RE NUDO - Anno VI - n. 36 - novembre 1975

26 PSEUDOPR ESENTAZIONE: co nt ro/incontro/riincontro/ scon– tro/contro incontro/ riscontro su fi– losofia poesie racconti riviste libri cose persone incontri immaginari e parallelismi improbabili sotto forma di quasi-antologia. S'inizia con Kafka. Poi - ad. es. - Socrate, Rimbaud, Hermann, Ra– belais, Sklovskij, Campanella, !-au– treamont e altri. Ma anche pagine su un i:ibo o un modo di mangiare. O le erbe aromatiche e le concezioni del m·ondo che esprimono. O il lavo– ro (rifiutato) in qualche testo greco o come lo vedono Kierkegaard (w il lavoro anche più umile) o Nietzsche (che abborre la frase "dignità del lavoro") oppure l'orgasmo in Sade (e/o in Cooper e/o in Bataille). Op– pure ... Non è una rubrica di critica: solo un'antologia di alcune pagjne con qualche riga (ruga) di commento e l'analisi della base economica che regge la sovrastruttura scr_itta (cioè prezzi· e indicazioni delle edizioni più economiche). L'ipote~i è: ci so– no compagni fratelli amici o anche "nemici" che formano uno spessore storico (di quel bisogno di liberazio– ne) di cui oggi dobbiamo parlare per aver diritto ad aprir bocca. E uno spessore problematico: tragicò-pro– blematico o ironico-problematico: spessore di irrisione; sarcasmo, o invece di profondo pessimismo indi– viduale o sociale, di disperazione, oppure di utopia, oppure:.. Cioè uno spessore antisemplificatorio: ru– gosità contro appiattimento, radica– lità contro medietà, sarcasmo con– tro seriosità, tragico contro quoti– dianeità, estraneità contro norma– lutà, "io" contro "loro". Dunque, frammenti di comunismo (come sto– ria e libertà) contro l'opera omnia della preistoria e del regno della necessità (Marx: largamente incom– preso su questo punto). Dunquè: per forza, una piccola pseu·doantologia di de-rassicura– zion e contro la medietà marxista e la medietà della cultura alternativa (infinitamente, svisceratamente otti– mistico-consolatoria). Testi che in– ducano ambivalenza: oggetto d' amore da una parte e segnali di non-facilità (della nostra liberazio– ne) dall'altra. Sconfermanti delle nostre owietà rassicuratorie, ma senza negare i nostri bisogni. L'utilità-fruibilità (presumibile: da me presunta: sentita: per lo me– no proposta) di questa semi-antolo– gia è la seguente: che le coppie (NB: COPPIE) come loro/noi, oppressio– ne/liberazione, capitalismo/ comu– nismo, repressione/gioia, sanissime spaccature del mondo, sanissima– mente antiinterclassiste, spesso gal– leggiano nella palude di un desolan– te bianco/nero, male/bene, diavo– lo/angelo. Così dentro un ottimismo progressista consolatorio profonda– mente borghese (propria dell'ideolo– gia borghese del progresso) svolgono appunto una borghesissima funzione consolatoria. Creano un campo im– maginario di identità personale già trovata; soffocano un campo imma– ginario di ricerca di identità da tro– vare. Ci danno un superio/seconda– rio di sinistra ( ! ) che ci conferma un 1/2 di noi ben angelicato e libe– rato (1/2 è sicuramente troppo: 1/9; 8/9 sono stati cancellati da una leg– ge Reale (reale: realissima) sull'ordi– ne pubblico-privato che condanna alla prìgione della non-esistenza tut– to ciò che "è in procinto di" non coincidere con quell'1/9). Dentro la coppia (COPPIA) abbiamo la nostra casella, quella buona. La medietà è allora totalitaria: non solo quella della pagina del quotidiano-mensile rivoluzionario che fa la spiega della vita, ma anche quella che percorre le litanie dei beatscritti hippo-liberati su gioia- gioiagioia, musicamusicamusica e cazzi fritti (litanie V. Zingarelli, vo– cabolario della lingua italiana "preci di supplicazione formate da una se– rie con una lunga enumerazione di invocazioni seguita ciascuna dalle parole ora pro nobis - prega per noi - e tutte precedute