RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977

RE NUD0/4 di ritardo nessuno ha potuto parte– ciparvi, non ha alcun senso, ovvero un senso ce l'h.i ma è quello del padrone che chiusa la fabbrica va 15 giorni nella sua villa nel verde e cerca di dimenticare la vita quasi frenetica che conduce. Il proletaria– to che va a fare le meditazioni a Guello per 3 giorni gli altri 362 all'anno che fa, si masturba? L'esigenza di stare in campagna c'è eccome, ma con tutte le rivoluzioni possibili come faremo con le mac– -:hine, lo smog, jl tichettio della nacchina da scrivere, il clacson, 'elicottero, la sveglia, l'aereo, etc? ::i trasferiamo nei campi! Io, tu, lui, ma gli altri dove li mettiamo? Un compagno in crisi. Rispondetemi. Saluti a pugno chiuso. Pensiamo giusto avere uno spazio nel giornale comeJCaltà di provin– cia dove forse con maggior forza esplodono determinate reazioni o meccanismi di difesa quando questo tipo di realtà viene intaccata. Con il nostro Circolo pensiamo e vogliamo agire in questo modo ed inoltre crepiamo che un nostro con– tributo nel giornale .possa servire come dibattito per una migliore conoscenza della situazione a livello generale. Forse quellò che ora ripor– teremo a molti• sembrerà di poco valore o per meglio dire: superato. Noi lo speriamo, ma questa è la realtà in cui viviamo, probabilmen– te meno piacevole di quella che può sembrare per chi vive a contatto dei movimenti metropolitani. Vorremmo in questo spazio traccia– re una breve riflessione della nostra esperienza di questi ultimi 5-6 mesi, cioè da quando abbiamo aperto il Circolo. Molte sono state le cose che abbiamo visto e sentito, mentre nel contempo abbiamo sempre cercato di dare il meglio di noi stessi. Crediamo seriamente che l'alimen– tazione possa essere di grande aiuto per un individuo, per fargli riacqui– stare un maggior benessere fisico e psichico, per dargli un maggior nu– mero di possibilità di utilizzare per intero le energie che sono dentro di lui. Ma allo stesso tempo dobbiamo far presente che con l'alimentazione si stanno mettendo in moto i mecca– nismi di sempre: gli schematismi o le discriminanti di appartenere alla macrobiotica o al naturismo, di se– guire la dieta n. 7 invece che quella n. 3 ecc. ecc.. E' stato importante trovare su Re Nudo (mese agosto-settembre) un ampio spazio riguardante questo problema, con il titolo del primo articolo "Non consumiamo anche il corpo" e inoltre di aver trovato quanto segue: " ...Il cambiare ali– mentazione fa parte di una esigenza di cambiare la vita che questa socie– tà ci costringe a fare, illudendoci a "scegliere" quello che è già stato scelto per noi. L'unica possibilità che abbiamo è contestare la scelta indotta che a qualsiasi livello siamo costretti a fare ..." Pensare allora che cambiare alimentazione sia un fatto di moda o una esperienza passegge– ra mette in luce quanto di vero ci sia nella frase riportata. Non tenen– do poi in considerazione i netti rifiuti fatti da parte di molti sull'ar– gomento, il coinvolgimento di molte altre persone (compagni e non) in questo problema fa si che si innesca– no decine di altre situazioni, di tutti gli ordini e di diversa ampiezza. Per esempio, esistono dei I.imiti familiari (molti vivono ancora con i genitori) e/ o personali ("certo, l'alimentazio– ne mi interessa, ma poi se debbo rinunciare a..."; questa è una delle frasi di ripiego che spesso si sente) che insieme, per un verso o per un altro sono tra loro legati. Tradizioni culturali, gusti nuovi e diversi sono dei freni per chi da anni è stato completamente inibito e privato della propria autonomia. Inoltre lo spavento comprensibile di ri/trovar– si difronte a una dieta rigida e schematica da seguire, non fa altro che mettere in moto un atteggia– mento di deciso rifoto. Giustamen– te, se si deve intendere per mangiare prodotti naturali, come viene scritto nell'articolo Alimentazione Naturi– sta (stesso numero)" ... Se uno ha la tendenza a trasferire le proprie fobie e frustrazioni su qualsiasi cosa che faccia, è meglio che per il momento non si preoccupi della dieta. Prima si metta in pace con se stesso. E' meglio mangiare qualsiasi cosa capi– ti senza preoccuparsi troppo del cibo, piuttosto che seguire una par– ticolare dieta in maniera ossessiva e paranoica ...,, Comunque, il fatto di accostarsi con serenità a qualsiasi cosa che si fà non è sempre e/o solamente impor– tante, poichè - secondo noi - in molti casi può risultare riduttivo. Pensare di cercare "serenamente" li prodotto biologico, ma perdere di vista il nostro rapporto o il tipo di rapporto che possiamo stabilire con la natura e con l'ambiente, non fa altro che indirizzare