La Rivista Popolare - anno I - n. 9 - 15 novembre 1893

LA RIVISTA POPOLARE 2 97 Da quanto dici si· rileva che tu non approvi il contegno di chi si rese iniziatore di un movimento di separazione dei collettivisti dai . . . mazzmiam. La convinzione di questa necessità manifestai nella lettera al Congresso, alla quale aderirono amici che pit1 volte mi avevano manife stato lo stesso pensiero. Apprendo che il nostro amico Albani si oppose alla proposta dei congressisti che chiesero la lettura di quella lettera. Sono convinto che Albani fece male: si aveva il dovere di leggerla. 1 In ogni modo essendo stata quella lettera pubblicata da molti giornali, non occorre ripetere le ragioni in essa indicate per la im possibilità oramai di una conciliazione tra mazziniani e collettivisti in uno stesso programma ; ma dopo il Congresso, che con una conciliazione si chiuse e dopo le tue osservazioni, pare gi0vevole per le due parti ritornare sul fatto e dire pubblicamente quello che già ho detto in lettere agli amici di fede, che mi chiesero consiglio prima del Congresso di Bologna e dopo. Ammiro, carissimo Fratti, la tua persistenza nel volere unite le due parti; ma se questa un1one è agevole nell'animo tuo e per le tue convinzioni, essa invece si mostra impossibile quando la cosa si esamina in tutta la sua obbiettività, tenendo conto delle condizioni in cui si sono venute a trovare le due parti nella organizzazione delle affratellate, dal Congresso di Napoli a quello di Bologna. Altro è ragionare seguendo l'impulso del proprio animo e formandosi nella mente, per amore del partito· in cui si milita, una condizione di fatti che non esiste, ed altro è persuadersi della realtà, dello stato vero dei due partiti - mazziniano e collettivista - del yalore concreto dei due diversi programmi. Ora in te, in Turchi, in tutti quelli che nel Congresso' di Bologna sostennero e votarono la conciliazione, vedo una idea che non risponde ai fatti, e che è rimasta persistente anche dopo le disillusioni avutesi in quest'ultimo anno dopo il Congresso di Palermo, il quale si chiuse con lo stesso idillio che ha suggellata la riunione di Bologna. Sta invece il fatto che dal I 889 nelle associazioni, nei giornali, nelle pubbliche riunioni e private (alludo sempre alla organizzazione delle affratellate) la divisione tra propugnatori della proprietà privata e quelli della socializzazione della ricchezza è andata sempre più aumentando; che questa opposizione di parti si mostrò al Congresso di Palermo, ove infine si volle tentar la prova di una conciliazione ; che dopo questa, le avver.sioni politiche ed economiche tra le due parti sono aumentate con qualifiche non belle date da alcuni mazziniani al Congresso di Palermo. Intanto, mentre questa divisione mostratasi nel Congresso di Napoli s1 è in _quattro anni accentuata sempre, un' altra organizzazione radi- . 1 Per la verità, I 'Albani prÒpose che la lettera del De Marinis si leggesse durante la discussione degli ordini del giorno, e il Congresso assentì : poi il dì appresso fu ritenuta superflua la lettura essendo quella lettera già a tutti nota. (N. d. D.) BibliotecaGino Bianco

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