RE NUDO - Anno IX - n. 68 - agosto-settembre 1978

Leggere Barrett Per essere creativi in una società come la nostra o, peggio, come quella inglese, ci vuole un fegato di ferro, quello dei Bai– ley, Wyatt, Frith. Ma Barrett era troppo fragile, troppo contaminato dai miraggi pop, troppo scoperto per sopravvivere. Quello che ha scritto e composto lo testimonia: è come se gli mancasse il controllo delle parole e delle note. Pro– prio nei punti cruciali, la sua immagina– zione si ritorce su sè stessa o si immobi– lizza, come in Dark Globe o Chapter 24, il discorso non riesce ad articolarsi. Si può intuire quello che Syd voleva espri– mere, ma l'espressione vera e propria manca. Così nella musica, in cui restano in bilico la ristrettezza della canzone e progetti grandiosi, ricerche non completate, Bike, Jugband Blues, Interstellar Overdrive. Forse il Barrett più "realizzato" lo trovia– mo nell'ultimo disco, dove la musica è riuscita a darsi un'impalcatura (grazie an– che all'iniezione di Gilmour e Wright), la parola una certa stabilità. Eppure il detto è ancora una volta sopravvanzato d_alnon detto. Non è verboso, Syd, tutt'altro, non è un funambolo alla Dylan; obbliga sempre chi ascolta a completare quel tanto di solo abbozzato che forse, a ben vedere, è il suo vero segreto. A patto, naturalmente, che ci si sprechi a leggerlo: e non molti finora lo hanno fatto. G fu pace requiescat Che cosa ci rimane? Non sono stati di sicuro i Pink Floyd a raccogliere la sua eredità: il complesso prestigioso si è scel– to strade molto diverse, sicuramente non inferiori a quella dell'ex leader. Ma una volontà di rimozione (non di– sgiunta da una sottile senso di colpa) ha sempre pervaso i componenti di quello che Syd continua a chiamare "il mio complesso". E Waters, proprio nel pre– sentare Wishyou were here, ammonisce a non sopravvalutare il contributo barret– tiano all'avventura Pink Floyd. E' stato Daevid Allen, che aveva suonato · anche lui all'UFO Club negli anni ruggen– ti, a riprendere lo stile favolistico del primo Barrett, durante la breve stagione dei Gong. Ma è sempre mancata anche una minima rilettura di Barrett, nessuno si è sforzato di entrare dentro la sua anima dannata. E' strano come la normalità troppo spin– ta continui a tener lontani anche noi, che proprio normali non siamo, da un uomo che dopo tutto ha sofferto l'impossibilità di comunicare e l'ha pagata fino in fon– do. Syd Barrett era come noi, forse anche più solo. RE NUD0/39 Discografia di Syd Barrett Syd ci ha lasciato una discografiapiutto– sto avara. Innanzitutto, i dischi incisi con i Pink Floyd: The Piper at the Gates of Dawn (Colimbia EMI 1967), ora in dop– pio con A. Saucerful of Secrets; inoltre tutti i primi singoli deiF1oyd, quasi tutti a sua firma, riuniti in Pink Floyd Masters of Rock (Harvest 1975). C'è anche un bootleg doppio, Barrett's Revenge per l'appunto, con due o tre sessions inedite del '67. Poi i suoi album da solista: The Madcap Laughs e Barrett, oggi reperibili in dop– pio economico Harvest. Il resto è silen– zio. Paolo Bertrando . · , ~~_, ~ . ...,

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