dalla invocazione della misericordia del Signore-Kyrie Eleison"). Nel PCI - 15 giugno (e ante 15 giugno: lungo è il cammino da cui viene - da lontano - Togliatti per andar lontano) c'è invece con– formismo+ POLITICA BORGHESE + perbenismo. Ma quel. che soprat– tutto ci interessa è il nostro di con– formismo; "Come siamo bravibelli– buoni", "quanta gioia madama dorè se· tutti facessero come me" e così via. Fondamentalmente: modi elita– ri (d'alite) di sentire una medietà progressista conformista. Mentre quel che cerchiamo è il contrario: modi di massa di sentire la radica– lità, sentirsi ed essere radicali in quanto individui di una massa. Vo– glio dire che il paradiso non c'è per nessuno nè prima, nella natura, nè dopo, nel consumismo. 1) perchè "tutto o niente, tutti o nessuno" (Brecht), cui aggiungerei "perciò assolutamente anchio", Il) non perchè il comunismo non sia necessario, ma perchè il paradiso non esiste o se esiste, come diceva un borghesissimo filosofo, da cui molto c'è da imparare (purtroppo: ancor oggi: a 150 anni), è "un parco adatto agli animali, non agli uomi– ni., (Hegel). Voglio dire che-"cop– piette" come privato/pubblico/ripe– tizi on e/ I ibera zio ne, "Ma– schio,./"Femmina.,, natura/civiltà; coazione/scelta, istinti/ragione, Eros/Morte, unità/separazione, im– potenza/orgasmo, coppiette che si muovono all'interno dell'individuo, girano poco per i viali dei giornali di sinistra. Molto di più sui treni merci dei convegni e delle riviste culturali: arrivano sino alle terze pagine e ai dibattiti. E' una divisione del lavoro bella e buona cioè orrida e da can– cellare. Irrazionalismo, pessimismo, Kul– tura (attenzione: la K fra poco la usa anche la terza pagina dell'Unità; è decisamente inflazionata) sono scatolotti concettuali dentro cui si è sigillato il nero per tenere solo il bianco .. Il nero è l'altro: il capitali– sta, il borghese, il conformista. E su questo non ci piove: neri sono, ne– rissimi uccellacci, violenti e demo– cratici massacratori della vita, anoni– mi stupratori di tutto. Ma a volte ci servono: da nemici stranamente si trasformano in amici assumendo su di sè tutto ciò che noi espelliamo esteriorizziamo....su_cu.i loro: diventa– no il nostro esorcismo che ci libera dagli spiriti del male e li precipita nei maiali capitalista-borghesi, nell' aitro da noi. Cosi a noi rimane solo"comunismo," musica e gioia. Ma spesso con il tetro aspetto, noio– so e banale, di qualcosa che manca di una verità vitale e individuale, perchè ha l'aspetto di una cosa sem– plificata (non falsa: semplificata: cioè: doppiamente falsa: si prosti– tuisce la mezza verità che cè den– tro). Comunque, a scanso di equivoci e per non finire da subito, prima an– cora di cominciare, in uno scatolot– to con l'etichetta "irrazional-pessi– mista piccolo borghese, irrecupera– bile intellettuale nemico del radioso futuro del popolo.,. a scanso di equivoci eccess,v,, giuro sulle se– guenti verità: che la forma-denaro e la forma-salario sono la base della nostra oppressione, che il lavoro è una merda, l'estraneità santa e l'as– senteismo un sano istinto di difesa, che lo Stato borghese (e no) va abbattuto, che la rivoluzione s'ha da fare, che la forza è/sarà la CO (classe operaia: anche se falce, martello e tenaglietta non la rappresentano più; per fortuna la classe operaia ha superato l'artigianato), che occore e, accorerà violenza e armi per la vio– lenza, che la violenza può-deve esse– re liberatoria, che ci vuole coordina– mento e organizzazione di massa. Oppure che: di famiglia si muore come di rapporti mercificati, che la realtà ci è tenuta lontano, che vi sono dei responsabili, che possiamo fare molto (ognuno di noi), che la gioia è una cosa ottima (e anche la musica), che il sesso e il corpo siamo noi e che dobbiamo sperimentarci 