RIVISTA POPOLARE . 283 mente, condurre la nostra politica estera nei rig1;1ardi della Tripolitania , essa potrebbe avere per n01 un grandissimo valore. Ma da un Iato ci preme l'Inghilterra e ci respinge, dall'altro la Francia fa lo stesso, entrambe tendono, amichevolmente si capisce, a privarci di quello hinte1·land senza il quale la Tripolitania è un peso morto al paese che la occupasse. L' on. Tittoni ha dichiarato che nessun pericolo minaccia la nostra penetrazione, e nessuna. rivalità ci preclude la via all'interno. Ora, ecco, i fatti si diruostrano un po' diverso dalle parole dell'on. 'fittoni; rivalità, forse, no; ma interessi ben protetti spingono Inghilterra e Francia ad allargare, a spese nostre , la loro penetrazione commerciale in Tripolitania. La via al lago 'rchad, per esempio, ci è preclnsa, e si noti che questa via è Ùna delle principali carovaniere verso l'interno, e sarebbe utile che ci fosse non solo aperta; ma che fosae sotto il nostro diretto e principale controllo. Ed è cosa della quale l' on. Tittoni si deve preoccupare moltissimo, e deve a questo provvedere seriamente, se non desidera che la Tripolitania sia per noi uno scapito in vece che un guadagno, A proposito dei rapporti con le potenze E11ropee, meno un simpatico accenno a Guglielmo di Germania e al suo ministro, poco egli ha detto; e questo ci sembra male. Il trattato Anglo-Russo in Asia ci riguarda ed anche ci interesija poco: ma del trattato a proposito della garanzia di mar n.eutro al Bai tico pere li è non ha detto un.a parola? Sarebbe stato interessante, e più interessante ancora sarebbe stato ii discorso se l' on. Tittoni avesse voluto farci sapere qualche cosa a proposito di certi accordi per il Mediterraneo che si bucina sien.o intervenuti fra la Spagna la Francia e l'Inghilterra. Dopo tutto, nel Mediterraneo ci stiamo anche noi e ci pare che per qualche cosa dovremmo contare; oppure quel che sì dice è erroneo? Una pa· rola non sarebbe stata di troppo; come di troppo non sarebbe stata una parola più chiara su i Contratti di Lavoro ali' estero; e una notizia su le questioni della nostra emigrazione agli Stati Uniti : ma allora il discorso sarebbe stato interessante davvero: e questo, forse, l'on. Tittoni ha voluto evitare con tutta la sua arte. Si sa, i diplomatici parlano molto per non dire niente. + Pel dazio sul grano. - Coloro che ci seguono da molti anni o che banno letto il libro di Oolajanni, Pe1· la economia nazionale e pel dazio sul grano sanno che il dazio di entrata nel Regno dei cereali venne da noi sostenuto nello interesse della agricoltura nostra, della quale vivono dfrettamente oltre la metà degli Italiani e i11direttame11te gran parte degli altri. I lettori del cennato libro, ch'è sempre di attualità, ricorderanno che il suo autore non volle mai vedere nel dazio snl grano una finalità fiscale, finanziaria; ma una più generale e più import.ante, quella economica. Conformemente a questo criterio soste11emmo che il prodotto del dazio sul grano non dovesse formare un elemento indispensabile del bilancio dellu Stato, ma dovesse essere consacrato a scopi sociali ed a benefizio degli stessi lavoratori, che in gran parte lo pagavano. Ricordiamo in fine che il dazio Jo ritenevamo necessario per l'agricoltura e utile alla collettività sino a tanto che il prezzo del grano non oltrepassava nn certo limite, che si aggirava attorno alle L. 25-27. Oltrepassato questo limite pensavamo e pensiamo che debba essere abolito interameute, sospeso o ridotto. Il dazio per noi dev'essere fattore di relativo benessere di tutte le classi sociali, non di grave disagio, specialmente per le classi lavorn.trici. Perciò facemmo buon viso alla proposta del!' on. Maggiorino Ferraris che .intendeva automaticamente graà uare il dazio al prezzo. Tutte le nostre polemiche per otto anni di seguito furono sempre imperniate su tali criteri sanamente sperimentali, che