RIVISTA POPOLARE 305 Cooperative e le Cooperative di secondo grado, sprovviste ancora di forma nel nostro diritto. Dal punto di vista della tecnica agraria, la affittanze collet - tive si distinguono, secondochè la conduzione è unita o divisa (quotizzazione), oltre alle soluzioni intermedie, adottate ad es. dal Cammareri , che nel vigneto riesce a far della quota una misura di riparto-lavoro (spa{io anzichè tempo), rimanendo del tutto collettivizzati il prodotto ed i mezzi di produzione. Certamente, in linea di massima, il tipo a conduzione unita è più progressivo e perfetto, e ben fanno, ad esempio, i socialisti romagnoli a preferirlo a tentativi insidiosi di conduzione a quote da parte dei mezzadri. Ma è pericoloso ed antiscientifico gettare, come ha fatto l' A vanti I, la scomunica minore contro i sistemi a quote, che , in date condizioni telluriche e sociali , possono essere ad ogni altro preferibili. La teoria è nella natura del suolo e della coltivazione : ecco. Di credito tutte le Cooperative, d' ogni specie, han bisogno, ma le agricole sono fra le più sitibonde, per l' indole degli investimenti rurali, a lentissimo ammortamento. In vari paesi esistono istituti o concorsi cospicui di Stato, proprio pe1 credito delle Cooperative agrarie. ln Ungheria, per una sola categoria di Cooperative, v' è uno stanziamento che supera ... lo intero bilancio del Ministero italiano d' Agricoltura, con le debite appendice dell' industria e del commercio. Pantano, per le affittanze collettive , prometteva dieci milioni da portarsi, con emissioni, a quaranta ... E veniamo al terzo problema : il bisogno di terra. La terra a chi lavora. La domanda si rivolge, sia alle terre colonizzabili, sia a quelle già ben coltivate. Pel primo aspetto, si rientra nell' argomento vastissimo della colonizzazione, per cui furono in quasi 40 anni presentati numerosi disegni di legge che stanno a lastricare , con le loro buone intenzioni, gli ar-:hi vi parlamentari. Il programma mas. simo delle Cooperative agricole tra lavoratori converge ad una 1egislazione organica che discuda ad esse, mercè istituti mo. derni e poderosi, le terre meno coltivate d' Itaha. Ed ormai è penetrato vittorioso il concetto che la colonizzazione non può avvenire nelle vie e forme del riparto individualistico e parcellare delle terre, ma solo nella forma consociativa a base di cooperazione. 11disegno di legge Pantano rappresentava la combinazione dei due elementi, per quanto bisognevole di emendamenti ed interrogazioni, costituisce per oggi un desideratum delle Cooperati ve agricole. Ma la resurrezione, in questa materia, è sempre un miracolo, e le Cooperative agricole, pur non rinunciando a più completa aspirazioni , acconsentono per ora a limitare le loro do . manJe, convinte che la forza delle cose e lo sviluppo naturale degli Istituti esistenti (usi civici, bonifiche, espropriazioni ecc.), gettarono spontaneamente le basi della futura legge organica sulla colonizzazione. Dunque: un passo, un piccolo passo alla volta. Alla legge si chiede la sanz ione espressa di un principio: che i beni rustici dello Stato, delle Provincie, dei Comuni e delle Opere pie possano essere affidati direttamente - in enfiteusi o affittanza - e senza intermediari alle Cooperative agricole dei lavoratori. Nient'altro. I terreni dello Stato, delle Provincie e dei Comun i sono assai poco significanti. lngente è invece la massa dei fondi appartenenti ad Opere d_ibeneficenza. Non si chied~ che, ope legis, le Cooperative debbono avere la conduzione di tutti questi beni: ciò svilupperebbe le Cooperative accattone, con danno del sano movimento cooperativo, e metterebbe a repentaglio il patrimonio dei comunisti e dei poveri, che ha alte destinazioni sociali. Diverso è il sistema: la legge dia la facoltà; alle Cooperative guadagnarsi con le prove i favori; al costume sociale