la persona a una nuova valvola di scarico delle proprie tensioni mentali. La separa– zione tra uomo-natura, anche que– sta volta, è nuovamente in atto, si è compreso solamente che è impor– tante sostituire dei prodotti alimen– tari morti con altri vivi. La cono– scenza del corpo perde il suo senso più importante, quello cioè di una conoscenza graduale, ma totale del nostro essere e tutto si riduce a una serie di palliativi per la nostra alienazione. In complesso, questi motivi ci sti– molano a farci muovere contempo– raneamente a due livelli: il primo è quello di discutere e sensibilizzare tutti coloro che prendono contatti con noi sul problema "ambiente", di mettere in evidenza gli enormi· squilibri oggi esistenti ed i· riflessi causati sull'individuo. Il secondo li– vello è il problema dell'alimentazio– ne e perciò la messa in pratica di certi valori, come la difesa della salute e la lotta contro chi inquina e deteriora l'ambiente con la logica conseguenza di alterazioni degli stessi cibi (ormai l'inquinamento dell'acqua, per esempio, è di un grado tale che da sola può mettere in pericolo la salute di un uomo). Di pari passo perciò sensibilizzazio– ne, consapevolezza e ricomposizione di noi stessi marciano con una preassi reale e antagonista ai model– li di comportamento <;apitalistico. Certamente non è d'obbligo o ne– cessario fare il punto di partenza dalla alimentazione, molte sono le strade che convengono attraverso le più svariate tappe, perciò ognuno sceglierà quella che sente più vicina a se stesso. Per concludere vorremmo ricordare un fatto di interesse più generale, cioè la nostra esperienza di Todi (per chi non sapesse di che cosa si tratta, è stato un incontro tra comu– nità agricole, artigianali e centri di vendita) nel mese di aprile di que– st'anno. Come solitamente si dice, è stato un incontro importante, ma lascia il tempo che trova. I discorsi sono stati molti, ma vista l'attuale situazione sarebbe necessario un nuovo sforzo di volontà e cercare di ricomporre una serie di contatti e di rafforzarli ulteriormente. Come Cir– colo sentiamo intensamente il peso di essere dipendenti dai grandi "Im– port& Export della Macrobiotica" e questo ci "scinde" ulteriormente da quello che noi vorremmo che fosse un tutt'uno: una teoria e una prati– ca collettiva dei bisogni, che libera– mente partono da noi stessi. CircoloAlimentazione Naturista "La Quucia" vicolodell'asilo, 2 •Macerata Salve gente. Tanto per precisare non so cosa, i dico subito che sono uno sfruttato operaio, come ho fatto capire anche nel questionario. Permettete, forse è un'elogio. Vi dico che mi riconosco nel vostro anzi nostro, dal momento che siamo i motivi, i presupposti, del giornale. Chi mi spinge a scrivere non lo so, forse è la forza della solitudine o è mia volontà di approdare a qualco– sa di concreto di cui il vostro • nostro movimento è. Vorrei dire anch'io qualcosa, uscire da questo anonimato, vorrei espri– mermi chiaramente ma ciò mi rie– sce difficile dato il mio basso grado di istruzione e forse anche perchè sono operaio. Vorrei parlarvi della mia condizione, della mia incazza– tura. Ma mi torna inutile e superfluo. Qui, in questo paese, dove sto con– sumando la mia repressione, mi sen– to isolato da tutto e da tutti, mi sento debole e inutile (no, forse inutile lo sono al potere) perchè tra le pochissim~ cose che ho capito è che la gente debole morta e amorfa è inutile alla sopravvivenza del si– stema capitalistico. Non voglio fare la vittima, e mi rendo anche perfettamente conto che la mia (anzi nostra) debolezza non è un caso. So che è dovuta all'isolamento politico e umano, che la frequenti e spesse e anche solite ed uguali nostre (o se preferite mie) giornate ci costringe a vivere. Per me, casa fabbrica lavoro, lavoro fab– brica casa, per qualcun'altro anche famiglia quartiere scuola, ma poco cambia. E per chi mi dice che basta sapersi organizzare, che l'importan– te è l'organizzazione. Rspondo. Ma con chi cazzo mi organizzo? Col cazzo, sparandomi più seghe che posso c farne cosi un primato personale? Oppure scendere a compromessi con l'immancabile bottiglia di vino che ti ritrovi spesso sulla tavola nelle più grige e piatte giornate oltre ai pasti? No, penso che per emigrati come me, che non accettano di integrarsi in questa società tutto gli è difficile, anche un semplice rapporto con altri compagni/e, dal momento che sono circondato da fascisti e demo– cristiani. E pen o che la lotta princi– pale non è quello del sindacato che si limita al cambiamento del siste– ma economico. Non posso lottare per queste cose se sono un cadavere vivente.

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