RE NUDO - Anno VII - n. 41 - aprile 1976

30 mescalina, anfetamine. Però il buco no, eh?, non sapevo neanche cos'era il buco! lo ad un certo punto ho aspettato un bambino. Però tieni conto che il nostro matrimonio era imposta– to su me che lavoravo, e non su Claudio, eh? Sai, lui faceva l'in– tellettuale: volantini ... Vabbè in– tellettuale, dicevo io, che alme– no accettasse di fare l'operaio, o l'impiegato. Invece niente, io ero quella che prendeva i soldi per tutt'e due. Si, gli dico, pos– so aspettare che tu abbia venti– quattro, venticinque anni: ma Claudio in tre anni dà due esa– mi ... Vedi, io aspettavo questo bam– bino, lo volevo, non lo volevo; mi sentivo colpevole perchè vo– levo fare l'aborto, però nello stesso tempo volevo averlo perchè pensavo che era una cosa mia, mi univa, era bello. E qui è successo il casino, il gros– so casino con Claudio, la prima volta che ci siamo picchiati davvero. Lui non mi diceva niente, capisci? Mi lasciava fa– re. Non ho avuto nessun tipo di appoggio, nessuno, capisci? Avrebbe dovuto, non so, aiutar– mi, capirmi. Dio mio, avevo di– ciannove anni: perchè non averlo il figlio? ... Insomma, ero ancora una volta da sola, non ha capito niente, e con quella storia dell'aborto si è chiuso il matrimonio. Otto mesi solo è durato. E non ci siamo più visti. Facevamo politica tutt'e due, prima nel Movimento Studente– sco, poi nel Gramsci, nel Mani– festo, poi solo droga, e basta. Poi, tre giorni dopo averlo la– sciato, sono andata in India. E in India, a Bombay, ho cono– sciuto la morfina. Ho comincia– to a farmi di morfina. E ho co– minciato a bucarmi perché ad un certo punto ho fatto 'sto di– scorso con me stessa: hai pro– vato a tante porte, te ne sono state aperte tante, e tutte chiu– se poi. Ormai mi sa che devo je;;id,ermi. E mi sono detta: adesso parto, inizio a bucarmi, mi uccido. Cioè, io volevo iniziare a bucar– mi ma finire, eh? finire al cimi– tero, decisa. Sono arrivata fino a venticinque fiale al giorno, quattro buchi al giorno da 5 cc. o cinque, se andavo a letto tar– di. Per sei mesi consecutivi. Sono arrivata a star male, male male male; non riuscivo più ad alzarmi dal letto, vomitavo, avevo l'epatite. Poi ho cono– sciuto dei ragazzi italiani che mi hanno aiutata, mi han vista star cosi male e mi han detto «torna in Italia, fatti curare, non ammazzarti». Però io voglio dirti una cosa: vedi, io non sapevo, non sapevo come sarebbe stato dopo. lo ho preso la morfina con la gente di lì, non con gli occidentali, e lì costava poco, centocinquanta lire: la trovi dappertutto, ci sono iptere famiglie che andavano avanti a morfina. E quando ho cominciato a farmi non avevo problemi di buco-non buco, pa– ranoia che la roba c'è-non c'è, sbattimenti per averla, fatti-non fatti, tutta la fatica di stare sen– za roba. Insomma, tutto quello che invece c'è qui in Italia. Poi sono tornata, tranquilla. Prendevo il metadone, ma cosi. .. E non stavo tanto male. Dopo tre giorni, caro mio ... mi hanno ricoverato perché non ce la facevo più a stare senza ro– ba. Nel giro di quattro giorni mia sorella ha chiamato quattro dottori, e nessuno mi voleva cu– rare. Allora mi hanno mandata in ospedale, ci sono rimasta tre mesi in manicomio a Como, con una di quelle scimmie, di quelle scimmie (la scimmia è quando si rimane senza droga, senza potersela procurare). Hc dovuto anche avere il trasferi– mento d'urgenza perché il fega– to mi stava andando in cirrosi epatica, e poi ancora in mani– comio, e da allora ho comincia– to ad entrare ed uscire dal ma– nicomio sette volte ... Ah, ma non ci vado più, eh? se ci vado lo decido io, per disintossicar– mi, dieci giorni massimo. Perché vedi, io ci ho creduto a quell'istituzione. lo gli avevo creduto al dottore! Diceva: «lo ti reinserisco, ti trovo una fami– glia che ti mantiene, tu guardi i bambini, dimentichi i tuoi pro– blemi, ti rifarai una vita». E guarda che io al mio medico mi ci sono attaccata, era l'unico mio amico, per moltissimo tem– po lui ha saputo tutto di me, eh? M'ha tenuto dentro in attesa di una sistemazione per quattro mesi. Non avevo niente, però quattro Q)esi in ospedale. Si, una volta mi parlava di una fa– miglia, una volta di due sposati, una volta l'una o l'altra di qui, di là e niente. E io intanto stavo in ospedale psichiatrico, capisci, fra i matti ... Non mi bucavo più. Prima di entrare in ospedale avevo già fatto marchette per tre mesi, ma poi li ho detto ba– sta, non mi buco più, smetto di far la vita, gli ho detto «Guarda, se mi aiuti, io smetto di fare questa vita. No, non ci torno più, aiutami, trovami una fami– glia, una qualsiasi situazione, un'istituzione che mi tenga». Eh, sono rimasta quattro mesi. Sono entrata il 22 novembre, sono uscita alla fine di marzo. Stavo in mezzo ai matti, capi-

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