ci serviranno sempre di guida. Non ci doveva essere quindi ragione di meraviglia quando l' on. Oolajanni nella primavera del 1907 con nna interro~azione svolta alla Camera in vi tava il governo a farsi autorizzare dal Parlamento a sospendere in tutto o in parte il dazio nel caso che i prezzi del grano si elevassero minacciosamente. Egli spiegò la proposta colle notizie allarmanti che gli pervenivano sul racco! to dei cereali in R11ssia e specialmente negli Stati Uniti. II sottoseo-retario di Stato on. Cotta.favi allora ri- ,., Rpose serenamente e ~ranqnillamente che le paure deì1' interrog-ante Oolnjan.ni erano infondate. I fatti, invece, dettero completa ragione a qnedt'ultimo, µerchè il n1ccolto mondiale fu deficientissimo; tanto che sui merrati di Londra e di Liverpool che rappresentano in Europa i mercati regolatori dei prezzi del grano senza dazio, il frumento nell' antunno scorso snbi nn aumento di circa il 41 °/0 percbè da L. 16 sali ad oltre L. 23,25 il quintale. L' aumen~n ~arebbe stato assai più forte se la crisi degli Stati Ur1iti non avesse costretto produttori e commercianti a111 Jricani a vendere a qualunque costo, pur di realizzHe delle somme in oro. L'acnt~ osservazione è dell'on. Luzz·,tti ( Corriere dP.lla Sera). In Italia le conseg11enze del deficiente raccolto mondiale non furono subito risentite perchè il raccolto n::1.zionalenel 1907 fu abbondante: oltrepassò 62,500,000 ài ettolitri ; produzione che per lo passato mai era stata ra_ggiunta. Ma non lo fo egualmente dapertutto: fu deficiente nelle Puglie, in Sicilia, in quasi tutto il mezzogiorno. Perciò la forte ripercussione del deficiente raccolto mondiale che non si risentì immediatamente, in qnesto scorcio di primavera venne avvertita , spe• cialmt>nta nelle P11glie e in Sicilia. I prezzi ivi salirono vertiginosamente e mioaccio.:-lan,ente. D'onde la ripre• sentazione da parte dell'on. Oolajan.ni di una interrogazione tendente ad ottenere la sospensione del dazio. Gli rispose l' on. Lacava, il ministro delle Finanze in persona, assicurando la Camera che non c'era alcuna urg-en.za e che i prezzi del frumento non erano elevati. La risposta fu doppiamente inesatta, poichè l'interrogante gli dimostrò: 1° che in Puglia e in Sicilia due dei maggiori centri graniferi , il frumento era arrivato a L. 35 circa e sinanco a L. 36. Bisogna ritorn1ue al 1870-74 per trovare prezzi ~osi alti e poscia alla sanguinosa primavera del 1888; 2° che in tutto il mez1,oo-iorno, nel Lazio in Sicilia e in Sardegna il racco]to ;ra gra vrmen te compromedso dal la siccità e che Io stock di grano disponibile negli Stati Uniti era ridotto alla metà di quello che era alla stessa epoca nel 1907. Aveva t11tti i torti il mini::;tro in quanto alla prima asserzione? Non lo crediamo : egli, in buona fede, ripeteva ciò che i Bollettini del Mi11istero di agricoltura e commercio pubblicano in ogni set~imana. E le medie di quei B,;lletti,d pare clie siano fatte sui prezzi dei soli mercati del Settentrione; di più non tengono conto del fatto che in Pt1glia e in Sicilia si consumano generalmente grani duri; i quali anche secondo i suddetti Bolletti:1i segnano un prezzo di L. 4 a 5 al disopra di qne'io dei grani teneri che si producono e consumano al settentrione. Ciò che prova sempre }Jiù le deficienze ben note della nostra statistica agraria. L'interrogazione dell'on. Oo!ajaoni come fu seguita con vivo interesse ne1la. 0,unera dette luogo a commenti e ad articoli in vario senso nella stampa. Segnaliamone alcnni. Uno è de1l'Ing. Lorenzo D'Adda nella Gazzetta di Ton·no, col quale si dimostra che Nnpole:::me Bouaparte, da primo console e da imperatore, si preoccupò forterneute del baon. mercato del pane e che si adirava coi suoi miuidtri quando questi mostravano d'interessarsi più della Finanza dello Stato che delle sofferenze del proletariato.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==