instaurare una doverosa preferenza, cosi che l'istituto abbia applicazione ovunque se ne presentino le condizioni obbiettive di possibilità, cioè a dire l'esistenza di organismi saldi e capaci. Niente di più. Ridotta a questo modestissimo scartamento, la riforma: r) non è che l'estendimento d'una norma adottata, fin dal r889 - con una leggina Giolitti - per gli appalti e le forniture. Anche questa è una forma di cooperazione schietta mente ed unicamente italiana; 2) è il semplice chiarimento espresso di facoltà che sono consentite, in tondo , dalle stesse norme in vi~ore. Infatti , tranne pei beni rustici di Stato, anch - oggi le autorità tutorie possono permettere che i fondi degli enti locali e delle opere pie siano affittati, a trattativa privata, con chiunque, e quindi anche con una cooperativa. Ma allora si dirà, la vostra ri - forma è inutile I Risposta : ragione di più per non fare difficoltà, ed ammettere l'innocuo chiarimento I Ma nou è inutile. Lo dicono, senz' altr•", le continue dub biezze e gli ostacoli _che la burocratica tutela solleva contro le domande di affittanze collettive. Il carattere di assoluta ecccz1onalità che deb~ano avere le trattative private di atti, secondo le norme in vigore; il non avere le Cooperative agricole una cittadinan 1a legislativa; la ma1.canza di norme re golamentari; sono barri tre troppo forti per la benevolenza della burocrazia. Si tolgano. E si fiancheggi la disposizione di espressa facoltà con norme sussidiarie di agevolazioni per le tasse fiscali, per la formazione della cauzione, ecc.; analogamente a quelle che il Pantano proponeva in un angolo del su> vasto disegno. Dopo verrà il regolamento: le Cooperative agricole di conduzione potranno essere sottoposto allo stesso regime dei registri prefcttizii e delle commissioni semi-elettive di vigilanza che fun · zionano assai bene per le cooperative di lavoro, e le adusano ad un prezioso senso di responsabilità. E, se la riforma passerà, si sarà aggiunta una nuova base a quel concetto, che va, per varie vie, penetrando negli ordinamenti odierni e costituendo un 'anticipazione della società futura: u Lo Stato, nella politica amministrati va e nella ge stione dei suoi beni (lavori pubblici, forniture, beni rustici , pubblici servizi ed industrie ecc.), deve possibilmente preferire \~ associazioni direttamente costituite fra lavoratori ». La lotta contro gli intermediari è più che una aspirazione; è diritto, scritto per alcuni casi, che domani si scriverà per altri. (Critica sociale, r 5 maggio). + La riscossa burocratica - Attraversiamo un periodo di « sovversismo II burocratico. Sovversivismo,_ s'intende d'occasione e che si estrinseca in telegrammi a Filippo Turati ed in ordini del giorno coi quali si avanzano alcuni timidi con - siderando sul le considerazioni di diritto .... e doveri intercorrenti tra stato ed impiegati. Intendiamoci bene: non è nulla nemmeno l'ombra, di simile a ciò che è accaduto in Francia ultimamente e per cui il signor Clemanceau ebbe a pronunciare certe frasi di scomunica ddle quali ci siamo a suo tempo occupati. In Italia le cose vanno con maggior modestia di di forma e con praticità di contenuto. Il ccso attuale è queso: di fronte ad un progetto per il « miglioramento degli impiegati », questi ultimi sostengono, anzitutto, che deve esserne affrettata l'approvazione e, poi, che i miglioramenti devono essere più sensibili di quel che non siano negli articoli del governo. Ed ecco perchè non so quante associazioni di benemeriti funzionari, riuniti in convegno hanno affidato il patro - cinio delle loro sorti nelle mani protettrici di Filippo Tura ti, il quale si è affrettato a ~redigere per la discussione imminente alla Camera, un chilometrico ordine del giorno. Accade sempre così: gl' impiegati, che sono normalmente la zona
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