RE NUDO - Anno VII - n. 41 - aprile 1976

38 Nel mattino bianco di stanchezza. Notti di luna e cani che abbaiano S'intersecano a Boulevard St. Michel Dove le ragazze mi riempiono di desiderio Eccomi qui Come una gualsiasi ombra Con un franco da dare E due da riceverne Per le mie scarpe rotte E la camicia sporca Con dei momenti Di smarrimento totale In cui la strada è lunga E non è possibile percorrerla. Alle tre di notte sul treno Un vecchio accende la sua pipa E i miei occhi si chiudono Sulle trasparenze del finestrino Ho viaggiato con il cuore Sospeso nell'aria I miei amici furono gli alberi La luna gli uccelli Quasi un chiarore di santità Ha accarezzato il mio volto E quando si arriva a una città Le strade ti tagliano E un posto per dormire per te Non c'è ché sei straniero Scrivere questa poesia sull'autobus Essere osservato da giovinette E ti dicono Hai begli occhi Hai un profilo greco Ma la mia è una sete d'amore E una sete dei corpi E dell'infinito segretò della dolcezza Lungo monologo Di tanto in tanto qualche illuminazione Andiamo verso l'indirizzo che non morirà mai Paura del sonno Pillole per sorvegliarti Incontri con i qualcuno Che furono tuoi ospiti Cieli e sigarette che si comsumano Brevi apparizioni in piazza Riposo accanto al tavolino del caffé E il fumo all'apparire della sera Come ultima e prima risoluzione E buio della tua camera Dove confetti sono stati seminati all'infinito. Non voglio la compagnia di gente Dalla barba coltivata Dal linguaggio anche lievemente burocratico Nei loro respiri si nasconde Una rabbia inumana Nelle loro mani è il coltello pericoloso Non voglio i sorrisi della pubblicità Le offerte fatte di parole stampate su tutti i muri Sul treno Parigi-Roma una bottiglia di vino accanto ragazze che parlano È qui la donna di Delos nella sua freschezza di arie verdi Il volto di statua inquieta «Ahi! Si signora, gli scavi di Samotracia!» · Spero che il cielo non si faccia ancora pili grigio È successo fra quelle rocce dove dormivamo Con i pipistrelli che ci leccavano la fronte La pioggia è arrivata la mattina presto Ed è qui di nuovo la notte sul treno per Edirne La ragazza di Zagabria Ana Bulacc-Everest Il sorriso di Pierre nel dirmelo Alla fermata un bambino sale su con quattro tazzine di tè. - Che ne dice, acrobata del cinema? - L'unica cosa in Turchia. Ed ho perduto tutto sulla spiaggia Guardando l'isola di Samotracia Il giradischi continua a lanciarmi messaggi La strada pulsa Allungo i piedi per qualsiasi direzione Via San Francesco a Ripa, Roma 4, Rue Franc-Nohain, Paris Bijenicka, Zagreb La chitarra, l'uomo con il libro in mano contro il cielo Al motel un pane una frittata Un pacchetto di sigarette La strada nera e i fienili Stella vivace, stazione dove c'è una qualsiasi luce. Roma, 16 ottobre 1969 Il mio occhio è clinico Vuole riposare E anche via da me il vostro lardo Lo grido, perché ne avete molto. Ieri sera ero sbronzo e non ho potuto dormire Oggi tutto mi appare piccolo, come il mio occhio piccolo E il mio stomaco. Le mie labbra bruciano Questa è la vecchia risoluzione L'antica droga del vino Non più vino per me Ma erba, secca erba di foresta. Essa profuma le stanze Essa ci fa sedere tutti attorno al cibo O attorno al fuoco quando siamo all'aperto. Essa ci fa capire i segreti dell'uomo e della donna Essa è il principio della vita vera. E soprattutto risvegliandosi Con il sole già alto nel cielo E il brusio della città nelle nostre orecchie E soprattutto uscendo di casa a quest'ora E attraversando le strade Che scopriamo la nostra esistenza di vivi Il viaggio è ad ogni pietra Ad ogni occhio di persona Ad ogni profumo e canzone Molte sono le riviste che mi circondano I pezzi di giornale le stoffe La finestra è aperta Automobili e motorette creano correnti Il pomeriggio s'è riempito di distanze. Franco dice Sei solo come il maratoneta scalzo Viaggi fra le ombre del passato e cieli cupi Ed è qui di nuovo la notte del 28 settembre 1969 Guardateli mentre passano Voi schiavi guardateli e ammirateli Mentre passano gli angeli dell'inferno e i i diavoli del paradiso. Nessun poliziotto potrà mai fermarli Loro sono la polizia loro la democrazia loro sono i diamanti grezzi che non si mostrano alla superficie Adrian, Sir Gawin, Tristan da Cunha, Nuvola Nera, Simbad il Marinaio, Cardinal el Cocich, John la Mandragola, Eva Ramirez e altri. La mia terra la mia casa e il mio sangue Palestina lo sono il principe e vedo da qui la luna ... lo sono il principe e ho un amico con cravatta gialla Piazza Mignanelli Roma maggio 1970 Sono due anni che non ho pili notizie di te • Venezia era bella, come sempre e Napoli, Firenze. Le città italiane sono un incanto a primavera Ti ricordi della rosa che mi regalasti quel giorno? Te ne ricordi? Quella rosa è ancora da me. È ancora mia. Mia. Ti amo sempre. Ti amo sempre. Ti amo sempre. Dall'altra parte del mare. Questo è l'anno del Libano Rosso in marcia. Conosco la parola casa E la parola acqua E la parola fiore e la parola vento E conosco il nome di una ragazza Come Maria E conosco il nome di una città E di una piazza ... Roma, maggio 1970 A casa di Mara A casa di Mara Aspetto le albe verdi Sicuro di non perdermi Fra le formiche del cancro li lungo viale di foglie Ricopre di ombre di ghiaccio Le visite fatte in segreto I treni notturni di pace A casa di Mara ho riposto Una base per l'anima e il tem Poggiato il capo alle tende Mi stringo le mani e mi prego Capricorno senza esclamazlo Quando mi assicurerai? Mi voglio tenere lontano Dai gridi di questa città A casa di Mara Si fila la lana e si canta A bassa voce sapendo Dei denti affilati dei mostri «Tutti mi chiaman Mara Ma son Marina Vivo di borghesia Ma son cortese» Potessi avere la gioia Di cimentarmi con i draghi Disegnati sulle tue pareti Oh casa di Mara! Potessi lamentarmi Un poco dei miei mali Fra le veloci automobili notturne Al di là dei tuoi vetri! Mara Mara Marina Piccola donna forte Da cui sfuggo con i piedi E torno con il pensiero Tu conosci laghi e castelli E sei presente alle guerre·del pane. Fumi gauloises e metti sul tavolo Un vaso di gerani vivi Hai una gran carta geografica Nella tua camera da letto E sul comodino Plotino E Marx e Baudelaire La tua cucina profuma Di cipolle e piatti appena lavati Ti prepari un caffè Quando affronti un latino E io giunto in un'ora imprevedibile Da strade molto lontane Mi presento nella mia voce Una volta perduta nello spazio Amica mia, ti assicuro, Ml sento difeso dal tuo pugno E alle tue vibrazioni La vita si fa cosa solida. Roma, Regina Coell, giugno 1971

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