RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977

come te "amare tutto il mondo", solo perchè c'è questa costola che te lo permette, questa donna che ti aspetta à casa, a petta il tuo ritorno, il riposo del guerriero, ma voi uomini non sapete fare altro che la guerra, anche nell'a– more, anche quando credete di ama– re..." Ecco le parole di Lia, chiare, presa a calci in culo come la solita femminista che mi vuole fare la lezio– ne..." Cara, so mettermi in crisi da me. La tua è l'ideologia del rancore, io non ho paura di un confronto, ma non accetto di essere accusato come un uomo qualunque." La stessa furia di nove anni fa, ma dove sono andate a finire ora tutte le tue belle parole, che ne è dei tuoi "maestri"? Laing - Cooper - Gi– brahm - Firestone. Dove mi vado ad ammaccare il grugno? La scoperta di avere ancora LO STESSO CUORE mi fa più male di ogni altra cosa, perfino del fatto che lei non c'è, che sento "di averla perduta". Eppoi mi dico ma chi se ne frega cuore o non cuore vado da lei... Tornano visioni, i suoi lunghi capelli, il suo corpo da cerbiatta, ahimè il suo sguardo dolente. Le sue mutandine nere "oh no, non toglierle."! Le carezze, il suo modo così infantile di prendermi il cazzo in boc– ca. Penso .che proprio adesso lo starà prendendo in bocca all'altro. La lama scende più a fondo nel petto, inutile dirmi tu l'hai fatto tante volte, l'imma– gine è irresistibile, atroce, ho più fred– do che mai, sento delle piccole esplosio– ni dentro di me, fitte schegge lancian– ti, e poi il sonno, incredibile e benefico arriva da un punto sconosciuto e mi addormc:nta fino al mattino. Al matti– no mi riprende la fitta, giro per la città come un pazzo contando i minuti che non passano mai, devo aspettare le due per telefonarle, laggiù saranno le otto e la troverò, mi dirà·, devo sapere. Alle due, come il sonno, misteriosa è arriva– ta la calma. (Ho già sistematizzato tutto?) La mia voce al telefono è dolce, come sempre: "Sento che qualcosa ti sta succedendo, noi ci siamo sempre detti tutto, no? Ho saputo che hai un uomo, mi vuoi dire qualcosa? "Sì ho trovato un .fratello, è dolce, ho fatto l'amore con lui, gli voglio bene." Silenzio. Non so cosa dire, ho un groppo alla gola. "Ma, non tornerai_ a Roma con lui?" (la mia domanda è talmente assurda, talmente mia, che lei nemmeno la capisce.) "Torneremo tra un mese... tutti insie– me." 'V aglio dire, a Roma vorrai stare con lui?" ..,Voglio stare con tutti e due, tra me è te niente è cambiato, io ti amo molto, mi manchi anche molto." Quasi un balsamo leggero, ma ho bisogno di altre rassicurazioni: "Vuoi che venga lì, posso trovare i soldi sai." "No, è meglio di no." "Ma come è meglio di no, io impazzi– sco se non ti vedo, davvero che esco pazzo se aspetto un altro mese." "Anche a me scoccia di passare un altro mese lontano da te ma preferisco così, voglio vederci più chiaro in me stessa, voglio pensare da sola. Eppoi io sono così abituata ad aspettare, mi ci hai abituata tu, adesso tocca a te." Ahi-Ahi quando non hai più il coltello dalla parte del manico e ti viene conficcato sempre più in fondo. Ma RE NUD0/43 sono ancora calmo: "Capisco, tutto quello che insegni ti verrà insegnato ... ma non mi era ancora successo, sono un pò disperato, capisci?" ''E mi chiedi se capisco? Cosa credi che abbia provato per cinque anni?" "Ti aspetto, appena torni ce ne andremo al mare, io e te soli, staremo insieme, vuoi?" "Sì, appena tomo verrò da te, partire– mo insieme." Sono rassicurato, sto quasi bene, riesco perfino a dirle "Digli che gli voglio bene, che se lui è dolce con te, se ti ama, se ti fa stare bene io lo amo." "Glielo dirò." mi saluta lei con voce tranquilla, per la prima volta la sua voce, una donna che parla senza paura (ma perchè così lontana?) E mentre metto giù il telefono una grande pace mi avvolge e ripenso alla cosa che ho detto: "Lo amo? Forse no, ma sono sicuro di averlo detto perchè lo pensavo, in quel momento. (Possibi- le che qualcosa stia cambiando?) No, il cuore batte sempre allo stesso modo, e sta cercando di ruggire e di guidarmi ancora alla battaglia e alla vendetta, ma l'altro di me lo sta ricacciando indietro, fuori dalla gola, fuori dalle mie viscere, fuori dagli occhi e dalle mani, fuori dai piedi che vogliono correre in una direzione. Ora batte più piano, è tornato al suo posto "non permetterò al capitalista di prendere il sopravvento di guidarmi ancora una volta... nove anni dopo." La frase, cominciata con foga si arena per una improvvisa stanchezza. Mi resta ad– dosso una immensa desolazione, un pianto più triste di ogni grido: tutta la mia ideologia, tutte le mie parole sono come un peso insopportabile, da cui vorrei liberarmi al più presto. Rivedo un lungo fiume di parole, parole, paro- le come pietre che ora mi si torcono contro, mi lapidano, mi soffocano. Un'unica intuizione vera, di qualche anno fa, ma anche quella pura teoria, che al tra faccenda vederla ora in prati– ca. "ed ecco che ora tutto è così chiaro, ma cosi straziante e orribilmente chia– ro: che basta una sola donna per mettere in crisi qualunque eroe, qua– lunque ribelle, qualunque rivoluziona- ' rio. Ho detto la parola finalmente." Mi consola forse il fatto di averlo almeno previsto? Ma poichè tutto quello che insegni ti verrà insegnato dovrò forse ricominciare tutto da capo? Accettare che sia lei ad insegnarmi qualcosa? Posso tentare - (in verità so bene che non mi resta altro). Ma ora, con tutto il peso rivelato dalla mia "infamia originaria". Sarà ben dura.

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