accessibile anche a specializzati. Naturalmente, poichè le nostre com• pagnie regolari non si sognano nemmeno di poter affrontare una cosa così: fuori ciel• I' ordinario, e poichè i nostri teatrini spe• cimentali (Teatro-Guf compresi) sono numerosi, ormai, ma non abbastanza consci della loro importanza culturale, assai poche sono le speranze che Ruzzante possa ritornare in vita, ben tradotto, ben rappresentato, come potrebbe essere. Resteremo in pochi a conoscerlo veramente, e conti• nueremo a sentire gran quantità di gente colta che ne parla, con rispetto, ma per sentito dire. CE:SCOCOCCO

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