RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr, NAPOLEONE COLAJANNI DBPUTATO AL PARLAMBNTO Esce in Roma il 15 e il ;o d'ogni mese ITAUA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4, Un numero separato : Oent. IO. Anno lii. - N. 24 A66onamento pestai• Roma30 Giugno 1898 SOMMARIO: LA REDAZIONE- Il quarto anno. Lo ZoTico - Riscontri storici. (In attesa del nuovo Gregorovius). I veri responsabili dei tumulti. - Governo e classi dirigenti - (Il giudizio degli altri). LA RrvrsTA - Da una crisi all'altra. Dr. NAPOLEONECoLAJANNI - Settentrionali e meridionali. (Per l'elezione Crispi). UN INSEGNANTE- La reazione e gl' insegnanti. ANTONIO MAFFI - lo difesa delle cooperative. SperimentalismoSociale. Varietà. '1{.ivistadelle '1{.iviste, '1{.eu11sio11i. IL QUARTO.ANNO La Rivista col prossimo numero entra nel suo quarto anno di vita. Come ormai. è nostra abitudine non facciamo promesse. I nostri lettori che ci hanno seguito fin dai primi passi, possono constatJre, sfogliando la nostra collezione, i miglioramenti introdotti: dalle sedici pagine alle venti, dai caratteri bodoniani agli elzeviri coi quali si guadagnarono :iltre quattro pa• gine in più di materia, dagli elzeviri co? interlinee agli elzeviri più fitti, è stato - lo diciamo francamente da noi - un c.ontinuò progresso. (1) E la Rivista che e fatta pei suoi let1ori, migliorerà sempre più, quanto maggiore sarà l' -.ppnggio che da essi riceverà. Pagare puntualmente la tenue somma dell'abbonamento - nemmeno un centesimo e mezzo al giorno! -, procurare nella cerchia delle proprie relazioni sempre nuovi abbonati, indicare alla Direzione le persone alle quali si possono spedire dei numeri di saggio con qualche speranza di abbonarle, ecco il segreto veramente pratico ed effi~ace, non solo per incoraggiare gli scrittori, non solo per diffondere le idte e la cultura - della quale c' è tanto bisogno in Italia - ma anche per potere ot- (1)Vedere, e f'ar vedere agli amici, nelle ultin~e tre pagine prim.a degli annunzi, I' INDICE, diviso per materie degli articoli pubblicati in questo terzo anno. Esso prova quanto affermiamo. tenere una pubblicazione sempre più ben fatta, più completa, più dilettevole e più varia. Lo tengano presente i nostri amici: ogni miglioramento, ogni progresso, significa per un giornale una maggio1e spesa, e alle maggiori spese, noi che non siamo mai voluti ricorrere all' aiuto straordinario di nessuno, non è possibile provvedere che colle regolari entrate, ossia con un maggior numero di abbonati, di quelli, s' intende, che j)a• gano puntualmente alla scadenza, come un debito d'onore o come una piccola cambiale, le cinquelire che occorrono per poter leggere ogni quindici giorni un fascicolo di veriti pagine come il nostro. LA REDAZIONE. RISCONTRI STORICI (In attesa del u.uovoGregorovius) Il titolo, Riscontri storici, non è mio, ma della Tribuna, che l' ha adoperato per ricordare alcuni precedenti meritevoli di attenzione. Mostrano quei precedenti, che in altri tempi lo Stato reprimeva, si, ma non pensava ad organizzare sistematicamente la reazione. Non tutti i precedenti italiani, però, vennero riprodotti dalla Tribuna; e perciò mi è sembrato utile allargare la rubrica, che però non riesce nemmeno completa in queste note. La parola ai fatti. Nell'autunno del I 853 gravi disordini scoppiarono in Torino ed in Piemonte pel rincaro del pane. Furon0 repressi; ma Cavour invece di pensare alla reazione sistematica, e di dare il bando ai liberali, si alleò cogli ultimi, e, per pacificare gli animi, chiamò -Urbano Rattazzi, il capo della sinistra, a Lr parte del governo. Nel 1857, una cospirazione repubblicana, con a capo Giuseppe Mazzini, tentò di provocare la rivoluzione ed impadronirsi dei forti di Genova. Il caso era ass:ii più grave per le istituzioni, che non sia stato quello dei tumulti del 1898 provocati dalla miseria. Il tumulto fu represso; Mazzini fu condannato a morte in contumacia ; ma non si pensò a tornare indietro ·a tutto vapore. Nel 1862 avviene la catastrofe di Aspromonte. Garibaldi è ferito e prigioniero; prigionieri sono con lui parecchie migliaia; un colonnello, il De Villata1
362 RMSTA POPOLAI\'BDI POLITICALBTTBREE SCIENZESOCIALI si disonora facendo fucilare illegalmente sette garibaldini a Fantina; due deputati sono arrestati - due soli! -; il paese è in convulsioni, e ci sono nel1' aria minaccie di rivoluzione; la sinistra grida al tradimento. Nessuno pensa ad uscire fuori della costituzione. _Nel 1864 avvengono le famose giornate di Torino. I morti sono a centinaia e i feriti in proporzione. Vittorio Emanuele - un terribile rivoluzionario! - non proclama i massacratori vindici della civilta, ma licenzia a tambourbattant, i ministri colpevoli del massacro. Nel 1806, appena terminata la guerra coli' Austria, Palermo insorge, e la segue gran parte della provincia. Si combatte per le strade per sette giorni; gl' insorti sono armati di fucili e non di torsi di cavolo come quelli di Milano; sono armati e sparano, e feriscono e ammazzano ! I morti dalla parte degli insorti furono un poco più che a Milano nel 1898; ma a questi morti fanno riscontro i seguenti dati statistici di una singolarissima eloquenza: ufficiali della marina morti N. 7, feriti 20. Soldati morti 46, feriti 235. A Milano invece non vi fu che un solo soldat0 ammazzato. Venne proclamato lo stato di assedio, ma durò pochi mesi. Funzionarono i tribunali militari, ma umanamente, e per breve tempo. Un'amnistia seguì poco dopo alla repressione. Non passò per la mente di alcuuo di restringeré"le pubbliche libertà. Il Parlamento non sentì il bisogno di acclamare all'esercito come salvatore della patria. Durante il ministero Menabrea - uno dei più reazionari - avvennero i tumulti dell Emilia contro il macinato;. ci furono morti e feriti - il pane, scrisse Maurizio Quadrio, allora s' impasto col sangue. Niente stato di assedio, niente tribunali militari, n:ente reazione. Poco d0po si scopersero vaste cospirazioni in senso repubblicano, che per tre anni di seguito - dico tre anni! - nel 1869, '70 e '71, tennero in allarme continuo i governanti. I sintomi erano veramente minacciosi perchè l'esercito stesso era minatO. Bande armate si videro in Toscana; tutti i reggimenti della guarnigione di Napoli erano in relazione coi repubblicani - del cui Comitato facevano parte Nicotera, Asproni, Bresciamorra (finito Prefetto), Pantano, Castellani ecc.; in una notte furono arrestati insieme a Napoleone Colajanni ottantacinque sotto-ufficiali . .A. PiaLenza e a Pavia avvengono tentativi d'insurrezione, che conducono alla fucilazione del caporale Barsanti. Eppure, niente stato di a~sedio, niente tribunaìi militari, niente reazione. E arriviamo al r 893-94: ai casi di Sicilia e di Lunigiana. Crispi inizia i metodi moderni, che segnano il principio del furioso periodo reazionario, che non si sa dove ci condurrà. Ma bisogna confessarlo: Crispi, politicamente, di fronte a Rudinì è un galantuomo, umano, liberale, rispettoso della legge e ddla costituzione ..... Crispi riabilitò Maniscalco - l'odiato ministro di polizia del Borbone in Palermo - come disse in Parlamento lo stesso on. Di Rudini; e Di Rudinì alla sua volta riabilitò Crispi. Entrambi però inducon gl'italiani a sospettare che Gladstone bestemmiò quando chiamò il governo di Re Bomba - Ferdinando 2°, per chi noll lo sapesse, fu chiamato Re Bomba perchè fece bombardare i sudditi ribelli, che si battevano valorosamente contro le sue truppe ..... - negazione di Dio. Non c'è dubbio: verrà tra non guarì, dalla Germania un qualsiasi Gregorovius, che rifarà la storia d'Italia dal 1848 al giorno d'oggi e renderà giustizia al calunniato Re di Napoli. Per rendergliela, piena ed intera, non avrà che da leggere i giornali del mese di giugno 1898 coi resoconti dti giornali e le condanne che i tribunali militari infliggono a co'oro, che non hanno sparato, non hanno rubato, non hanno provocato tumulti .... ma hanno ricevutogiornali repubblicani I t (I) Ai futuri legislatori colmare le lacune del nostro Codice penai<! iscrivendovi un articolo che punisca coloro che ricevono scritti sovversivi. Sarà l' articolo più comodo per tutte le polizie future, perchè ad esse somministrerà il mezzo sicuro di far condannare tutti i rompicollo e tutti i sovversivi, che avranno il torto di non ... commettere reati. Basterà un birro qualunque per riuscire nel!' intento con poca fatica: non avrà che da mandare uno scritro repubblicano o socialista ali' indirizzo della vittima designata, e il colpo sarà fatto. Sarà il perfezionamento del sistema firmatissimo. La gloria di iscrivere un articolo di questo genere nel Codice penale italiano non può essere riserbata che ad un birro geniale, che possa portare al Ministero di Grazia e Giustizia tutto lo spirito della Santa Inquisizione che aveva portato al Ministero della Pubblica Istruzione l'illustre Senatore Cremona. Lo ZOTICO. I ·VERIESPONSABILI DEI TUMULTI GOVERNO E CLASSI DIRIGENTI. (Il giudizio degli altri) Di fronte alla corrente reazionaria che ha investito tanta l'arte della Camera e del paese, annebbiando le cosc:enze e gl' intelletti ed alterando ogni serenità di apprezzamenti, crediamo nostro dovere continuare la ricerca delle cause, che hanno prodotto le ultime sommosse; sommosse che hanno servito di pretesto eccellente a tanti deputati e a tanti ministri - che avevano assunto parvenze liberalesche per ingannare i loro elett0ri - di smascherarsi, e di preparare una reazione sfrenata, bestiale, che, ·se dovesse continuare, preparerebbe alla patria giorni lut· (1) Il nostro Zotico allude certamente al caso De Cieco. Il sindaco, i consiglieri comunali e gl' impiegati di Pomigliano D'Arco deposero che il De Cieco era mite, onesto e tranquillo; che non faceva propaganda ; che non aveva la menoma responsabilità nei tumulti. In suo favore depose il capitano dei carabinieri, Lcrdi ; un tenente dei carabinieri depose che il De Cieco era stato arrestato per semplice misura di precauzione ... Il Tribunale militare presieduto dal colonnello Mondino, che di quando in quando fa il moralista patetico, ciò non ostante lo condannò. Di questi processi e delle relative condanne, che hanno suscitato I' indignazione del Professore Siacci Senatore del Regno e Colom1el/odel Regio Esercito tanto di fargli presentare una interpellanza al Senato, ci occuperemo non appena saranno terminati. (N. d. R.)
RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 368 tuosi, e a costoro pericoli non intraveduti nell'accecamento attuale. La ricerca delle cause vere dei tumulti, se fosse fatta da noi, sartbbe sempre sospetta; giova meglio, quindi, trarre prufitto delle ricerche degli altri .. Gli altr, dai quali togliamo in prestito le osservaz10ni e la diagnosi, sono dei nostri avversari, ma degli avversari onesti e intelligenti, che spiattellando la verità vera rendono un grande servigio al paese, e provvedono al proprio decoro ed alla propria coscienza. Ai nostri lettori raccomandiamo caldamente queste ricerche: se le imprimano bene in mente e le divulghino e le adoperino contro i politici dei caffè e delle farmacie dei piccolt paesi, che, in buona fede o in mala fede, - e riescono più pericolosi nel primo caso - spacciano notizie false e rendono responsabili degli ultimi avvenimenti i repubblicani, i socialisti, i clericali; mentre i veri responsabili sono coloro che furono o sono al governo, e le clas i sociali, che somministrano gli uomini di governo. .. .... Cominciamo da un articolo di Borrelli nell'Idea liberale di Milano ( 15 Giugno). Questa simpatica rivista rispecchia le idee del Circolopopolare e del- !' on. Prinetti. Il Borrelli, tollerante e intelligente polemista, scrive: « La quistione più urgente è sempre la stessa: il pericoloche qualcheresiduodi la,·veliberaliondes'inorpella la quasi letteramortadelloStatuto, corrono... Nella presente reazione la ragione vaneggia e tripudiano i più bassi istinti di vendetta dei potenti... Le nostre classi dirigenti, fatalmente, prenderanno le scorciatoie dei precipizi. Non ne possono· a meno. Sono troppo ignoranti e troppo angusti d'animo e di cervello, per vedere a distanza il porto della salvezza .... I deputati delle interviste della GazzettadelPopolo e della Tribuna sono tutti liberali ..... ma in coda ai loro ragionamenti svesciano tutto il tormento che li dilania, tormento di persone contro persone, di maschere contro maschere, fuori delle idee della vita che si strugge di sotto, confusamente, in ben altre angustie. E dove volete che si vada a finire quando sentite uno dei più colti fra i deputati nostri - il Maggiorino Ferraris _ sperare salvezza soltanto da un ministero Sonnino foderato di gener aie Pelloux, quello