1 reidentificarci, che liberarci è l'unica cosa per cui val la pena di vivere (ecc. eccetera). Detto questo, è chiaro che tratte– remo per principio di persone POCO RASSICURANTI, anche per la sini– stra, tutte sicuramente "in procinto di". Ma bisogn-,rà pur decidersi, UN volta, a lasciar agire-parlare chi è "in procinto di". Altrimenti ci sono-•– ranno cose per sempre escluse, na– scoste sotto il Velo di un falso sentire positivo-progressivo-progres– sista che vede il capitalismo come · "il grassone in cilindro seduto sopra il denaro dei poveri" senza vedere (anche) che "il capjtalismo è un sistema di dipendenze che vanno dal di dentro al éli fuori, dal di fuori al di dentro, dall'alto in basso e dal basso all'alto. Non cè cosa che non sia concatenata e dipendente. Il ca– pitalismo è una situazione del mon– do e dell'anima." Che è una frase di Kafka. - KAFKA E LASCIMMIA E dunque iniziamo a parlare di K (Franz). Owiamente: in modo del tutto parziale e non-obbiettivo. O1:1anto all' obbi.ettività (obbietti– vità? ) limitiamoci a: nato: nel 1883 in una famiglia ebraica borghe– se. Vive fondamentalmente a Praga e vive enormi problemi-,sconfitte su tam ig Iia e padre-legge-autorità. Sconfitte: però K scrive, cioè, in definitiva, disubbidisce al padre tut– to salute-lavoro-affermazione. Come dice Jannacci, uno di "quelli che con una buona dormita passa tutto, anche il cancro". K è invece uno che ha "molti giudici che sono come uno stormo di uccelli appollaiati sull'albero" e spesso si sente "come una pentola che bolle sopra un fuo– co spento". K scrive e disi.lbbidisce al padre; cerca disperatamente un. senso al di là del padre-cazzo-nor– ma-legge. Anzi, poco prima di mori– re, scrive proprio al padre: una lette– ra: mai spedita. Che noi abbiamo ricevuto o riceveremo. (E di cui parleremo su uno dei prossimi nu– meri). Scrive diari, romanzi (titoli: "America", "Il processo", "I I castel– lo") e...("acconti: bellissimi, sconvol– genti, perfetti, del tutto pratici, po– litici. Sono storie di un "Messaggio dell'imper,atore" che non arriva mai, racconti di animali che si trasforma– no in uomini o di uomini che si trasformano in animali per "Meta– morfosi" o che si difendono dal mondo scavandosi "La tana", o di torturatori che nella "Colonia pena– le" si suicidano gettandosi nella macchina della tortura. Infine: K muore nel 1923. E veniamo alla non-obbiettività. E' noto che K segue il "Quotidia– no dei lavoratori". Ha letto Corvisie- E CORVISIERI ri sull'LSD, la purificazione del Par– tito e la lotta contro "la corruzione delle coscienze". Ha letto il suo W la normalità. Dice: si è rinsaldata in me (Corvisieri) "la convinzione che soltanto nella lotta di classe, vissuta coscientemente e realisticamente è possibile trovare quella serenità, quell' equilibrio, quella capacità di andare controcorrente, di durare, di non lasciarsi prendere nè dallo sco– raggiamento nè dal panico, che ave– vo definito "gioia di vivere" .. l'unica gioia di vivere possibile alle persone oneste di questa società."Sic: cioè: ha proprio scritto cosi. K chiuse il giornale. Avrebbe potuto indagare sul rapporto tra perbenismo e de– strismo politico, tra sconsigli di e– sperienze e reticenze sindacalizzanti (per es. ostilità alle 35 ore pagate 40 per questi contratti). Ma K, essendo estraneo alla politica, essendo pessi– mista, credendo che disperazione e scoraggiamento non siano il privile– gio-corrompimento di pochi sbanda– ti sviati dagli agenti della borghesia in seno al proletariato, ma, invece, qualcosa che ·sta nella vita e che può dare coscienza e farne parte, prese il suo LSD (oppure: si concentrò mol– to sugli emisferi rimossi dalle anime belle e oneste), gli capitò un cattivo viaggio, scrisse questo racconto:

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