RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 365 fetti, l'uno di geggiorare le condizioni di e~istenza dei braccianti che pagano tributo ai grandi proprietari, l'altro di peggiorare le condizioni di esistenza di tutto il Mezzogiorno agricolo, che paga triblltO alle industrie manufatturiere del Nord. « La politica protezionista ha sfiancato il Mezzogiorno più delle spese pubbliche improduttive e dd fiscalismo, poiche le enormi perdite di quella sono cadute quasi interamente sopra di esso, arrestando a un tratto un gigantesco processo di tra_sformazioni attuali, cht: ~ra avviato e fondato sul credito, provocando un repentino deprezzamento delle proprietà, che è passata nelle mani delle banche creditrici, e contraendo la domancla di lavoro, e il tenor di vita di tutta la popolazione. « Solo la completa ignoranza dei contadini e della piccola borghesia ha potuto fr.r riuscire uno dei più audaci colpi di mano che il protezionismo abbia comp·uto in questo secolo. Ma ciò non toglie che le cause economiche e finanziarie operanti producano il loro effetto, e questo è che la pressione tributaria è stata portata dal protezionismo al suo limite massimo, io modo che il bilancio delle classi lavoratrici non ha più alcuna elasti- . cità: basta .un inverno difficile come questo, una pioggia prolungata, un raccolto de_fi~iente,perchè il ~on· adino sia messo prontamente ntl b1v10 tra la s/arva/Jon e la rivolta. ( 1) ». Ignoranza delle masse. Non sanno riconoscere le vere cause dei loro mali. - « Ma la rivolta non è diretta nè contro l'esercito nè contro la politica coloniale e neppure contro il protezionismo e neppure contro il dazio sul grano I La connessione tra queste cause e la sofferenza c ignorata dai più. All'epoca dell'insurrezione siciliana i contadini disarmati e sparuti a!!davano incontro al fuoco delle carabine gridando « Viva l' esercito e Viva il re ». « .... La politica dello Stato sfugge completamente alla loro esperienza pubblica. Il p:ù largo orizzonte e il Municipio, il campo di lotta è il Consiglio comunale. Il deputato deve solo aiutarli presso il goverr:o centrale dal cui arbitrio tutta la vita locale dipende, per ottenere o impedire una vittoria ainministrativa; in tutto il resto egli è libero: può votare il dazio pel grano, o la tariff~ protezionista, o la rottura di un trattato di commercio, o la spedizione africana, o la guerra, o le imposte; tutto egli può fare; per un trasloco di un l-'refttto o di un Pretore, o per una o-razia o per un condono di multa, o per un concordato ~oli' agente delle imposte, egli può mercanteggiare a Roma l'intere,se di tutta una regione, che paga con miliardi della sua propri et a le bizze di una lotta di consiglieri comunali. . « Quindi si comprende, come in un .ambiente politico così rudimentale, quando la fame incalza, le masse si rivoltino contro il Sindaco, il Consiglio Comundle e l'esattore dei dazi-consnmo. Cosi i corrispondenti dti giornali e i rapporti ufficiali han detto che le gare dei partiti locali sieno state cause della rivolta, quando bisognava dire che la rivolta si svolgeva nel campo.dei partiti amministrativi, e contro le imposte e gli abusi del Governo centra le. È una differenza visua le, dovuta al diverso grado di coltura e di preparazione politica. Nel Mezzogioro il Comune è lo Stato. Ma il contenuto, le ragioni remote del malcontento sono le stesse. È reazione immediata contro l'eccessivo carico tributario e l'iniqua ripartizione delle imposte, che hanno a loro tu~no_ cause ~iù rem?te n~i privilegi mascherati del pro_tez1oms_moe, 1n quelli_ mamfesti di un'immensa macchma militare e burocranca, che richiama, assorbisce, immobilizza e rende sterili e parassitarie grandi e numerose energ e. (2) ». (1) Anche su questa quistiooe ritornerà la Rivista e ri~scirà a conclusioni più gravi, che non sia peryenuto il De V1u De Marco. (N. d. R.) (2)' L'on. Colajaoni in una serie ?i a,tic'?li pel P11'.1goPloMlame11lare di Napoli nel 1894 e peseta nel libro sugli Avvemmmti di Sicilia· svolse identiche