delle promozioni a vista d'occhio? Io ci perdo il resto della sinderesi e della pazienza. ...Mentre a Montecitorio si giuoca sulla scacchiera delle ambizioni insoddisfatte la pace e la fortuna del pae$e, per la penisola, chi strilla molto, si contenta di chiedere bavagli e treni per ... incatenare o mandare a domicilio coatto il mare ... Nella massa che mormora sottovoce e pare prostrata mentre osserva e aspetta, non c' è quasi più un barlume di fede, o se fede è, non rassomiglia più certamente alla nostra ... Se la logica conserva immutati i suoi diritti, se ne deve ricavare che soltanto nella libertà resta una valvola di sicurezza, ur:a base di armonie sociali, una base di evoiuzione veramente pacifica e conciliatrice; soltanto nella libertà è possibile al desiderio tarpare le .ali o disciplinarle pe_r una me~a·razi?n_ale. Conclus1one ; la museruola è 11grande, mdefin1b1lepau- · roso pericolo che i timidi o gl'illusi ci vanno preparando; pericolo assai peggiore di tutti gli altri perchè ci ricaccerà indietro nei metodi e nei mezzi della lotta politica più che di mezzo secolo. E ciò, commemorando lo Statuto del Regno ». Dalla stessa ì\lilano, Ugo Pisa, un milionario, manda un articolo alla Nuova Antologia, (15 giugno)· nel quale si possono leggere queste parole: « Checchè si pensi del significato e dell'importanza dei tristi fatti di Milano, e specialmente quando si collegono cogli altri disordini accaduti in gran parte d'Italia, non si può a meno di provarne impressione dolorosissima. Sonosintomi,e conseguenzinesieme,di gran malesseresociale,economicom, orale,politicoe amministrativochepossonoimpensierireseriameutésul prossimoavveniredelnostropaese. Se è necessaria la convinzione della necessità di rimedi, altrettanto discorde è il pensiero sulla loro scelta; eppure, occorrerebbe di provvedere e se~za !ndugi, perchè la repressione, per quanto talora rnev1tabile, non è sempre possibile, e se sopprime momentaneamente il disordine non può toglierne le cause, per Jo più anzi le acuisce coi rancori a cui dà adito., .. E assai grave il compito odierno delle classi dirigenti in Italia che, venute meno alla loro missione di ben condurre il paese, si trovano di fronte a quella più ardua di riparare gli errori commessi, dopo di avere sprecato l'entusiasmo di una grande nazione rinata a libertà e i frutti della paziente ed economa laboriosità dei suoi figli ... » Un'altro singolarissimo rivoluzionario, il deputato L. Lucchini, Consiglieredella Corte di Cassazìone di Roma, dallo studio dei fatti viene a questa conclusione: 1. Che la repressionefu cieca, selvaggia... tanto è vero che a Milano, di fronte a urio o due morti fra i soldati, stanno un centinaio di morti fra i rivoltosi quasi inermi. 2· Che le solite difficolt!tdel bilancio non impediscono di gettare a palate i milioni dalla finestra per i disastri africani e per le sommossenon sapute impedire. Chi poi ha fatto uno studio completo e magistrale è stato il De Viti De ,Marco. Questi è Marchese,ricchissimo,conservatoree professore di Economia politica nell'Università di Roma. Abbiamo detto chi è, affinchè si possa meglio apprezzare ciò che egli dice nell'articolo: Le recenti sommossein Italia. - Cause(riforme -pubblicato nel Giornale degli Economisti (Giugno). Ne diamo i brani principali aggiungendovi soltanto qualche nota resa necessaria dagli avvenimenti posteriori. La legittimità della propaganda. - « Ammettiamo che la propaganda abbia preparata l'organizzazione; ma la propaganda è legittima; da anni all'ombra della legge si fa una propaganda dai socialisti, dai clericali, dai repubblicani; da anni noi facciamo una propaganda liberale contro il governo. Ma la propaganda va contrastata colla propagandà; ai fatti bisogna opporre i fatti, agli argomenti altri argom~nti, agli esempi esempi contrari. Le masse vanno penetrate, conquistate; questa è l'essenza del governo libero. L'ira dalla stampa ufficiale (ministeriale e di opposizione) contro la propaganda socialista e clericale è un'infantile scatto di gente che è incapace di lottare, ma vuol conservare indisturbato il sistema dei privilegi e degli abusi, di cui è accusata. La sola propaga uda di cui essa si è mostrata finora capace è d'invocare la forza per sopprimere la propaganda. Si comprende che in questo momento l'attenzione di tutti sia presa dalla necessità di ristabilire l'ordine. Ora· se si mettono da parte gl'ideali remoti, deve colpire il fatto che vi è uno strano comune contenuto nelle critiche, che socialisti, cattolici, repubblicani e liberali muovono alla politica italiana da oltre un decennio: tutte le scuole, una larga parte pensante del paese, combattono una organizzazione inintdligente di p:ccoli e secondari interessi, che han posta la costituzione politica in opposizione con l'interesse del maggior numero. " Il complotto. - « Quanto all'esistenza di un complotto
364, RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI coordinatore delle agitazioni, esso aoa è provato, aoa è provabile, tutto lascia credere che mai vi sia stato; i capi del gruppo socialista e repubblicano lo hanno categoricamante smentito. Ognuna di queste sommosse è stata occasionata da accidenti non provocati, inaspettati; ognuna è stata complicata da altre cause locali; non sono state contemporanee; in un posto si è aggredito il sindaco o il consiglio comunale; in un'altro lo strozzino vero o sJpposto incettatore di grano, in un'altro \"ufficio di questura; non un programma armonico, non un grido uniforme, non una traccia che mostrJsse l'impronta, nelle cause, nei metodi e nel fine, di un pensiero organico, di una mente direttrice. ,, ( r) Se il complotto ci fosse dimostrerebbe il malessere. - cc Ma anche concesso il complotto, esso è l'effetto della preesistente organizzazione di forzè in rivolta. Quante sette, quante congiure non hanno preceduta, preparata, affrettata la risoluz one della nostra indipendenza! E come errarono quei governi e quei ministri di polizia prendendo le s.:tte come causa delle rivoluzioni e combattendo contro mulini a vento! La storia si scorda e perciò si ripete. Che anzi, la possibilità del complotto suppone uno stadio già avanzato del malcontento popolare, significa che il malcontento è entrato nel periodo cronico dell'organizzazione. Piu che mai il problema economico e politico di rimuovere le cause del malessere