La Rivista Popolare - anno I - n. 9 - 15 novembre 1893

,I LA RIVISTA POPOLARE 281 arricchiranno i mercati di Roma per il consun10 interno quanto per l'esportazione. Potranno del pari essere esportati molti prodotti vegetali, quali le frutta, le patate, i cereali, ecc. ; altri destinarsi alla fabbricazione dello zucchero e delle conserve: b-isogna in una parola nulla inventare; 1na sapere· imitare quanto fanno altri paesi di noi più progrediti e n1eno poveri, benchè meno favoriti dalla natura. In luogo cli affrontare coraggiosan1en_te la lotta econon1ica, ra~visiamo neJla concorrenza estera un insormontabile ostacolo _ad aumentare la produzione del suolo e ci -Yassegnamo a lasciare abbandonate intere plaghe di terre fertilissime, nè procuriamo il n1iglioran1ento di quelle esauste: ~antochè vedia1no salire, per esempio, in Inghilterra la inedia raccolta del frun1ento per ettaro a ettolitri 2 7, mentre in Italia non dà che ettolitri 10.50. Identica proporzione verificasi negli altri prodotti comuni ai due paesi : cereali, leguminose, foraggi, patate, ecc. Noi ricaviamo dunque da un ettaro di terreno appena un_ terzo di quanto ottiene la bru1nosa Inghilterra, ed il bel sole d'Italia continua a risplendere imperturbato sulle nostre n1iserie ! Dato lo scarso prodotto, si spiega perchè non possia1no sostenere la concon:enza dei paesi esportatori di cereali, - superando fra noi di frequente r importare delle spese di coltivazione quello che si ricava dalla vendita dei prodotti. Sopportiamo annualn1ente una spesa di circa 2 oo milioni per provvederci dall'estero i cereali necessari al nutrimento, costretti in più ad assistere al lento denutrimento delle popolazioni, poichè non possiamo, per n1ancanza di denaro, colmare interamente la deficienza. A rendere rimunerativa la coltivazione della terra fa duopo ottenerne prodotti più abbondanti; ma la proprietà rurale è sì gravata di debiti ipotecari e di tasse, il saggio degli interessi talmente elevato, da rendere difficilissimo qualunque in1portante miglioramento se non s'istituisce e si diffonde su larga base il credito agrario e in pari tempo non si ripara l'enòrme ingiustizia di fare pagare al mutuatario anzichè al mutuante la tassa di ricchezza mobile. Se l'aliquota. di questa tassa è di per sè oppressiva, diviene ,,, . B1bliotecaGino Bianco

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