RE NUDO - Anno VII - n. 42 - maggio 1976

la mia aggressività nei confronti e la sua drastica inibizione. delle donne, ormai ben radicata Presi a considerare anche quel– bopo anni di desiderio frustrato, l'inibizione come un sentimento Bibliotec pretesco, essendo l'aggressi– vità dei miei amici sfacciata e apparentemente senza proble– mi. Il culmine della paranoia lo raggiunsi interpretando quell'i– nibizione come disprezzo per le donne, in quanto pretesca, e in quanto conoscevo bene anche il vigliacco disprezzo dei preti per le donne. Ma chi disprezza le cose belle deve essere ne– cessariamente bruttissimo, e fu così che tre anni di massacro linguistico della mia esperienza mi trasformarono in un mostro impresentabile che nascondeva i propri sentimenti per non es– sere deriso dai maschi e per non offendere le femmine. Da notare che nei miei rapporti esteriori con gli amici non ero affatto un «diverso» emarginato o perseguitato. Al contrario il mio amore e il mio sogno tene– ro per loro era molto più consa– pevole e irriducibile della loro ostentazione di rozzezza, per cui nel mio ambiente preferito ero molto ben ·voluto. Ciò non toglie che a quattordici anni 41 fossi già completamente dispe– rato fuori di me e pazzo, in una confusione totale. In quel periodo feci anche cono– scenza delle dolcezze di Cleo– patra. Saltò fuori dal libro di un mio compagno di scuola, in un opuscolo formato fisarmonica che mostrava technicolor le fu– ribonde scopate della ·celebre regina con una schiera di mar– cantoni. A quella vista la reazio– ne del mio organo erettile fu im– mediata, e per paura che qual– cuno se ne accorgesse scappai al cesso, non senza essermi cacciato Cleopatra nella tasca. In quel rifugio puzzolente dovet– ti slacciarmi i pantaloni, perchè il mio organo della riproduzione spingeva e mi faceva male: ri– masi intimorito dalla sua gros– sezza, sembrava dovesse scop– piare. Non lo racconto come e– legante espediente per una esi– bizione fallica che resterebbe comunque di dubbio gusto, ma per le sconsolate ed eccezionali considerazioni che feci, proprio dentro il cesso, mentre con un occhio scrutavo le mie vene gonfie e con l'altro gli amori del– la regina. Era fuori di dubbio che Cleopatra amasse i suoi uomini, le sue espressioni erano inequi– vocabili, e allora io cosa c'entra– vo, come potevo permettermi tutta quella turgida intrusione nella sua vita privata? In quel fetore secolare di escre– zioni maschili, in cui avevo osa– to eccitarmi sulla bellezza di una regina, ebbi una dimostra– zione tangibile di quanto la mia natura fosse prevaricante e of– fensiva nei confronti delle don– ne. La pazzia, voglio dire, saliva, saliva. Di masturbarmi sulle ebbrezze di Cleopatra naturalmente non mi passò neanche per la testa, e niente di simile per alcuni anni. Ma giunsi a superare anche questa inibizione e decisi di ve– dere cosa si provava a far l'amo– re con donne di carta. Non più la sera, nel mio letto, gli sguardi assorti e sereni, sia pure nella mia allucinazione, delle ragazze che amavo, l'ultimo sballo limpi– do che mi rimaneva, ma culi e tette prorompenti dovunque mi trovassi. Questa fase finale durò poco, ma nel frattempo il cosmo s'era completamente afflosciato, l'e– stasi volatizzata, lontanissima. Ne è rimasta una grande ango– scia. Chi conosce l'angoscia non ha bisogno di descrizioni, per chi non la conosca non esi– stono parole. Tutte le donne che mi hanno amato invece cono– scono, per averle patite, le offe– se del rigetto violento dalla mia esperienza di ogni sensazione clitoridea.

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