s'impone a quello poliziesco di sopprimere i sintomi. ,, La borghesia senza "tede. - « La borghesia ammette tutto, che alla monarchia subentri la repubblicJ!, alla repubblica una federazione di stati italiani, a questa il Papa, o al Papa il dominio de' Goti, a condizione che oltre alla scossa della riforma di goYerno non si tocchi il sistema economico, che è e deve restare il con· tenuto di ogni mutamento politico. » Se le società operaie errarano la colpa è del governo. - « Le società operaie di resistenza, organizzate dai socialisti italiani ad imitazione delle società forestiere, all'epoca della loro fondazione avevano fini di lotta economica. Ma lotta economica per la difesa del salario contro il profitto e l'interesse che è dege1urala poco per volta in lotta politica contro lo Stato. Nelle ragioni di questa degenerazione che muta il carattere del movimento sta un sintomo politico importante. Poichc gli eccessi della lotta, cioc le mmifestazioni violente da parte degli scioperanti nonche degli agenti, non sarebbero mai usciti dai limiti di una questione di esperienza reciproca, di educazione, o d'una riforma della polizia, se lo Stato non si fosse messo a fare del socialismo per suo conto, affrettando così la degenerazione della lotta economica in lotta politica rivoluzionaria. Da noi il governo è intervenuto da sè in tutte le industrie private; si é sostituito all'intraprenditorc, al commerciante, al banchiere, al costruttore, a tutti; ha create e favorite le costruzioni ferroviarie, !'edilizie, ha spinto le banche d'emissione a sovvenire gli appaltatori pubblici e privati con emissione di carta-moneta allo scoperto, giustificando questa enorme misura di socialismo scapigliato col bisogno di crear lavoro ed occupare gli operai disoccupati o minacciati di disoccupazione e minacciosi contro l'ordine pubblico. ,, Cause del movimento repubblicano. - « A lato del movimento economico della democrazia sociale esiste un movimento repubblicano e clericale, risorto da poco e già diventato vigoroso. « Esso si riannoda all'agitazione contro le imposte, la politica militare e coloniale, e l'accentramento burocratico: una quistione complessa e molto piu completa, relativamente a quelle agitate dal socialismo, e di un int.eresse politico piu largo ed attuale, perché abbraccia (1) la sentenza del Tribunale militare di Milano nel processo Romussi-Chiesi-Federici, ha escluso ogni sospetto di complotto. Non ce n'è traccia in tutti gli altri processi di Napoli e di Firenze. (N. d. R.) tutte le classi della popolazione e investe tutta la politica dello Stato "· La monarchia militare contraria ali' interesse nazionale. - cc Si pensa che la monarchia coistituzionale da noi, o diventa civile sul modello della inglese, o manca alla sua missione nella terza Italia; la monarchia civile sarebbe all'unisono con l'interesse della gran massa dei contribuenti e porrebbe radici profonde. nel sentimento del popolo che è sempre monarchico ; la monarchia militare si mette contro l'interesse della nazione. Due crisi estraparlamentari che hanno eliminato dal governo prima uno e poi due ministri lombardi favorevoli, hanno personificato e drammatizzato nella fantasia popolare il contra,to tra la Corona e il Popolo. Così il sentimento antimilitare è divenuto poco alla volta antimonarchico ... « •... E il Lamarmora, per la pnlitica militare, accennando a « coloro i quali credono o fanno credere che ali' Italia non dt ve bastare la ·sua indipendenza e la sua libertà, vanno predicando che essa ha bisogno di gloria militare "• scriveva di « respingere questi consigli perchè scellerati, e piu che scellerati, assurdi ». · Sperequazione tributaria. Il Nord paga meno del Sud. - Cioè l'alta Italia possiede il 48 °lo della ricchezza totale e paga meno del 40 °lo del totale carico tributario; l'Italia media possiede il 2 5 °/0 e paga il 28 ¼; l'Italia meridionale possiede il 27 °lo e paga il 32 °lo· cc Di fronte, poi, alle imposte pagate bisognerebbe contrapporre la quantità dei lavori pubblici fatti nelle varie regioni, poiché appunto questo generalmente si ripete, che cioè dopo l'unità italiana strade, scuole, e porti han dovuto esser. fatti nelle provincie meridionali, che ne erano sprovviste, come se queste opere pubbliche, ese- ~uite dopo il 60 nonfosseropure statepiù chepagate dalle imposte introdottedopo il 60 I Questa diceria, che il nord abbia fatto le strade e le scuole del sud è tempo che sia smes~a; tanto piiì che non aiuta a spiegare come avvenga che con tante strade e tanti p~rti e tante scuole il commercio e la istruzione pubblica abbia fatto così pochi progressi. cc Ora la ragione vera è questa, che il mezzogiorno, essendo piu povero dd nord, avea anche minor bisogno relativo di ferrovie, di scuole, di p,1rti, ecc. In altre parole il mezzogiorno ha pagato le sue ferrovie; ma le prime sono improduttive, mentre le seconèe sono produttive; e quindi l'impiego di capitale fatto in lavori pubblici é riuscito comparativamente piu rovinoso al sud che al nord. Questo errore é dovuto alla mania accentratrice, che ha imposti criteri uniformi a regioni che per grado di sviluppo economico erano e sono disformi. (1) "· I danni che il Mezzogiorno ha ricevuto dal protezionismo. - « In quanto alla quistione doganale bisogna ricordare che il dazio sul grano che ora si vuole considerare come un compenso per l'imposta fondiaria, è stato il prezzo con cui il Nord ha pagato al Sud il protezionismo industriale. In questo affare solo un piccolissimo numero di grandi proprietari ha potuto guadagnare, poichè nel complesso delle provincie meridionali la produzione di cereali è di regola inferiore al consumo locale : di modo che il ma~gior prezzo del grano non dà al Mezrgiorno, preso nel complesso, un maggior potere d'acquisto di fronte al cresciuto prezzo dei manufatti che deve importare dal Nord. Epperò il rincaro dei manufatti, dovuto alla protezione industriale, viene pagato dal Sud consumatore al Nord produttore, senza compenso. In conclu,ione il dazio sul grano ha prodotto due ef- (1) La Rivista nel suo se~ondo anno con maggior dettagli dimostrò qneste sperequazioni. Il D~ Viti De Marco è stato largo verso il Nord. La Rivista ritornerà sull'argomento per dimostrare agi' Italiani del Settentrione che hanno torto credendo che il mezzogiorno viva dei loro sacrifizi "· N. d._R.
RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 365 fetti, l'uno di geggiorare le condizioni di e~istenza dei braccianti che pagano tributo ai grandi proprietari, l'altro di peggiorare le condizioni di esistenza di tutto il Mezzogiorno agricolo, che paga triblltO alle industrie manufatturiere del Nord. « La politica protezionista ha sfiancato il Mezzogiorno più delle spese pubbliche improduttive e dd fiscalismo, poiche le enormi perdite di quella sono cadute quasi interamente sopra di esso, arrestando a un tratto un gigantesco processo di tra_sformazioni attuali, cht: ~ra avviato e fondato sul credito, provocando un repentino deprezzamento delle proprietà, che è passata nelle mani delle banche creditrici, e contraendo la domancla di lavoro, e il tenor di vita di tutta la popolazione. « Solo la completa ignoranza dei contadini e della piccola borghesia ha potuto fr.r riuscire uno dei più audaci colpi di mano che il protezionismo abbia comp·uto in questo secolo. Ma ciò non toglie che le cause economiche e finanziarie operanti producano il loro effetto, e questo è che la pressione tributaria è stata portata dal protezionismo al suo limite massimo, io modo che il bilancio delle classi lavoratrici non ha più alcuna elasti- . cità: basta .un inverno difficile come questo, una pioggia prolungata, un raccolto de_fi~iente,perchè il ~on· adino sia messo prontamente ntl b1v10 tra la s/arva/Jon e la rivolta. ( 1) ». Ignoranza delle masse. Non sanno riconoscere le vere cause dei loro mali. - « Ma la rivolta non è diretta nè contro l'esercito nè contro la politica coloniale e neppure contro il protezionismo e neppure contro il dazio sul grano I La connessione tra queste cause e la sofferenza c ignorata dai più. All'epoca dell'insurrezione siciliana i contadini disarmati e sparuti a!!davano incontro al fuoco delle carabine gridando « Viva l' esercito e Viva il re ». « .... La politica dello Stato sfugge completamente alla loro esperienza pubblica. Il p:ù largo orizzonte e il Municipio, il campo di lotta è il Consiglio comunale. Il deputato deve solo aiutarli presso il goverr:o centrale dal cui arbitrio tutta la vita locale dipende, per ottenere o impedire una vittoria ainministrativa; in tutto il resto egli è libero: può votare il dazio pel grano, o la tariff~ protezionista, o la rottura di un trattato di commercio, o la spedizione africana, o la guerra, o le imposte; tutto egli può fare; per un trasloco di un l-'refttto o di un Pretore, o per una o-razia o per un condono di multa, o per un concordato ~oli' agente delle imposte, egli può mercanteggiare a Roma l'intere,se di tutta una regione, che paga con miliardi della sua propri et a le bizze di una lotta di consiglieri comunali. . « Quindi si comprende, come in un .ambiente politico così rudimentale, quando la fame incalza, le masse si rivoltino contro il Sindaco, il Consiglio Comundle e l'esattore dei dazi-consnmo. Cosi i corrispondenti dti giornali e i rapporti ufficiali han detto che le gare dei partiti locali sieno state cause della rivolta, quando bisognava dire che la rivolta si svolgeva nel campo.dei partiti amministrativi, e contro le imposte e gli abusi del Governo centra le. È una differenza visua le, dovuta al diverso grado di coltura e di preparazione politica. Nel Mezzogioro il Comune è lo Stato. Ma il contenuto, le ragioni remote del malcontento sono le stesse. È reazione immediata contro l'eccessivo carico tributario e l'iniqua ripartizione delle imposte, che hanno a loro tu~no_ cause ~iù rem?te n~i privilegi mascherati del pro_tez1oms_moe, 1n quelli_ mamfesti di un'immensa macchma militare e burocranca, che richiama, assorbisce, immobilizza e rende sterili e parassitarie grandi e numerose energ e. (2) ». (1) Anche su questa quistiooe ritornerà la Rivista e ri~scirà a conclusioni più gravi, che non sia peryenuto il De V1u De Marco. (N. d. R.) (2)' L'on. Colajaoni in una serie ?i a,tic'?li pel P11'.1goPloMlame11lare di Napoli nel 1894 e peseta nel libro sugli Avvemmmti di Sicilia· svolse identiche considerazioni. , (N. d. R. Manca in tutto la libertà. - « Non è liberale, dunque, il nostro sistema tributario; non è liberale la nostra politica commerciale; non e libertà il protezionismo; non è libertà l'accentramento che assorbisce le iniziative locali ali' arbitrio del Governo; non è libtrtit la dipendenza della Magistratura dal potere esecutivo. Noi siamo arrivati ad una organizzazione settaria di una piccola classe, che dal Parlamento invade, opprime, corrompe tutto. Ecco la tirannia! » Le masse sono stanche di malgoverno. - « Le masse che si sono- poste in tumulto non domandano nè il collettivismo ne la municipalizzazione del commercio dei grani; non domandano la protezione del pr{te, ma domandano come individui di non essere spogliati nè dallo Stato, nè dal Comune, nè dal protezionismo, nè dagli affaristi, nè dai politicanti, nè dai parassiti; e non vogliono essere più oltre annoiati dalla persecuzione politica della polizia, nè assistere alle tolleranze politiche dei giudici, quando vi sono ladri privati e ladroni pubblici, che scorazzano impuniti il paese. Questo è il sentimento del popolo; esso reclama il diritto di· viYere disponendo liberamente del frutto del suo lavoro e ddla sua proprietà, e di avere giustizia dai giudici e dagli amministratori ! » « .... Le masse ai rivoltano contro il malgoverno; fanno male a rivoltarsi quando potrebbero evolversi: ma esiste o no il malgoverno? Nell' interesse delle classi dirigenti questo è il p1oblerna ». L'affarismo politico. II Parlamento flnira col ribellarsi. - « Ma inoltre e noto che di fatto il Parlamento in Italia, nella lotta tra popolo e Governo, non s'c messo con quello contro questo. Non ha difeso gli interessi del contribuente, ma s'c accordato con la classe dominante, domandando la sua parte di bottino. Così al militarismo e all':iccentramento burocratico si e aggiunto l'affarismo politico che noi chiamiamo sul continente parlamentarismo. Questà e la storia; quindi e inevitabile che la massa dei contribuenti nella lotta per difender<! la sua proprietà, sorpassi il Parlamento e si metta fuori della Costituzione. « Ma se anche il Parlamento da noi avesse rappresentato l'interesse medio o generale dei contribuenti come avrebbe dovuto secondo lo sp rito della Costituzione, neppure e provato che la lotta sarebbe stata evitata. Nella storia inglese il Pari.merito lottò contro la Corona, cioc contro l'assolutismo che si fondava sull'esercito, sulla burocrazia e sull'asservimento della .Magistratura. ll Parlamento sei vile di En ico VIII (dice Bagehot) cominciò a mormorare sotto Elisabetta, ad ammutinarsi sotto Giacomo I e a ribellarsi sotto Carlo I. E la storia della rivoluzione inglese è nota. " Colla reazione si peggiora - occorrono riforme. - « A tutto questo non si rimedia, ma si fa giusto il contrario, adottando misure, che riducono l'esercizio della libertà e dei diritti politici. Con la restrizione dell'elettorato politico e amministrativo si rafforzerà la camarilla dei politicanti. La macchina elettorale amministrativo-politica resta la medesima, anzi si rinforza; i legami tra il Governo e i Comuni restano i medesimi; la borghesia governante si chiuJera in se stessa sempre di più, la sua politica di classe peggiorera acuendo il contrasto tra il suo interesse e quello della grande popolazione dei con• tribuenti e dei consumatori Una sola riforma è logica, ed e nella via opposta: tagliare i legami tra il governo centrale e le amministrazioni locali; ridurre le funzioni economiche e le pastoie che il primo pç>ne ali' energia produttrice dell'individuo; rafforzare l'autonomia dei Comuni regolandola con U'\a legge che sia« la Costituzione Municipale », e quindi garentendo i cittadini contro i pericoli del malgoverno locale, da una parte, col refereudum, e dal!' altra con magistrature indipendenti dal poter<! politico, che decidano nel!' interesse, e su ricorso dei cittadini, della coslit111Jo11alitù delle deliberazioni dei Consigli comunali. .... »
