RE NUDO - Anno XI - n. 89 - agosto 1980

N é guru, né 'm<1ftre à penser', bensì un uomo che riflette e che cerca di scoprire l'esistenza di un passaggio verso uno stato superiore dell'uomo". Un saggio che vuole penetrare nel segreto della Materia. Per Jacq ues Chance!, che lo ha intervistato per la Terza Rete radiofonica francese, Sat– prem è un "avventuriero dell'interiorità" ... Sorprendente itinerario quello di Satprem, bretone di Parigi, che ha percorso tutte le strade un suo primo soggiorno era stato 'conquistato' da Sri Aurobindo, grande guida e pensatore a cui egli avrebbe poi dedicato diversi saggi (L'avventura della coscienza, La genesi del su– pra-uomo). E conquistato da Mère, accanto alla quale sarebbe vissuto per diciannove anni, raccogliendone l'Agenda (in 13 volumi, ora in corso di pubblicazione in Francia, n.d.t.). D. - Satprem, lei è francese e ha lasciato l'Europaa vent'anni. Da venticinque anni vive in India,dove prosegue oggi la sua ricerca della conoscenza. In India ha conosciuto quella straordinaria guida spirituale che era Sri Auro– bindo,grande maestro dello yoga, e Mère, che dirigeva l'ashram d.i Pondichéry. Come e dove ha avuto inizio, Satprem, l'avventuroso roman– zo della sua vita? R. - L'inizio è stata una domanda. Una domanda che dapprima mi sono posto nei campi di concentramento nazisti, immerso nella privazione totale: "Che cos'è dunque l'uomo? Che cos'è la vita, la Materia, la morte? Che cosa resta dell'uomo quando la devasta– zione fa tabula rasa? Quando non e iste piì niente?". Ho tentato per tutta la vita di ri pon– dere a questa domanda. Già da bambino; mi sentivo soffocare. Chi ero io? Chi era dunque quell'e sere che io ero? Mai, lo sentivo, arrivavo tino a quello che era davvero 'me tesso'. Erano sempre gli altri a parlare, a 'sapere', a decidere al posto mio. on c'era che scuola, padre, madre, nozioni, reli– gioni, maestri. .. Sempre qualcuno o qualcosa, come un freno o uno schermo, tra la realtà e me. D. - Ha cercato "didare ùna risposta alla sua domanda? R. - Una prima volta, attorno al 1950, ho cercato la vita alla sua sorgente, facendo un balzo all'indietro di alcuni milioni di anni: ho voluto tornare nel passato della Terra, andan– do a vivere nelle foreste vergini della Guiana. Credo di averla sentita esistere, quella foresta, a volte, come doveva essere all'epoca dei gran– di primati. L'acqua, il vento, la pioggia, i vege– tali, gli insetti, i serpenti, gli alberi vi coesiste– vano perfettamente, intrecciati in una sorta d'intensa complicità. Le notti vibravano di mi– lioni di rumori e di movimenti segreti. Un de– lirio suntuoso di cose, da non crederci! Che cos'era l'uomo immerso in quella straordiaaria vibrazione? Un minuscolo punto. Non era più il centro di tutto! Provavo anche momenti di gioia indescrivibile, scoprivo, l'interna armonia che collega le cose. Era già un nuovo modo di guardare. li mio corpo, a volte, diventava leg– gero leggero e sembrava non dipendere più dalla legge di gravità ... Ma quel ritorno nel passato della Terra - l'avrei capito più tardi - non bastava. Bisognava andare più in là, più in profondità, andare verso quel futuro dell'uomo che è ancora soltanto un abbozzo. D. - E: poi si è messo a girovagare per le stradedell'India, no? R. - Sono stato una specie di monaco men– dicante. Ho visto e ho capito tante cose. Ho praticato il tantrismo, sono diventato un ' an– nyasin'. Ma anche qu.Ì non ricevevo una risposta FINO IN FONDO CONSATPREM convincente e m'importava ben poco d'imbat– termi qua e là in alcuni yoghi isolati che si libravano ulle vette della mente. Avevo visto, strada facendo, troppi uomini provati dalla malattia e dal dolore... • D. - E così, ha proseguito la sua strada? R. - Sì. li tantra mi interessava, ma non volevo restare attaccato a un'esperienza. Né a quella di una foresta vergine né a quella di una religione o di una tecnica spirituale. Né· inten– devo diventare, come ho scritto una volta, un 'funzionario dell'avventura'. Dovevo riformu– lare la domanda così: "Dov'è dunque l'uomo? li suo sviluppo è già completo? E se non lo è, in che cosa può consistere?" E' stato soltanto ac- canto a Sri Aurobindo e a Mère che ho capito dove e come avrèi potuto trovare una risposta alla domanda che mi ero posto nei lager. .. D. - Lei viene dalla Bretagna. 