La Rivista Popolare - anno I - n. 9 - 15 novembre 1893

, . 302 LA RIVISTA POPOLARE sbarcare il lunario al Gabinetto, la posizione sua· però, nel momento attuale, non è davvero delle più invidiabili. La crisi del credito della quale l'attuale Ministero viene ad essere, dopo tante generazioni di ministri, megalomani e micronomani, l'erede responsabile; resa acuta poi da una politica senza senso comune che è riuscita all'estero a far precipitare la rendita italiana a 80.07 a Parigi - nel nostro, una volta, e anche ora, miglior mercato - e a non farla nemmeno giungere ad 80 a Berlino - dove a sentire i gallofobi crispiniani si sarebbero dovuti trovare ì salvatori dei nostri titoli - ; la crisi del credito che non è stata sicuramente aiutata nè dal cambio in rialzo, nè dai dazi da pagare in oro al confine, nè dall' aumento dello sconto della Banca Nazionale, nè dalla tiratura delle etichette, da bottiglie, da una lira, che, tra parentesi, poco ci è mancato le facessero di carta da involgere; questa crisi, che si allarga ogni giorno di piì.1 e colpisce tutti quanti indistintamente, vuole le sue vittime, ed è molto probabile, se non certo, che l' on. Giolitti con tutte le sue astuzie e la sua inaudi-ta sfacciataggine, per quanto spalleggiato da una fiducia superionss1ma illimitata, non riesca questa volta a salvarsi. lVIa chi gli succederà? * * * O sia Fortis col suo programma passe partout ultimo di Bologna e colla brigatella dei suoi I 3, o sia Crispi che volendola dichiara la guerra aspirazione di pazzi, o sia Zanardelli la sfinge tebaica della quale ormai si conosce il meccanismo che ha in corpo, o sia Di Rudinì, il vuoto concentrato nel vuoto, il Paese ormai è chiaro ha perso completamente la fiducia in tutti quanti costoro. Gli splendidi discorsi pronunziati a Gallipoli dall' on. Bovio e a Messina dall' on. Colajanni, discorsi organici, mostranti chiare, precise idee di governo - in altra cerchia d' istituzioni s' intende - approvate, plaudite entusiasticamente da tutti gli uomini di buon senso e di cuore, provano, vogliano o no i corifei del sistema attuale, a che, per salvare il Paese, è necessario di venire. * * * In Sicilia intanto il malcontento si organizza ogni giorno più nei Fasci, i quali, malgrado la guerra dei proprietari e del Go\·erno, s1 vanno rendendo sempre maggiormente potenti e minacciosi. Il Governo ha un bel mandare soldati, quei forti isolani non se la prendano per questo, e i soldati che hanno occhi per vedere i dolori di quella povera gente per la quale persino il rancio militare rappresenterebbe un banchetto da Luculli, i soldati che non son_popolo per nulla, sentono anche loro profondo nell'animo lo strazio che producono tante miserie. Già son cominciate a trapelare le notizie di retrocessioni di sergenti e caporali accusati cli aver preso parte ad adunanze dei Fasci. Il furore dei ras militari per_ questo contagio· che si comincia a manifestare nei ranghi è così grande, è giunto a tal punto che - udite lettori! - un povero furiere è state condannato BibliotecaGino Bianco

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