RE NUDO - Anno II - n. 7 - settembre 1971

Intanto è ovvio che si deve usu– fruire delle strutture che ci offre il sistema borghese; in questo senso deve essere interpretata la contro– città, consigli utili per come cavar– se;la quotidianamente cercando di fregare e non farsi fregare dai pa– droni. Dove dormire, dove mangia– re con sconti, dove comprare a po– co prezzo, come viaggiare, conti– nueremo quindi a dare queste in– dicazioni tenendo fi,rmo l'obbietti– vo della graduale crescita di strut– ture alternative la cui crescita sarà direttamente conseguente alla ma– turazione del movimento stesso. Esistono in Italia già delle strutture (Case del popolo, cooperative, cir– coli ricreativi) gestite dal PCI che sono nate come strutture alternati– v& a quelle del sistema borghese; ne;lle case del popolo si di~cuteva delle lotte, si organizzavano spet– tacoli popolari, n_eicircoli ricreativi si dava libero sfogo alla creatività dei giovani che veniva indirizzata in un senso rivoluzionario. Ora a venti, venticinque anni di distanza QUE.stiembrioni di strutture alter– native sono ridotte ad essere con– correnti sul piano spettacolare ai nemici di classe: i circoli ricreativi sono identici agli oratori (flippers, bigliardini, juke-box), le case del popolo soprattutto nelle zone «ros– se» sono bardate di « cotillons », l,·oneggiano ritratti dei big della canzonetta, i compagni sono stati ' ~ y,-:~"\r-~~\ ~-· "'u,1 t disabituati alla discussione pol1t1- ca; l'ARCI sabota i gruppi teatrali e canzonieri rivoluzionari favorendo gruppi più morbidi e addomesticati; il programma culturale di costoro spesso si riduce a squallide esibi– zioni di mediocri professionisti .e compagni incerti. Il vero specchio però di questa situazione è rappre– sentato dai Festival dell'Unità, che sono stati trasformati in grandi fi.::re che nulla hanno di diverso dai fe– stival borghesi o dai Luna Park, se non fosse per lo stand della F.G.C.I. dove Immancabilmente compaiono immagini di sangue e dolore del popolo vietnamita. Dire che nel contesto questa nota drammatica risulta stonata è forse superfluo; ma siamo noi quelli che moralisti– camente criticano i festival del– l'Unità, perché cl si diverte, invece di fare cose serie? No davvero, quello che imputiamo ai Festivals dell'Unità è- che Il modo di diver– tirsi è borghese, è che Il prodotto, lo spettacolo che si offre ai prole– tari ha un contenuto borghese. Perfino quella denuncia antimpe– rialista che viene portata dai gio– vani della FGCI diventa puramente spettacolo interno alla mastodonti– ca organizzazione canzonettistico– riformista di questi Festivals. .. .E LE NOSTRE Dice;vamo nello scorso editoriale della necessità di costruire strut– ture alternative per vivere meglio e lottare più a fondo contro il si– stema. Posti dove mangiare, discu– tere, dormire, divertirsi, preparare le lotte: tutto ·questo fatto in modo diverso, con prezzi diversi, con una radicale opposizione all'ideologia dominante, ai suoi messaggi, ai suoi miti. Abbiamo avuto, abbiamo degli esempi di tali strutture alter– native nel mondo capitalista? Cer– to, in Amerika, in Olanda, in Pa– kistan, in Inghilterra: i compagni sono organizzati in vere e proprie piccole società alternative all'inter– no della cittadella capitalista. Cer– to, ci sono paesi come l'Inghilterra dove queste strutture si sono tra– sformate in ghetti perché staccate dalla realtà di classe del paese, in Amerika, in Pakistan invece il le– game stretto con la lotta ha per– rne;sso una gestione realmente ri– voluzionaria-complessiva delle con– tro-strutture. In Pakistan le comuni agricole dei monaci orientali, si sono trasformate in basi guerriglie– re contro il regime di A. Khan e si rivelano essere indispensabili c_a– posaldi di