366 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI « .•. La repressione di Sicilia aveva prodotto i suo~ ef-, fetti a Milano e su tutte le persone, la cui educa21e,ne politica e ~ora_!~er_aJ:iù.a)ta e raffinat~.. I co?da?nati dei tribunali m1htan d1 S1c1hasono stati 1cand1dat1po-; litici di Romagna, di Roma, di Milano, di Livorno, ecc.· A quell'epoca rimontano i primi veri successi dei socialisti nelle elezioni amministrative. Oggi i medesimi metodi produrrebbero i medesimi effetti ; la sospensione delle garanzie statutarie già fabbrica martiri e candidati politici che getteranno il paese in un nuovo antipatico periodo di ste.rile agi.tazione elettor~le ». . Siamo indietro d1un secolo ali Jnghilte1Ta. - cc V1 ha come un presentimento vago, che traversiamo un'ora che farà epoca nella nostra storia. « Le presenti condizioni d'Italia sono state paragonate •a quelle della Spagna e della Grecia. Tutti ce ne siamo sdegnati; ma molti di noi han provato come nn $e□so di sgomento, perchè alcuni segni lasciano vedere l'azione, là più avanzata, da noi più lenta, di un medesimo sistema di governo. cc Ma le nostre condizioni di oggi somigliano pure stranamente a quelle dell' Inghilterra della prima metà del secolo, e colà furono radicalmente mutate dalle riforme liberali. « Cosi due vie ci sono aperte, due alternative, due indirizzi politici sono possibili ». Per cambiamenti di indirizzi rivolgersi al Signor GIOACCHINOMONTALBANO - ria Sardegna, N. 22. Roma. Per abbonarsi, alla Rivista, inviare Vagliao Cartolina-vagliaall'on. Napoleone Colajanni - Roma DAUNACRISIALL'ALTRA Sin dal Luglio 1896 non esitammo a manifestare il doloroso disinganno, che ci aveva cagionato la condotta dell'on. Marchese Di Rudini. Allora, egli mostrò, separandosi dal generale Ricotti sulla quistione delle spese militari, di non tenere più alla coerenza, ed un po' anche alla cortesia, se non alla gratitudine, che nella vita parlamentare non conta molto. Coloro che ricordavano la caduta dell'eJ< Presidente del Consiglio - nel r 892 ~ quantun · que anche allora il suo soverchio lojalisrn gli abbia impedito di ritirarsi in Aprile insieme all'on. Colombo, che ha continuato a mostrarsi uomo di carattere e di fermi propositi - rimasero sorpresi, nel 1896, vedendolo attaccato al potere - deciso più che mai a mostrarsi abile anzichè a riconfermarsi galantuomo. Dal Luglio r 896 in poi non si contarono che errori ed incertezze, in tutto - nella quistione morale, nella politica africana, nell'amministrazione interna ecc. ecc. - e noi a tempo debito li abbiamo registrati e deplorati. Ma, francamente, noi non avremmo mai ..:recluto che l'on. Di Rudini sarebbe arrivato alla sveltezza cinica ùi sbarazzarsi, sgarbatamente ed impoliticamente, dell'on. Zanardelli, prima e dopo di provocare la crisi, in un modo tanto inatteso e scorretto. Chi crede che le dimissioni del 18 Giugno siano state determinate dalla paura di trovarsi in forte minoranza, non conosce l'on Di Rudini: egli avrebbe saputo affrontare la sconfitta colla sua indifferenza signorile e sprezzante. ' Un sentimento peggiore lo animò: quello del . dispetto verso i suoi avversari. Egli cercò d' im1 brogliare la situazione, che era abbastanza imbrogliata, impedendo che con un voto la Can:era designasse il successore. Nè egli si contentò di procedere in mùdo da lasciare intendere che i criteri politici nelle proprie determinazioni non ci avevano che vedere ; ma volle anche chiarirsi brutalmente incostituzionale nella motivazione delle dimissioni. La qual cosa prestò buona occasione all'on. Fortis di rimbeccarlo aspramente, ed opportunamente, con un discorso breve e misurato, la cui accoglienza delineò improvvisamente, ed anche incoscientemente, le antiche divisioni della Camera. In ogni menomo incidente, la Sinistra, in quella occasione, col suo contegno, si distinse dalla Destra ; e ·si vide ancora, ad occhio e croce, che la maggioranza stava a Sinistra. In tutta la discussione vanno ricordate le parole nobili e gentili di Gino Vendemini, che salutò le povere vittime degli ultimi tumulti, accolte da un lungo applauso all'esercito; applauso provocato dal discorso dell'on. Di Bagnasco, che qualifichiamo, per lo meno come inopportuno, perchè nelle parole, commosse e commoventi del valoroso deputato di S. Arcangelo, non ce n' era una sola che accennasse a biasimo all'esercito. La Camera e il ministro della guerra, potevano perciò risparmiarsi una manifestazione ed un pistolotto, che, in altri tempi, avrebbero potuto essere considerati esclusivamente come retoriche esercitazioni, ma che in quell'ora ed in quella occasione furono l;i espressione del più gretto ed odioso spirita reazionario. Il significato era tanto chiaramente reazionario, che scirse !'on. De Nobili a protestare con un vigoroso u evviva alla Costituzione " che trovò eco soltanto nei banchi di Sinistra. La Costituzione ! Povero cencio lacerato ed imbrattato dal luridume governativo : essa ncn ebbe che un difensore: Giovanni Bovio. E Giovanni Bo· vio ne affidò la difesa all' Estnma Sinistra con un discorso che fu un capolavoro di sapienza politica, di finissima ironia, di arte vera, e che trascinò all'ammirazione tutta la Camera - compreso il Centro e la Destra, reazionari - e che, moralmer,te, stritolò l'on. Di Rudini. Aperta la successione, avvennero cose meravigliose, che noi non possiamo commentare come Yorremmo perchè non ci è consentita. alcuna libertà - nemmeno quella, minima, accordata agli altri. Diremo soltanto che i giornali monarchici di ogni gradazione rimasero scandalizzati dell'ostentato disprezzo verso la Camera bassa. Nessun deputato fu chiamato al Quirinale - caso unico anzichè raro in una crisi durata dieci giorni - e tutti i tentativi per la costituzione di un ministero si aggirarono attorno ai Senatori: ed un Senatore, per di più generale, mentre scriviamo, pare che sia riuscito a costituirlo. Diciamola francamente: i deputati ministeriabili hanno meritato il trattamento ricevuto. L'hanno meritato perchè essi in ripetute oci.:asioni si mostrarono curanti più del potere e della soddisfazione dell'ambizione propria anzichè dei programmi;
RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 367 J' hanno meritato perchè essi si chiarirono sempre più dinàstici che italiani. A questo proposito, ricordiamo che il Governo di Gabinetto in Inghilterra si è svolto in guisa che alla Corona non rimane più alcuna libertà di scelta sulla persona, cui deve conferire il mandato di costituire il Ministero: la designazione viene netta e precisa dalla Camera e la Corona non può sottrarvisi. Alla Regina Vittoria che tutte le sue simpatie le ostentava per Disraeli mentre era vivo, riusciva invece oltremodo antipatico il Gladstone. Ciò nonostante a lui la Regina fu sen1pre costretta a rivolgersi ogni volta che i conservatori furono battuti. Una volta non potè fargli altro che un dispettuccio volgare, da femminuccia: non mandò la carrozza di Corte, com'è consuetudine, per rilevare alla stazione il vecchiogrand' uomo e condurlo al Castello di Windsor dove doveva affidargli il mandato. E la stessa Regina Vittoria, nella co~tituzione dell'ultimo ministero Gladstone, solo come concessione fatta alla sua inoltrata età, potè ottenere che non venisse affidato alcun portafoglio al repubblicano Labouchère, che nel Truth continuamente rivede le bucce alla Corte: concessione, del resto, cui non sarebbe venuto il Gladstone nel vigore dei suoi anni. Ma in Italia mancavano del tutto le designazioni pel m.indato? Ce n'erano due - quelle dell' on. Sonnino e l'altra dell'on. Zanardelli - che sebbene ottenute indirettaménte - per colpa dell' on. Di Rudini, che non le permise in modo esplicito - erano chiare. Senza dubbio le designazione precisa quale sarebbe emersa luminosamente da un voto della Camera, se alla Camera fosse stata lasciata la parola, era quella dell'on· Zanardelli che avrebbe potuto comporre un gabinetto omogeneo in sol<:: ventiquattr'ore. Ma anche l'on. Sonnino, per quanto il compito suo potesst: affacciarsi irto di difficoltà, era indicato per tentare una soluzione parlamentare della crisi. Ma all'on. Di Rudinì che sull'ara di un cieco e malinteso spirito conservatore - che fu invece reazione volgare e violenta - aveva sacrificato le migliori tradizioni della sua vita politica era riserbata la soddisfazione èi un piccolo dispetto personale, e nè l'uno nè l'altro vennero chiamati a comporre il nuovo ministero. Tutto ciò con quale prestigio delle istituzioni rappresentative non è chi noi veda! Mentre scriviamo si annunzia cost1tu1to il Ministero Pelloux con elementi di sinistra. Noi avremmo preferito che a lui nel mondo parlamentare si fossero sollevati gli stessi osta coli che incontrarono gli on. Finali e Visconti-Venosta: la reputazione dei deputati si sarebbe rialzata di molto e la crisi avrebbe avuto una soluzione parlamentare corretta. Ma la fibra dei nostri uomini politici non è fatta pei conflitti: sic rebusstantibtts. C:onfessiamo che data la piega che aveva preso la soluzione, questa po- . teva esser peggiore Non è bello certamente che la Sinistra ritorni al potere sotto il presidio di un generale, anzi di due generali e di due ammiragli; ma essa potrà volendo, se concorde, riparare per via a questo vizio di origine se attraverso alle difficoltà transitorie intenderà I' ora e il dovei e che le incombe. Il Pelloux tra i generali è il più largo di vedute ed il più parlamentare; e - cht sa? - al ministero dell'Interno sotto un militare - ed il caso se non è unico è rarissimo - forse si vedranno meno por cherie che pel passato. Sopratutto auguriamoci che da Palazzo Braschi venga sbandito il gesuitismo e sostituito con un po' di franchezza anche brutale. Degli altri ministri chiarpati a cooperare col generale Pelloux non ci occupiamo: più che gli uomini e' interessano il programma e i fatti, Quale possa essere il programma e quali fatti potremmo temere o sperare lo rileveremo subito: se il nuovo ministero manterrà i disegni di leggi-infamie prt!sentati dall'on. Di RuJini vorrà dirt! che sarà cam• biato il maestro di cappella, ma la musica rimarrà la stessa; se invece ci farà rientrare entro l'orbita della Costituzione, togliendo lo Stato di assedio, e se ritirerà quelli odiosi disegni di legge potremmo. per lo meno cominciare a respirare. L'Estrema Sinistra in Parlamento, e la Democrazia, fuori, senza intransigenze ma senza facili acquiescenze, starà a vedere, regolando la propria azione a seconda l'attitudine del governo, vegliando a difesa delle libertà minacciate. E qualora saranno presentati e voluti effettivamente i provvedimenti economici attesi dalla nazion.: con viva impazienza, e saranno tali da non costituire nuove ed am:ire delusioni, il suo concorso non può esser dubbio, quali che siano gli uomini prepo~ti al governo. Essa è il solo partito eh~ può con legittimo orgoglio scrivere sulla propria bandiera, senza tema di smentite : tutto per il paese - nulla per sè. LA RIVISTA. SETTENTRIONALI E MERIDIONALI (Per l'elezione Crispi) (Continuazione. Vedi Nnm. 20). llI. Sgombrato il terreno dal fenomeno Crispi, che in qualunque discussione attualmente rappresenta un elemento di perturbazione, possiamo riprendere la discussione sulla moralità del Sud senza ira, senza preoccupazioni politiche, e, sopratutto, senza pregiudizi campanilistici. Riaffermo ciò che ho tante volte detto e scritto. Al Sud e nelle isole prevalgono: l'agricoltura, la grande proprietà, la coltura estensiva, l'agglomeramento della popolazione, l'analfabetismo, la mancanza di strade e di altri mezzi di comunicazione - tra regione e regione, tra provincia e provincia, tra paese e paese - prevalgono i rapporti feudali tra le varie classi sociali, il rispetto meccanico sotto l'aspetto politico alle imposizioni del governo, la mistria economica, la mancanza d'.istruzione ttcnico-comcr.erciale, l'assenteismo. Al No1-d, invece, si riscontrano: predominio dell'industria, media e piccola proprietà, mezzadria, popolazione sparsa, alfabt:tismo, strade e mezzi di comunicazione di ogni genere, agricoltura intensiva, rapporti ordinari civili tra le varie classi sociali, una certa indipendenza dal governo, ricchezza, coltura tecnico-commerciale, iniziativa individuale e collettiva ( r). (1) Le cifre sulla magi,,ior parte di queste condizioni si potranno leggere con profitto in un chiaro e sintetico scritto del Groppali: Le 111ouve111ent socia/ w ltalie Paris 1897. Raccomando vivamente questo lavoro breve di mole e ricco di
