RE NUDO - Anno VII - n. 42 - maggio 1976

10 silenzio ostinato sulle riforme che potrebbero allarmare i cen– tri del capitale, la tattica in poli– tica internazionale, la spartizio– .ne più o meno tacita con ·la DC dei centri di potere che conta– no... tutto questo non è solo prudenza, è ormai una scelta di campo, come lo fu (contro le il– lusioni di tanti compagni socia– listi) per il PSI tanti anni fa. Quei compagni più o meno alla spicciolata lasciarono poi quel partito che dal più vecchio par– tito operaio italiano che era,di- -. venne un centro di quadri e di burocrati, perdendo la base di massa degli iscritti. Quando si cambia strada è normale che cambino i compagni di viaggio; è molto probabile - che anche il PCI si vada sempre di più a trasformare in un grande partito di massa di amministratori e nuovi onesti borghesi dalle ma– ni pulite. Diventerà un partito di quadri e di burocrati, avrà an– cora più soldi, avrà ancora più potere, gestirà (cogestirà) il paese secondo un'ibrida social– democrazia cattolica da paese latino, ma, viva la faccia, per– derà delle masse popolari, che mica tutte hanno la vocazione socialdemocratica. Se accettia– mo che il PCI ha fatto una scelta di campo e che il suo avvento al governo non sarà «la grande a– vanzata delle masse popolari» e se accettiamo (ipotesi per ora molto sgradevole) che il movi– mento è l'unica opposizione di sinistra in Italia, allora cari com– pagni abbiamo davanti una re– sponsabilità immensa e tempi molto stretti di lavoro. Bisogna impedire insomma che il regime ci metta veramente fuori gioco prima che abbiamo raggiunto la forza necessaria a imporci e a contare di più. Per questo il voto, rispetto a questi ragionamenti, diventa, ancora una volta e ancora di più, un episodio abbastanza marginale della nostra vita poli– tica. Noi dobbiamo coagulare forze (dando un occhio anche agli scontenti del PCI) imposta– re lotte e portare avanti proget- ti. . Detto questo, è chiaro che vo– teremo, proprio perché questa volta la buona parte della nuova sinistra si presenta e si presen– ta in liste unitarie. Proprio perché il «votare a sinistra» di una volta ha perso qualunque significato, proprio perché an– che col voto possiamo oggi esprimere un parere a favore o contro questo assetto sociale, proprio perché sappiamo di an– dare sempre più diretti a uno scontro col riformismo, proprio per questi motivi e al di là di di- ~PEllo C"f ·s[ SAAAt tLETrC fAP..~I -– ~\/ALCo~q PE~ L/'I PISSOCIAllON'f vergenza anche profonde, di contrasti almeno oggi insanabi– li, noi di Re Nudo oggi votiamo e invitiamo a votare per la nuo– va sinistra. Una volta detto questo, dobbia– mo dirci due cose su questo troncone della nuova sinistra, che adesso si presenta alle ele– zioni. Chiaro che votare per il PDUP, o per Avanguardia Operaia o per Lotta Continua non é la stessa cosa, chiaro anche che queste organizzazioni sono pro– fondamente divise al loro inter– no, e che molte cose possono ancora cambiare in casa loro. Oggi come oggi, e ai fini di una scelta elettorale all'interno del– la lista unitaria, la differenza più interessante ci sembra quella che passa fra chi considera il PCI (in quanto apparato diri– gente, è logico) come un parti– to da fiancheggiare pungolan– dolo dall'esterno e chi crede che si tratti di un partito che ci troveremo contro giorno per giorno su ogni terreno di lotta e sempre di più. 11 nostro appoggio elettorale, andra a questi ultimi, o in via subordinata ai radicali che per lo meno..r_appresentano un voto contro la malavita istituzionale e possono servire ad uno stimo- lo a tutte le sinistre nella lotta per i diritti civili. Ci dispiacereb– be se dei compagni giudicasse– ro questa discriminante, setta– ria e isterica nei confronti del «partito che ha tradito». Del re– sto il PCI non ha tradito, se non forse la sua base e con le paro– le, perché i fatti della sua politi– ca sono da sempre socialde– mocratici. Noi crediamo di es– sere settari e isterici a dare così tanta importanza, e non solo nel voto, ma anche nelle convergenze della lotta politica quotidiana, all'analisi che si fa del partito comunista. E non è solo analisi ·teorica di quello che combina il revisionismo; ci sono i dati della nostra pratica, anche a livello locale, dove spesso i comunisti sono già al potere, a convincerci che non si può lavorare insieme, che lo– ro non vogliono più «rovescia– re», ma solo «correggere» che non intendono «trasformare» ma «razionalizzare», che rap– presentano una classe operaia ormai ampiamente minoritaria e vasti strati borghesi, che si sono dimenticato tutto il resto del proletariato (che esiste sempre anche in una nuova analisi delle classi e anche se è cambiato!) che hanno un'ani– ma autoritaria e che sono deci- si, loro per primi, a farci fuori. E ci pare che basti. Le forze che, all'interno delle organizza– zioni, e ìn particolare ci sembra nel PDUP, credono di poter trattare col partito comunista una contraddizione in seno al popolo, rischiano di pagarla ca– ra e di farla pagare cara anche a noi. Mi sembra di sentirli tanti nostri compagni che gemono: «ma come fa Re Nudo a invitarmi a votare per una lista dove c'è l'u– rendo Corvisieri!» oppure: «E così magari col mio voto eleg– gono un katanga o uno dì quei ragazzini grafomani del MS che ci hanno boicottato ìl festival». Non sono, come possono sem– brare a chi sta fuori, delle creti– nate: i nostri compagni vivono una pratica dura dove la riela– borazione di una cultura e di una pratica di vita diverse sono maggioritarie a livello dì esigen– ze, ma minoritarie (e quanto!) a livello di organizzazione pro– prio per la miopia e l'arretrat– tezza di troppi compagni nei gruppi. Così oltre a tutti gli altri ci troviamo contro anche loro. No, quella rabbia e quel risenti– mento, soprattutto nei confronti di A.O., francamente li capiamo. D'altra parte, compagni il tem– po lavora per noi, e non siamo noi a cambiare. Molti di voi si ri– corderanno che al primo festi– val di Ballabio nel 1971, L.C. cercò di proibire ai militanti di intervenire. Ormai L.C. è con noi per la terza volta a organiz– zare questo festival, e le ha fat– to bene, perché l'ha fatto ogni volta in modo migliore, più co– sciente e meno strumentale. Allora, coraggio, rendiamoci conto che la nuova sinistra è ancora molto recente, che niente è ancora definitivo, che di Vinci e Corvisieri ce ne sa– ranno sempre, ma non è detto che siano sempre in maggio– ranza e soprattutto convincia– moci che queste sono contrad– dizioni interne al movimento, almeno per ora.

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