considerazioni. , (N. d. R. Manca in tutto la libertà. - « Non è liberale, dunque, il nostro sistema tributario; non è liberale la nostra politica commerciale; non e libertà il protezionismo; non è libertà l'accentramento che assorbisce le iniziative locali ali' arbitrio del Governo; non è libtrtit la dipendenza della Magistratura dal potere esecutivo. Noi siamo arrivati ad una organizzazione settaria di una piccola classe, che dal Parlamento invade, opprime, corrompe tutto. Ecco la tirannia! » Le masse sono stanche di malgoverno. - « Le masse che si sono- poste in tumulto non domandano nè il collettivismo ne la municipalizzazione del commercio dei grani; non domandano la protezione del pr{te, ma domandano come individui di non essere spogliati nè dallo Stato, nè dal Comune, nè dal protezionismo, nè dagli affaristi, nè dai politicanti, nè dai parassiti; e non vogliono essere più oltre annoiati dalla persecuzione politica della polizia, nè assistere alle tolleranze politiche dei giudici, quando vi sono ladri privati e ladroni pubblici, che scorazzano impuniti il paese. Questo è il sentimento del popolo; esso reclama il diritto di· viYere disponendo liberamente del frutto del suo lavoro e ddla sua proprietà, e di avere giustizia dai giudici e dagli amministratori ! » « .... Le masse ai rivoltano contro il malgoverno; fanno male a rivoltarsi quando potrebbero evolversi: ma esiste o no il malgoverno? Nell' interesse delle classi dirigenti questo è il p1oblerna ». L'affarismo politico. II Parlamento flnira col ribellarsi. - « Ma inoltre e noto che di fatto il Parlamento in Italia, nella lotta tra popolo e Governo, non s'c messo con quello contro questo. Non ha difeso gli interessi del contribuente, ma s'c accordato con la classe dominante, domandando la sua parte di bottino. Così al militarismo e all':iccentramento burocratico si e aggiunto l'affarismo politico che noi chiamiamo sul continente parlamentarismo. Questà e la storia; quindi e inevitabile che la massa dei contribuenti nella lotta per difender<! la sua proprietà, sorpassi il Parlamento e si metta fuori della Costituzione. « Ma se anche il Parlamento da noi avesse rappresentato l'interesse medio o generale dei contribuenti come avrebbe dovuto secondo lo sp rito della Costituzione, neppure e provato che la lotta sarebbe stata evitata. Nella storia inglese il Pari.merito lottò contro la Corona, cioc contro l'assolutismo che si fondava sull'esercito, sulla burocrazia e sull'asservimento della .Magistratura. ll Parlamento sei vile di En ico VIII (dice Bagehot) cominciò a mormorare sotto Elisabetta, ad ammutinarsi sotto Giacomo I e a ribellarsi sotto Carlo I. E la storia della rivoluzione inglese è nota. " Colla reazione si peggiora - occorrono riforme. - « A tutto questo non si rimedia, ma si fa giusto il contrario, adottando misure, che riducono l'esercizio della libertà e dei diritti politici. Con la restrizione dell'elettorato politico e amministrativo si rafforzerà la camarilla dei politicanti. La macchina elettorale amministrativo-politica resta la medesima, anzi si rinforza; i legami tra il Governo e i Comuni restano i medesimi; la borghesia governante si chiuJera in se stessa sempre di più, la sua politica di classe peggiorera acuendo il contrasto tra il suo interesse e quello della grande popolazione dei con• tribuenti e dei consumatori Una sola riforma è logica, ed e nella via opposta: tagliare i legami tra il governo centrale e le amministrazioni locali; ridurre le funzioni economiche e le pastoie che il primo pç>ne ali' energia produttrice dell'individuo; rafforzare l'autonomia dei Comuni regolandola con U'\a legge che sia« la Costituzione Municipale », e quindi garentendo i cittadini contro i pericoli del malgoverno locale, da una parte, col refereudum, e dal!' altra con magistrature indipendenti dal poter<! politico, che decidano nel!' interesse, e su ricorso dei cittadini, della coslit111Jo11alitù delle deliberazioni dei Consigli comunali. .... »
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