368 RMSTA POPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI Ho disposto, cosi a casaccio, ~ueste condizioni che caratterizzano le due grandi divisioni della penisola italiana, che tanti, anni or sono, vennero designate dal Generale Marselli come trovantesi l'una nella fase militare e l'altra nella fase iudustriale, perchè voglio eliminare, anche nell'apparenza, ogni intendimento di stabilire o tentare tra le medesime una qualsiasi connessione causale. Ho voluto soltanto constatare le condizioni di fatto; niente altro. Ho taciuto della criminalità, perchè me ne occuperò in ultimo estesamente. S'intende altresi, che quando parlo di coltura intensiva, di industria, di riccherza, di miseria ecc. accenno a gradazioni prevalenti di tali fenomeni, e non altro ; - gradazioni, che variano da regione a regione, da provincia a provincia. Ciò premesso facciamo i conti sulla moralità del Nord e sulla moralità del Sud: facciamoli da buoni amici, per meglio conoscerci ed apprezzarci e nella speranza anche di poterci reciprocamente correggere ed aiutare nella trasformazione. Parlando di differenza di morali tra le parti di uno stesso stato nelle grandi linee ci si dovrebbe limitare ad una differenza quantitativa e non qualitativa; si dovrebbe assodare, che ci sono un maggiçr numero di persone oneste al Nord e di birbanti al St,d, ma non che, secondo la differenza da Montesquieu riscontrate al di là o al di quà dei Pirenei, gli onesti e i birbanti fossero _di una qualità diversa se osservati in Sicilia o in Lombardia. Qualche differenza qualitativa, pure son disposto a riconoscerla. L'avversione ai reati di sangue è minore nel mezzogiorno e in Sicilia, sebbene non sia grandissima nell'alta Italia; l'esercizio arbitrario delle .proprie ragioni, I' individualismo penale per cosi dire, che conduce alla vendetta è anche abbastanza diffuso in Sicilia e molto meno nel continente. Questi caratteri della costituzione psico-morale del mezzogiorno indicano una fase arretrata nello sviluppo della morale. Gustavo Chiesi, che ha percorso la Sicilia, dell'isola ha sèritto con amore pari all'intelletto, vi ha riconosciuto tante altre buone qualità, che valgono a compensare la differenza constatata. E, a parer mio, l'alta considerazione in cui è tenuta la famiglia nel mezzogiorno da sola basterebbe a far perdonare non pochi gravi difetti, propri di un popolo, che si trova ancora -in. una fase arretrata di sviluppo. Del resto, l'analisi spassionata dei fatti induce ad accettare con riserva anche una tale conclusione per sostituirvene un'altra, che conduce ad ammettere qualche mutamento rapido nelle condizioni politiche, se non nelle morali e sociali. Nella politica oggi si ammira nel settentrione maggiore correttezza nelle lotte elettorali, caratteri più netti e decisi; prevalenza di programmi e nou di uomini e di camarille; maggiore indipendenza dal governo, una certa fierezza ed amore sincero per la libertà. Però non sono preistorici i tempi nei quali le parti erano invertite. Vissero nel mezzogiorno i Poerio, gli Spaventa, i Natoli, i Settembrini, i Conforti, i Pisanelli, gl' Imbriani, i Savarese, i De Sanctis, gli Zuppetta, uomini della moralità rigida e dal colore politico netto e spiccato. Proprio in quei tempi nel mezzogiorno e in Sicilia si combatterono le più belle lotte elettorali in nome dei principi liberali ed era la deputazione di quelle regioni, che forniva il maggiore e migliore contingente alla Sinistra, che quei principi incarnava. li 'fatto era tanto noto che allora - vedi come mutano i criteri dei savi... settentrionali! - esso si dava come un segno d' inferiorità del mezzogiorno e della Sicilia ... Suscitò l'ammirazione di quanti amano la liberti!, la protesta generosa di Milano, che elesse Barbato. Ma solo la labilità fenocontenuto e ringrazio l'autore di avermelo dedicato. Egli cosi ha voluto darmi prova di affetto, che •mi è cara specialmente perchè mi viene dalla Lombardia, dove si s.a, e si riconosce, che da tempo sono nella via retta nello studio della fenomenologia italiana. menale degli italiani ha potuto far dimenticare che Filippo De Boni per tanti anni rappresentò il collegio di di Tricarico e Alberto Mario venne eletto a Noto; ed entrambi erano settentrionali. che per quei tempi non erano meno ri\'oluzionari di Barbato. Ma la lotta di Milano può paragonarsi per la sua importanza storica e politica a quella di Messina, che elesse ripetutamente Giuseppe Mazzini, e cancellò la pena di morte cui l'aveva condannato la monarchia, e rese all'Italia il suo figlio più grande? Oggi si mena grande scalpore per la dilagante corruzione nel Sud. Il caso di Giarre ha fornito materia ad allegri commenti nella Camera e nel paese, e, con una fenomenale leggerezza, della corruzione elettorale si vorrebbe fare una delle tante note d'inferiorità del mez:i:ogioNrn011d·' 'ù f: I d' . ' b' . G'à ·1 G . u a I p1 a so e I pm ar ltrano. 1 1 erminal di Torino onestamente aveva protestato osservando che la meraviglia pel caso di Giarre è fuori posto perchè quello di Giarre è il tipo di tre quarti delle elezioni d'Italia, e che le pressioni governative, la compera e la vendita dei voli, l'ubbriacamento degli elettori sono all'ordine del giorno dappertutto. Non basta : colle relazioni della Giunta delle elezioni, in mano da venti anni in qua, si può dimostrare che se il responso delle urne è stato adulterato, nel mezzogior• no e in Sicilia il fenomeno si è verificato, in prevalenza, per le pressioni governative, e nel settentrione per la corruzione. La corruzione nordica, dalle medesime re !azioni, risulta più brutta : i buoni contadini del Veneto, della Lombardia, del Piemonte hanno venduto il loro voto davvero per un piatto di lenti: per un po' di busecca e per un mezzo litro di vino. Gli elettori di Corteolona nel 1892 dettero un calcio a Felice Cavallotti per un paio di lirette ; e gli stessi elettori oggi a Romussi, all'amico del cuore della vittima indimenticabile di Villa Cellere, dell'uomo che a quel collegio dette lustro e celebrita, hanno preferito un Dozzio, le cui gesta non tarderemo a conoscere. Nel cuore della Lombardia, nella stessa provincia di Milano c'è un collegio, nel quale npubblicani, progressisti e socialisti non hanno potuto fare una qualsiasi affermazione, una qualsiasi protesta, quantunque essi ne designino il rappresentante - riferisco il loro giudizio senza valutare se giusto o sbagliato - come una delle persone più spregevoli, che ci siano alla Camera! Ed un candidato purchessia da contrapporgli non l'hanno trovato nemmeno i socialisti; che ne hanno un grosso stock disponibile, e che adoperano con predilezione quando si può arrecare del male ad un onesto democratico! . E Pietrasanta? Vale tutti i casi di corruzione del mezzogiorno riuniti insieme. L'ottimo signor principe di Carovigno ha immortalato quel collegio ; Pietrasanta, per fama .... non bella, ha superato quel borgo putrido dell'Inghilterra dove un lord irritato prometteva di fare eleggere un suo staffiere ..... Nel mezzogiorno c' e ancora qualche zona dove non penetrò mai la losca Dea, che degrada i Parlamenti: in Basilicata i titoli e i milioni non contano; valgono soltanto l'ingegno e la coltura. L'on. Greppi, che radicali e socialisti indicano come un asino matricolato - ed anche in questo caso riferisco il loro giudizio senza farmene mallevaJore - è stato invece eletto nella Milano, che a giusta ragione vitn chiamata la capitale morale, mentre, certo sarebbe restato soccombente in Basilicata. Invece c'è una intera zona nell'Alta Italia dove le varie gradazioni della democrazia non hanno speranza di dare battaglia con probabilità di vittoria: in qualche collegio hanno financo rinunziato ad ogni tentativo. Nella mia ultima visita nel Collegio di Corteolona chiedevo ragione del fenomeno ad alcuni amici carissimi, che, umiliati, mi rispondevano: è inutile ogni tentativo di lotta
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