372 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI Per ignoranza di condizioni locali. hanno enunciato <ie~li .strafalcioni volgari individui di rara coltura e di ranss1ma intelligenza. Cosi, ad esempio, un Filippo Turati potè scrivere che i Baroni del meno giorno nel 1895 erano riusciti a sospendere le operazioni del nuovo catasto - altro mezzo di spogliazione a danno del mezzogiorno, che costerà 500 milioni allo Stato! - Orbene ai latifondisti del mezzogiorno, che hanno tante colpe reali sulla coscienza, se ne appioppò una, che loro non spetta menomamente. Alla Camera risollevai ·io nel 1892 la gravissima quistione del catasto, la risolltvai io,. che - per mia disgrazia - non posseggo un palmo di terra. Il provvedimento legislativo fu preso dal toscano Sonnino e dal liuure Boselli. E fu proprio un latifondista meridionale, l'on. Di Rudini, che contentò i cerberi settentrionali, ripigliando l'attuazione dell'infausta legge 1 ° Marzo 1886 ! Avviene anche questo: alcuni che hanno studiato e coµ.osciuto il mezzogiorno a certi momenti se ne dimenticano. Se ne dimenticò Sonn·no ministro; e pare che voglia dimenticarsene l'amico carissimo Gustavo Chiesi da giornalista. Questa della ignoranza è '!1ale gravissimo. Non ci può essere unità politica e materiale della nazione, che riesca a darle potenza vera se non c' è unità morale. Non ci può essere unità morale se le parti unite non si conoscono tra loro e conoscendosi non imparano a stimarsi, a rispettarsi, ad emendarsi e migliorarsi reciprocamente. Ma come è stata fatta l'Italia, l'unità morale non c'è e non può esserci. C' è solamente nelle leggi e nelle sofferenze ; non c' è nei costumi e nelle abitudini buone. Napoli e Milano, Palermo e. Torino si scambiano qualche gusto culinario; i soldati di una regione imparano forse i vizi di quelli di un altra ; ma non si va al di là di questo. Non si può andare, perchè i migliori patrioti hanno creduto che la migliore educazione unitaria si doveva farla nell'esercito. La caserma educatrice! ... Educazione vera non ci può essere d0ve c'è coazione <Y incitazione fanatica e incosciente senza conoscenza della necessaria propoi zione tra i meni e il fine. Siamo sulla via falsa e dobbiamo mutarla se no.i vogliamo arrivare alla perdizione necessaria e irrimediabile.' Non potremo imbroccarne una buona se non avremo il coraggio di dire ai settentrionali e ai meridionali la verita, tutta la verita, niente altro che la verità. Non potremo correggerci e migliorarci se non riconosceremo che il paese tutto è ammalato - in un punto di anemia a di scrofola. in un altro di convulsioni epilettiche o di febbre infettiva, ma sempre ammalato. Non avremo unità vera che sia produttrice di energia sana, se non rispettuemo le condizioni naturali e storiche delle singole regioni. All'unità morale non si arriva che col tempo e per mezzo dell'unità federale. Dr. NAPÒLEONE COLAJANNI. · LaReazieongelI'nsegnanti Egregio Signor Direttore, Siamo dunque tornati al 1815, e le idee di allora si ripetono adesso con una uniformità di linguaggio, che vale più d'ogni nostro commento. Tra le tendenze da combattere, il duca Francesco IV di Modena enumerava allora la libertà della stampa, che doveva essei e inceppata, la via aperta a tutti indistintamente ai pubblici uffici e « l'eccessivaco11siderazionaeccordataauli uomi11idi lei/ere e il troppo conto in cui sono /euuti gli scieuziati ». Ed ecco i giornali della reazione, che intuonano l'osanna all'esercito e pongono la caserma al disopra della scuola - la gran calunniata - la grande colpevole! Sissignori, addosso alla scuola e a chi v'insegna; è il motto d'ordine. Scredit:m: gli uomini di pensiero, si comprende facilmente, è la tanica di chi vuole innalzare gli uomini. di spada. ~ersi:10. le p~rol~ di francesco_ 11 d'Austri~ ai professori dd g10nas10d1 Lubiana - npetute, quasi identiche a. quelli dell'Università _di P~~ia. - ritornano a echeg_: giare nel!