RE NUDO - Anno X - n. 74 - marzo 1979

L'ULTIMO GIORNO DI SCUOLA Al tocco ci trovammo tutti per l'ultima volta alla scuola a sentire i risultati degli esami e a pigliare i libretti di pro~ozione. La stra1a era affollata, di p~renti, eh~ ave– vano invaso perfino zl camerone. Cera zl padre d1 Gar– rone, la madre di Derossi, il fabbro Precossi, Coretti, la signora Nel/i, l'erbaiola, il padre del m~r~torino, _il pa1re di Stardi, molti altri che non avevo mai visto; e s1sentiva da tutte le parti un bisbiglio, un brulichio che pareva d'essere in una piazza. Entrò il maestro: si fece un gran silenzio. Aveva in mano l'elenco e cominciò a leggere subito: «Abatucci, promosso: 60 settantesimi; A rchinti, pro– mosso: 55 settantesimi». Il muratori no promosso, Crossi promosso. Poi lesseforte: «Derossi Ernesto, promosso: 75 settantesimi e il primo premio». Tutti i parenti che erano U e che lo conoscevano tutti dissero: «Bravo. Bravo Derossi ! » ed egli diede una scrollata ai suoi riccioli biondi, col suo sorriso disinvolto e bello guardando sua madre che gli fece un saluto con la mano. Garoffi, Garrone, il Calabrese: promossi. Poi tre o quattro di seguito rimandati, e uno si mise a pianger~ perché suo padre che era sull'uscio gli fece un gesto d1 minaccia. Ma il maestro disse al padre: «No. No, signore, mi scusi, non è sempre colpa, è con– formazione certe volte. E questo è il caso di suo figlio». Poi lesse: ·«Stardipromosso: 62 settantesimi». Sua madre gli mandò un bacio col ventaglio. L'ultimo fu Votini, che era venuto tutto ben vestito e pettinato: lui pure promos- RE NUD0/29 so. Letto l'ultimo il maestro si alzò e disse: «Ragazzi, questa è l'ultima volta che ci troviamo riuniti._ Siamo stati assieme un anno e ora ci lasciamo da buoni amici, non è vero? Ed ora vorrei dirvi: se qua'iche volta m'è scappata la pazienza, se qualche volta, senza volerlo, sono stato troppo severo, ingiusto, scusatemi». «No, no» dissero i parenti e molti scolari «no, signor maestro, questo mai!» «Macché, scusatemi» ripetè il maestro «e vogliatemi be-· ne. Cari piccoli uomini, rimarrete sempre nel mio cuore I Arrivederci, ragazzi». Detto questo, venne avanti in mezzo a noi per abbracciarci. ma, improvvisamente, dall'angolo buio del camerone si udì uno sparo. Il mae– stro si abbattè al suolo, pur essendo fino a poco prima un omone che sprizzava di salute. Esterrefatti, tutti si volsero per capire cosa stesse accadendo. Ecco allora che Franti, con una mela sbocconcellata nella sinistra e una 44 Ma– gnum bensì salda nella dritta, si avviò masticando verso il centro della sala. Franti, il piccolo lombardo in quell'esercito di piemonte– si; Franti, l'infame, cacciato a vita dalla scuola per atti di teppismo, non aveva voluto mancare all'ultim~ a~punt~~ mento. Garrone, per vendicare il maestro, gh s1 lancw contro. Ma Franti, il lombardo, dando un morso alla mela, freddò Garrone, anche se era molto più robusto di lui. Pum! Pum! Pum! Pum! e Derossi, Votini, Garojfi, Crossi stramazzarono chiedendosi perché. Franti, il lombardo, la bocca piena di mela, si avviò così verso l'uscita, giustiziando lungo il percorso due o tre genitori tra i più buoni. Le urla si levarono strazianti. Soltanto una pattuglia di genitori aderenti al Codigas lo applaudìfreneticamente. ma Franti, il piccolo lombardo,, non si dette per vincitore. Raggiunse Corso Umberto, sah al terzo piano del numero 23, ed entrò senza mandato nella casa di Edmondo de Amicis. Franti, il lombardo,, trovò lo scrittore al tavolo di lavoro, Davanti a lui un foglio bianco intestato: Cuore - parte seconda. Parti un colpo. del cuore di Edmondo De Amicis non rimase traccia. Giustizia era fatta. la piccola vendetta lombarda compiuta. Soltanto allora Franti gettò via il torsolo, ri– pose la 44 Magnum e tornò a Radio popolare dove riprese la sua rubrica sui problemi della scuola. ç/- ~r.,c n - ~!Jr- 1)/

RkJQdWJsaXNoZXIy