'Satprem è un soprannome? R. - E' il nomeche mi ha dato Mère. Vuol dire 'colui che ama davvero'. D. - Satprem, ha per caso scoperto una sorta di 'terzo occhio'? · R. - No davvero. Si tratta di qualcosa di più semplice. Di più ·evidente. Si tratta di quanto si rivela allorché ci to– gliamo que ta vernice che è stata stesa sulla pelle di noi tutti, ovvero quando mandiamo in frantumi il vaso nel quale siamo intrappolati proprio come pesci e che deforma il nostro sguardo. Che cosa si potrebbe pensare di un pesce che si illuda di conoscere la realtà del . mondo guardandola attraverso il vetro del suo vaso? La vera avventura di Mère e di Sri Au– robindo sta nel fatto che non hanno cercato di fare la loro esperienza nelle dimensioni di un qualunque 'aldilà', oppure nell'ambito di una determinata religione. Essi non credevano ai paradisi dei pretesi yoghi liberati più di quanto credessero ai nostri paradisi igienici, nei quali stiamo soffocando. Essi volevano fare 'l'espe- • rienza' nel loro corpo terreno, cioè proprio nel pieno di tutta l'evoluzione. Senza microscopi, telescopi, razzi o provette, hanno voluto ._:_:::::::::::.:_.:-.- ·-:.:::.:::::::·:::::}\/:: -A~~~bi~d~ e plorùe la Materia, e ci sono andati dentro' Hanno scoperto così una nuova vibrazione mentale. L'aver scoperto al fondo di se stessi. del loro corpo, delle loro cellule. un altro stato di coscienza, trasforma tutti i dati del mondo. Mère e Sri Aurobindo hanno cercato di aprirci un varco verso un altro stadio dell'evoluzione. Noi siamo infatti, io credo, sulla soglia di un grande rivolgimento ... D. - Intende dire di un rivolgimento della coscienza? R. - Di un passaggio ver o uno stadio su– periore dell'evoluzione. Di un 'dopo l'uomo'. Insomma, di un passaggio dalla Materia oscu– ra alla Materia cosciente, quale essa è. totale, RE NUD0/23 enza divisione. Ecco quello che la nostra co– cienza dovrà imparare a vivere. D. - Ma quando avverrà, secondo lei, tale passaggio? R. - Basta osservare il mondo per accorger i che sta avvenendo. E che non si compirà senza prove e senza pericoli. Non si tratta di un fenomeno indivi– duale, ma di qualcosa che sta accadendo in tutti i paesi, in molta gente, attraverso tutti i continenti. La crisi reale che stiamo attraver– sando non è né una crisi di civiltà né una crisi politica, bensì - in profondità - una crisi evolutiva. E' l'intera specie umana che sta vi– rando in un altro stato. E' questa l'evoluzione di cui _Mère e Sri Aurobindo ono stati i pre– cursori. D. - Ma non è un'illusione credere che in un mondo visibilmente dominato dalla violen– za, dalla volontà di potere o dal denaro, noi si viva una tappa di transizione foriera di un più alto stadio umano? R. - o, per l'appunto. E' il dubbio a far pre a tutt'intorno a noi, e tutto scricchiola. Ognuno sente come le nostre solite soluzioni non ervano più. Siamo entrati in una sorta di fallimento. Stiamo assistendo non già alla fine di una civiltà, ma al termine di un ciclo nel senso geologico o paleontologico. Si sta pre– parando qualcosa. Milioni di uomini - bom– bardati e dilaniati da informazioni contrad– dittorie - si pongono nuove dolorose do– mande: "Ma qual è dunque la ragion d'essere di tutto quello che stiamo vivendo?". Sentono che il mondo non è quale dovrebbe essere. Che quello che è stato loro insegnato non 'corri– sponde' più. E lanciano come degli appelli. 'è una sorta di mutamento di sguardo. C'è la speranza di una nuova percezione. più traspa– rente, della realtà, lontano dalle religioni, dalle ideologie. dai sistemi. La prossima specie - quella pienezza dell'uomo verso la quale così disperatamente tendiamo, di cui abbiamo tal– mente bisogno nel nostro dolore e nella nostra fallibilità - è già presente. Non è qualcosa che appartiene al domani. ma è qui, alla nostra portata, nel no tro corpo. nella profondità della coscienza cellulare, nel prossimo pas ato della specie. Mère e Sri Aurobindo hanno aperto questa strada e, poichè l'hanno fatto nel loro corpo, l'hanno aperta nel corpo del mon– do. iente, infatti, è separato. Basta fare un buco in questa 'falsa materia', che è quella in cui viviamo, perché tutto si metta a fuoruscire dagli altri buchi: La Materia che noi viviamo comincia a farsi irrespirabile e i nostri inqui– namenti visibili ne sono un scgn9. Certo. sia– mo minacciati da catastrofi e da guerre. Ma attraverso le crepe che si formano nei muri è possibile intravedere nuove dimensioni ... I nostri figli le vivranno. un giorno. D. - Ma che cosa si prova nel fare un'espe– rienza simile, nel discendere nella Materia ve– ra? E' poi giusta la parola Materia? R. - La Materia che noi viviamo è tutt'altro di quello che essa è davvero. La parola più chiara per indicarla arebbe 'energia'. O addi– rittura 'energia cosciente'A& In India la chia– manoshakti ... E' una corrente formidabile! Ed è quanto costituisce ciò che noi chiamiamo materia. Mère, arrivata all'esperienza della coscienza cellulare, diceva che, una volta at– traversati tutti gli stadi evolutivi per giungere alla 'Materia quale è', si percepiscono onde ·'che si muovono a una velocità folgorante en– tro un'immobilità totale". A quel punto, il 'tu' e l"io' non sono due cose diver e, ma una ola potentissima corrente ...

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