appoggio nella guerra popolare. Negli USA, la gestione delle strutture alternative è quasi interamente del Black Panther Party e dello Youth lnternational Party di Jeny Rubin (Yippy costi– tuiti in partito): Le Pantere si oc– cupano dela distribuzione del latte la mattina per i bambini neri, or– ganizzano mense popolari, ostelli per i compagni. In America, il « mo– vimento» ha una legge: I SOlDI CHE ENTRANO NON DEVONO Più USCIRE. È impensabile per un compagno americano, andare · da un medico, da un ortolano, da un ·edicola, in un bar, che non appar– tenga al movimento. Il n0stro gior– nale si prefigge l'obbiettivo di co– struire il massimo delle strutture alternative che oggi in Italia siano realizzabili (potenziamento della stampa alternativa, locale di con– trocultura dove proiettare filmati di lo\te o di spettacoli pop, dove sen– tire della buona musica, dove poter suonare la chitarra, una sede e un archivio aperto a tutti i compagni). PER UN MODO NUOVO DI FARE MUSICA I riformisti hanno emarginato quei compagni che cantavano canzoni rivoluzionarie dagli spettacoli da loro gestiti e hanno scelto i can– tanti profe:ssionisti e qualunquisti che troviamo regolarmente in tele– visione. Da parte nostra però men– tiremmo se affermassimo che la canzone politica italiana sia vera– mente bella. In genere il cantante politico italiano sottovaluta o non è in grado di fornire un accompa– gnamento musicale sia pure lonta– namente simile a quello dei can– tanti folk americani. La canzone politica da noi risente troppo della volontà dell'autore di imporre il testo, il messaggio delle parole in genere didascalico o cabarettisti– co. Da noi manca un filone musi– cale che 3appia esprimere. un nuo– vo modo di fare musica che sia sull'esempio del .sound popolare USA che è l'espressione del livello politico dei giovani americani rivo– luzionari. La canzone folk america– na parallelamente come la musica pop, coinvolge larghe masse di giovani, perché nello stesso tempo riesce a comunicare degli episo– di, dei fatti concreti, che sono la espressione stessa del movimento americano. Anche in Italia fino nel– l'immediato dopoguerra esisteva una canzone popolare che espri- RE NU00/5 me.va direttamente qualcosa di analogo (i canti del lavoro, delie mondine, i cantacronache) erano però queste espressioni settoriali che superavano con difficoltà il contesto regionale o comunque se lo superavano, era per la capacità e l'interesse con cui « elites » cul– turali coltivavano e ricercava!lo tali filoni. È oggi una condizione ·ne– cessaria per chi crede nella pos– sibilità di una nuova canzone poli– tica capire l'importanzà della parte· musicale non più da concepire solo come accompagnamento ad un testo, ma come parte integrante e a volte sostitutiva alla carica ri– voluzionaria di parole la cui capa– cità di penetrazione sarà tanto maggiore quanto meno didascali– che riusciranno ad essere. Oggi molti compagni hanno formato complessi che hanno come obbiet– tivo riuscire a fondere il sound di Stephen Stills con i testi poliHci ri– voluz•ionari. Non è certo questo un progetto modesto e semplice ma in realtà non è neppure necessario realiz– zarlo. Quello che conta è che rap– presenta la tendenza giusta per la formazione di un nuovo filone mu– sicale che da un testo faccia usci– re dal ghetto la canzone folk « per intellettuali e militanti ». È neces– sario invece trasformarla in modo che venga a identificarsi con l'at– tuale realtà, espressione diretta del movimento in Italia e dell'altro cui una separazione con la canzo– netta commerciale para-under– ground inventata dall"e case disco– grafiche oppure freddamente im– portata dai grandi maestri come fenomeno spettacolare e basta.

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