Giulio Caprin - Trieste e l'Italia

La nazione serba non potrà certo invocare contro l'Italia un imperialismo sloveno-croato di ispirazione austria-' ca. Perciò è fuori di ogni possibile discussione non solo Trieste, ma tutte le città istriane, Fiume, Zara. Gli sbocchi naturali dello stato nazionale per cùi i Serbi oggi combattono sono posti più a mezzogiorno. Specialmente Cattaro e Ragusa, più prossimi ai centri della nuova Serbia, saranno i porti per cui il redento popolo slavo meridionale comunicherà con il suo giusto vicino, con l'Italia, prima maestra di civiltà marinara a tutti i riverarschi dell'Adriatico. Il pernio dell'Adriatico rimane - e non può non rimanere, per la suprema ragione naturale che lo ha posto nel punto più privilegiato di quel mare interno - Trieste. Trieste che, essendo rimasta di diritto italiana dopo cinque secoli di dominio austriaco, nel nuovo· assetto de!- 1'Adriatico non può che ritornare ali 'Italia. La forza che si è finora opposta al diritto italiano è stata l'Austria, e dietro l'Austria la Germania. Pensare che l'Italia potesse contribuire con le armi al consolidamento della forza austro-germanica è sospettare un tradimento : ma anche pensare che II 'talia possa non contribuire alla diminuzione di codesta forza è sospetto di cecità. La futura rivalità slava, in cui i timidi cercano un alibi triplicista alla loro timidezza, non può pregiudicare. Molte ragioni di rivalità italo slava cadranno, sono già cadute - quando l'Austria non possa adoperare i due popoli l'uno contro l'altro. E' nell'ipotesi peggiore, un elementarissimo principio di politica insegna che si deve adoperare il nemico possibile e più debole contro il nemico certo e più forte. L'Italia deve avere Trieste. E per averla non può agire se non come si agisce quando in politica internazionale si vuole il proprio diritto. Aspettare il momento si; aspet• Biblioteca Gino 81dnco

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