~ sfere uffic1ah e g1a s1 aspettano leggi, regolamenti (o circolari? poichè in Italia basta spesso una sem_plic_elct_ter~ ministeriale per annullare leggi e ma-- gan gh arucoh dello Statuto) nelle quaJi i moniti di Francesco 11 simo _richia1:1atiin vigore : « Non approvo « nè approverò mai - diceva S. M. Imp. Austriaca - « le idee con cui si pretende di educare le nuove ge- " nerazioni. Io non abbisognodi sapienti, ma di sudditi cc fedeli : il vostro dovere sta nel renderli tali. Si deve « imparar~ qiiello cl'.eio ordino e colui che non è capace « o che viene con. idee nuòve, se ne vada, se 11011 vuole « esseremandalo via ». L'on. Cremona nuovo ministro della I. P. avrà la lealtà ed il coraggio di parlare con altrettanta schiettezza ?' Noi ne lo ringrazieremo. Ciò di cui lo preghiamo si è appunto di por fine alle insidie loiolescht, di cui si trova~o ?g~i ~ircond~ti _quegl' insegnanti ... che spesso sono dei mighon ; quelli c10è, che banno la malinconia di non vivere soltanto per il 27 del mese, che hanno il torto di studiare ancora, di avere dei principii, delle convinzioni, delle idealità, un carattere: è contro di questi preci~a~ente, ~be più si accanisce la stampa reazionaria, non 10d1etregg1ando davanti al mendacio e alla denuncia per colpirli o farli colpire. Che torni di moda anche nelle alte sfere l'avversione verso i pennaruli odiati dal re Bomba ? Che si voglia. r111negare tutta una ininterrotta tradizione amministrativa e legislativa di 38 anni (quanti ne corsero dal 1860 insi_noad oggi)? Che il nuovo Regn~ d'Italia - di cui echeggiano tuttora molte aule scolastiche delle gran lodi e de' confronti coi vecchi regimi, rovesciati per fargli posto. onde s'intesserono le concioni pel cinquanteanario dell'accordato Statuto - che questo novello Reo-no voglia ora segnare la \Vaterloo de' suoi principii ge 0 neratori e confondersi, davanti agli storici futuri, nella trista fama, mal rotta da sanguinei bagliori, che ornai copre i governi caduti? _ A chi comanda, agli .atti loro è affidato il rispondere. Ci sia lecito però almeno di domandare ai padroni. che siano sinceri. Imperocchè di sincerità e di chiarezza v' ha d'uopo, se vuolsi modificare una condizione giuridica, che dura da 38 anni. Quale sia questa condizione giuridica per gl' insegnanti, fu già ottimamente dimostrato nella vostra Rivista di due anni.fa (r) quando l'on. Giantmco, per il caso Pantaleoni, ebbe a risuscitare quel morto qualriduano del- !' art. 106 della Legge Casati e, contraddicendosi nello stesso momento che _g\i voleva dar vità, soggiungeva: che però « nessun nmmh·o 1/alrnno penserà ad applicare la Legge Casati per punire un professore, il quale insegni una dottrina ateistica o materialistica "· Per il che fa vostra Rivista giustamente osservava : O dove sen vanno allora i precisi termini del rievocato art. 106 che i prof. Cogliolo e Maiorana dissero abolito per dissuetudine ? Oh sarà dunque la libertà della cattedra e la condizione giuridica dei professori alla mercè dell'arbitraria applicazione de' Ministri ? Chi dà al' Ministro il diritto di applicare si e 110 il medesimo articolo di legge nelle parti che gli accomodano, fingendo di non vedere quelle, che non gli accomoda d'applicare? _ Sino d'allora pertanto la vostra Rivista diceva che l'on. Giantnrco, se intendeva scostarsi dalla costante giurisprudenza, sancita col fatto di 36 anni di ministeri, doveva presentare e fare approvare al Parlamento un'apposita Legge. Perocchè nessuna legge, nessun regolamento, nessun (1) Rivista Popolare del 15 luglio 1896: "I professori come impiegati ».
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