RlVl~TA l-'Ui>ULAKE 295 :appartiene ai secondi, ma non si dove easPre nepp11re in arte di versi dalla propria natura. Omero fu veri8ta ,e semplice, Vietar Hugo fu ideali::ita: Bt1.udolaire fo ricercato. Tutti e tre, sebbene in {)'rati()diver.::10ra•:ro-iun- l-, ' -,~ sero le cime dell' arte. Perchè? Perchè furono fedeli alla propria natura. Ma per rimaner tali occorre unR. f.Jrza di carattere "che pochi posseggono. In ogni temp'>, difatti, salg-ono in fama alcuni grandi scrittori, che, sia per l' eccellenza dell'ingegno, sia per una più diffusa rispondenza che trovano nello spirito della moltitudine rappresentano l'arte caratteristica del periodo in cui vivono. Contro costoro, prima i letterati, latrando comA una mnta -di cani, si lanciano <'ol morso dP:lJ' invidia per dilabiarli; poi, se sono vinti dalla Aferza e perdonr la. spA· ranza di abbattere lo scrittore invidiato, sAmpre come cani, lo lambiscono vilmente. Es~i braccano i snoi rifiuti e le sue briciole, A si accivettano per attrane e riflettere da sè qualche sprazzo rlella lncA di lui. Allora, chi non imita servilmente il Maestro (ron la emme, ben inteso, maiuscola) è un beotf\ ed è Acomunicato dal cenobio dell'arte. Che avviene? I poveri di spiriro - e se di 'luesti è popolato il rA~no dei -eieli convien dire che non è menn popolato il regno della terra - sentano o no come il Maestro abbiano , o no naturale lo stile del Maestro, rinnegano il proprio • per 9eguir quello; rinunciano alla loro personalità, che ,è il primo indizio della dignità u:nana , per rendersi schiavi; distruggono se stessi, nella pazza illu-iione di pc.ter divenire altri. Costoro, perduta la personalità, compongono il branco orecchiuto e balordo che introna l'udito dell'umanità con raglio superbo. Guardiamo l'opera presente della letteratura itc1.liana. Un giovane d'alto ingegno, che aveva affinità di temperamento artistico con Teofilo Gauthier e Carlo Ba.u- •delaire sopratutto per la preziosità del pensiero e del1' irnagine e per la ricercata raffinatezza della forma, accettò, perché ben rispondeva alla sua natura, la teoria bandita da quelli: che, cioè, ad una srcietà non più giovane idtra arte non convenga se non quella della complicata laboriosità ipermentalA, sforzante.3i :-.emµre in tl111-tr,ff~1100:-aricèrC,t del raro e peregrino a qualsiasi prezzo; e scri:ise pagine geniali. Scrisse pagine i,..e11i,tli, perchè fo fedelP- alla sua n~ttura ; fu .sincero. Bastò, perdi è si bandis::ie dal tempio dell'arte c.:hi non 8Criveva come Lni e perché unit turha , in m.assima parte di gonghini e stronchini, rachiticamente contorcendosi nelle più goffe smrirfie, inondasse l'Italia di briache fautasie, d'iridescenti vanità, di simboli da droghiere e di versi senza. ca po nè coda, cioè senza capo e con rnolta coda. Ebbene, se tutti costoro, ri nn neiando all'onore d'esser servi, aves:;ero mantenuto la propria persona] i tà e seri tto secondo il loro temperarnento, se fossero stati sinceri, for.:;e vanteremmo qualche artista di più: certo avremmo molti poetastri di meno. Avviene ora ciò che avvenne già nel seicento. L'arte, co:sì nelle lettere co:ne nella pittura, nella scultura e nell'architettura, aveva. raggiunto, seguendo il s110 naturale svolgimento, l'altezza. Per desiderio .del nuovo e del pereg1<no, si volle battere altro sentiero, e si smarri la diritta via.. Il nuovo e il peregrino si trovarono, ma erano brutti. Lasciamo dunque le ricette ai farmacisti: non esistono ricette spec:ali, secondo i diverai tempi e le diverse nazioni, per di venir grandi scrittori. Si pnò essne grandi scrittori anche oggi e anche in Italia e in Francia, seguendo le norme d'un arte semplice e piana. Alfonso Dau lot,, Francesco Coppée, Antoni" Fogazzaro, Giova.noi MarTadi (ed altri potrei rammentare) sono esempi lumiuodi, sono prove evidenti della verità della mia affer,~·uzione. Sarà più arduo, consento, as~orgere ai cieli d'oro dell'arte con mezzi semplici, dopo tanti secoli di gloriose letterature, ma si può: 1:1ipuò, pnrchè s'abhia ia preziosa scintilla e si sia, sempre, a qualunque prezzo, contro tutti e sopra tn tto, sinceri. Oor si11certtm disse Enrico Panzacchi, e cor sincerwn è in arte come in religione, in politica, in amore, l'assioma oterno. Dollbiamo, dunque, tntti e in ogni atto del vivere nostro essere si11ceri. Con quella forza di volontà, che sola rende l'uomo degno di que.3to nome, e con virile animo, dobhia1no affrontare i fastidi, i pericoli, i danni, che all'utile nostro materiale possono derivare dalla sincerità. Ciascuno di noi deve mostrarsi qual'è, deve vivere com'è. In tal modo ogni persona umana s~lirà. più forte e più degna verso i cieli della idealità , la vita si svolgerà secondo le naturali forze cha la com• pongono, più vera, più leale, più feconda; e, liberata d'ogni Hcoria di falso, l'umanità pro:rnguirà costante nella sua evoluzione progressiva. Altrimenti, le continue transazioni con la coscienza asserviranno i caratteri, le fiamme dell'ideale si spe• gneranno sotto i I gelido soffio del tornaconto e della. vii tà, le più preziose ed elette energie languiranno oppresse, e resteranno innne paralizzate. La vita non sarà più che un immenso grigio pantano di materialità disgnstose, di f-iacchi caratteri, di tarpati pensieri, di addorruentati sentimenti: la nullità morale avvelenerà gli uomini e la· società. Vada dunque il nerho del nostro pensiero. il palpito del sentimento nodtro alla candida Iddia cl.ie, come ho detto, sorge dalle più pure spt1me dell' Es~ere. La nostra volontà sia sempre vigilmente diretta a lei. Nelle ore grigie dello sconforto Ella ci illuminerà e ci scalderà del sno raggio di pura essenza; e nessuna. amara battaglia potrà fiaccarci quando noi, nella co stante armonia del pensiero, del sentimento e degli atti della nostra vita, potremo affermare con superba dignità che non abbiamo mai smarrito noi Htessi. ALFREDO BACCELLI Per il popoloalbanese Il dott. A. Ribecco-un albanese d'Italia-altra volta nella 'Rjvista ha preso le giuste dife,e del1' Albania, verso la quale non possono mancare e non mancano le simpatie del popolo e forse anche quella del governo d' Italia. 11 Ribecco volle difendere sulle colonne della Tribuna per soverchio patriottismo, l'atto di brigantaggio di Santiquaranta spiegandolo come una giusta vendetta degli albanesi contro le violenie greche; e il giornale di Roma
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